Hammerheart, 1996 |
Gli In The Woods..., ormai sciolti da quasi un decennio ma riformati ufficiosamente sotto il nome di Green Carnation, sono stati dei musicisti piuttosto sfortunati, ignorati dalla critica e dal pubblico, rimasti sempre nell'ombra anche a causa di una distribuzione poco capillare da parte della piccola etichetta discografica che li aveva scritturati. Se già è piuttosto arduo trovare i loro album ufficiali, con i demo la cosa diventa ancora più problematica: eppure, grazie ad un colpo di fortuna, ecco che mi vedo recapitare a casa questo loro demo, pubblicato poco dopo l'uscita del primo album ufficiale "Heart Of The Ages". Un piccolo pezzo di storia e di collezionismo che raccoglie le prime versioni dei brani che troviamo sul loro debutto, più alcuni inediti che non erano mai stati pubblicati. Non si tratta affatto di una release inutile: "A Return To The Isle Of Men" (che è stato rilasciato a grande richiesta dopo che il precedente demo "Isle Of Men" era andato presto esaurito) dura ben cinquanta minuti ed è un manifesto di un certo tipo di sound, che fonde il grezzume del black metal norvegese con un'attitudine avantgarde e progressive, che poi acquisterà sempre più le caratteristiche della psichedelia e della sperimentazione. Ma prima di arrivare ai raffinati lidi di "Omnio" e "Strange In Stereo", la band mostrava una cattiveria notevole e una grande capacità di evocare atmosfere raggelanti e severe, come si richiede ad un qualsiasi album black metal che si rispetti.
Dei sette brani presenti, solo quattro sono degli inediti che non troviamo da nessun'altra parte. Tuttavia, è oltremodo affascinante ascoltare le versioni primordiali di "Heart Of The Ages", "In The Woods" e "Wotan's Return", brani carichi di furore nordico e toccati da un pizzico di latente malinconia, e che in questa demo sono mostrati nella loro versione più cruda e priva di compromessi. Le versioni che si trovano sul debutto ufficiale sono indubbiamente migliori, a livello qualitativo, e sono anche più lunghe e arricchite da molti elementi (qui per esempio manca tutta la parte ambient di "Wotan's Return", con quel distante scacciapensieri che faceva sognare, mentre le parti di tastiera sono molto meno raffinate e curate). Un ottimo esempio per mostrare l'evoluzione di una band dal livello embrionale alle vette qualitative più alte, ed un ottimo motivo per possedere questo demo, così da non farsi scappare nemmeno una parte dell'evoluzione della band.
Veniamo ora a parlare di ciò che ancora non conosciamo. Il brano introduttivo "The Wings Of My Dreamland", quasi impercettibile, fa da ponte a "Tell De Dode", caratterizzata da un riff nauseabondo, dissonante e marcio, sviluppato in mille modi diversi tra accelerazioni e cambi di tempo e di atmosfera, mentre si alternano una teatrale voce pulita e uno screaming lancinante come l'urlo di un Nazgul. Una marzialità imponente e l'uso delle tastiere rendono questo lungo brano un vero highlight, che purtroppo non è stato incluso in alcun album ufficiale, ma che indubbiamente è uno dei pezzi più intensi mai scritti dagli In The Woods. Difficile da ascoltare e da digerire, ovviamente: non a tutti può piacere una tale scarica di violenza, espressa senza bisogno di pestare come dei matti sulle pelli e sulle corde delle chitarre. Ancora più pesante e funerea è "Creations Of An Ancient Shape", che nella sua oscura solennità riesce perfino a toccare lidi grindcore, tanto distorte e granitiche sono le chitarre, per non parlare del rabbioso e animalesco grido che sembra uscire direttamente dalle fauci di qualche demone nordico. Diversa è invece "...And All This From Which Was And Will Never Come Again... (Child Of Universal Tongue)", che mostra un uso maggiore della vibrante voce pulita, di alcune parti addirittura orecchiabili, nonché di riff meno cavernosi, anche se ugualmente ossessivi e taglienti. Interessante notare come, nella raccolta postuma uscita nel 2000, questo brano sia stato riproposto in una nuova versione, totalmente priva di screaming.
Per chi conosce già gli In The Woods..., questo disco è un'interessante curiosità da aggiungere alla propria collezione. Per chi ancora non li conosce, non è tuttavia un inizio consigliabile: qui giace l'anima più selvaggia e nascosta di questi norvegesi, ancora barbara e incolta, che risulta affascinante solo nel momento in cui si sia interiorizzato appieno il carattere musicale della band. Cosa che non si può fare se non dopo aver ascoltato tutti i loro album, più e più volte.
01 - The Wings Of My Dreamland (4:16)
02 - Tell De Dode (10:49)
03 - In The Woods... (3:23)
04 - Creations Of An Ancient Shape (7:49)
05 - Wotan's Return (11:18)
06 - Heart Of The Ages (6:40)
07 - ...And All This From Which Was And Will Never Come Again... (Child Of Universal Tongue) (10:17)