Autoprodotto, 2012 |
Un disco che colpisce al primo ascolto, di solito, ha due destini possibili: o viene presto dimenticato, oppure viene scoperto piano piano fino ad assumere lo status di ottimo album, uno di quelli che ti riascolti sempre volentieri. Per quanto il tempo spesso aiuti molto nel discernere tra le due possibilità, probabilmente gli ungheresi Neokhrome si collocano nella seconda ipotesi, grazie ad una proposta musicale fresca e trascinante che si insinua nell'emotività come una freccia che si dirige spedita verso il bersaglio.
La band non è alle prime armi, infatti questo è già il terzo disco. Non conosco i precedenti, dunque mi baso solo su quello che posso ascoltare: "Perihelion" è un disco che sa esattamente dove vuole colpire e ha i mezzi per farlo. L'impianto sonoro è quello di un black metal melodico / sinfonico con molte sezioni aggressive controbilanciate da momenti melodici che non di rado ricordano le larghe e sognanti epopee dei francesi Blut Aus Nord. Chitarre spesse e corpose accompagnano ritmiche che rallentano e accelerano periodicamente, mentre le linee melodiche sono spesso inafferrabili, appena accennate dietro la possenza dell'impianto ritmico, e per questo motivo molto più affascinanti di quello che sarebbero state se fossero state messe in risalto. La vasta effettistica utilizzata sulle chitarre e sulle tastiere dà luogo a scenari onirici di pregevole fattura, facendo spesso sentire echi dei primi Emperor e creando un connubio sonoro compatto ma contemporaneamente molto dinamico e capace di risvegliare l'attenzione con alcuni momenti davvero sublimi. Si prenda per esempio l'accoppiata iniziale "Aurea" - "Stellar Outcast" : la maestosa introduzione dominata da piatti fruscianti e da una melodia celestiale è un preludio perfetto per l'assalto sonoro del primo vero brano, che alterna voci corali pulite ad un furente growl di ottima fattura, mentre la progressione strumentale gioca su tensione e rilassamento in maniera sublime, regalando momenti di atmosfera davvero intensi come l'imponente sezione centrale. Il disco si muove costantemente su queste coordinate, viaggiando su binari talvolta cosmici e talvolta malinconici, in una continua ricerca di un'aggressività controllata che non sfugga mai di mano. La qualità complessiva si mantiene sempre molto buona, anche se non si trovano brani che spicchino particolarmente sugli altri (anche se la conclusiva "Cold Ashes Of Vanished Time", con il suo retrogusto epico più che mai Blut Aus Nord, è davvero un gran pezzone!). Se c'è qualcosa che si può rimproverare ai Neokhrome è forse la troppa omogeneita, che rende difficile distinguere tra traccia e traccia e tende a compattare il disco in un unico, lungo brano che può far smarrire la bussola a qualche ascoltatore. Ma c'è anche da dire che il disco è breve (quaranta minuti) e non si perde mai in inutili lungaggini, così che si possa fruirne senza faticare.
La potenza e la completezza di questa musica non sono certamente in discussione, così come non è in discussione la perizia tecnica e la bravura della band nel crearsi un proprio stile personale: come disco della conferma, possiamo considerarlo riuscito sotto tutti i punti di vista: staremo a vedere dove potranno arrivare ancora. Ci stupiranno, ne sono sicuro.
01 - Aurea (1:44)
02 - Stellar Outcast (4:57)
03 - Starborn (4:48)
04 - Crystallized (4:14)
05 - Closer To The Sun (2:36)
06 - Rise Above The Ridge (5:14)
07 - Cosmic Grave (6:25)
08 - Through The Surface (5:05)
09 - Cold Ashes Of Vanished Time (5:16)