Solitude Productions, 2012 |
Una nuova band che debutta per la Solitude Productions, secondo voi, che genere musicale suonerà? Non c'è quasi bisogno di specificare che si tratta di doom death metal, al massimo possiamo disquisire sul sapore che acquisirà la musica di disco in disco: talvolta più oscura e tombale, talvolta più malinconica e introspettiva, talvolta più opprimente e soffocante. Senza dubbio, i When Nothing Remains si inseriscono nel secondo filone, vale a dire quello dalle tinte un po' gotiche e condito con abbondanti dosi di melodia e tristezza, che lasciano poco o nessuno spazio alla negatività esistenziale o alla rabbia cieca. I musicisti non sono dei novellini, alcuni provengono da band già affermate come i Nox Aurea, e in più il disco conta la partecipazione del vocalist dei blasonati Draconian; probabilmente, l'esperienza degli artisti coinvolti fa sì che un disco che sostanzialmente non ha nulla di nuovo da dire riesca comunque a conquistare gli animi, se si ha la pazienza di viverlo ascolto dopo ascolto.
"As All Torn Asunder" si presenta con una copertina patinata e dai toni poetici, è suonato in maniera impeccabile e gode di una produzione assolutamente all'altezza, in grado di far risaltare le maestose atmosfere goticheggianti e la potenza di un growl che non manca di espressività. Doom death d'autore, che preferisce prendere per mano, invece di trascinare violentemente negli abissi della disperazione; di questo, il gruppo è debitore della grandiosa lezione impartita dai My Dying Bride, e a parte una maggiore modernità nel sound, le differenze con la band albionica sono davvero poche. Chitarre corpose, raffinate orchestrazioni, rari interventi di voci femminili (saggiamente mantenute come pennellate occasionali, e non come insopportabili e continui duetti), alternanza tra growl e una voce pulita che, se può essere un po' strana nel timbro, non è certamente povera dal punto di vista dell'improvvisazione; ed ecco che settanta minuti di musica sono pronti per far breccia nel vostro cuore. I brani sono tutti di ottima fattura, quasi tutti di durata imponente, a cominciare dall'intensa opener "Embrace Her Pain" dalle struggenti aperture pianistiche, per continuare con pezzi sontuosi e carichi di pathos come "The Sorrow Within" (da segnalare una nettissima somiglianza con il riff portante di "Lake Of Fire" dei Bathory!), "Mourning Of The Sun" (forse il meglio che questo disco può offrire), nonchè con la quasi - conclusione ad opera dei tredici minuti di "As All Torn Asunder", popolati da riuscite alternanze tra toccanti momenti d'atmosfera e rombanti cavalcate chitarristiche, sempre basate su riff di chitarra quadrati e semplici ma efficaci nel loro incedere. Qualche intermezzo spezza la monoliticità dei brani, alcuni episodi mostrano un maggiore dinamismo rispetto ai ritmi tendenzialmente lenti dell'album (un ottimo esempio è la ritmata "A Portrait Of The Dying", e in generale nel corso del disco non sono rari nemmeno i passaggi in doppia cassa); la qualità media si mantiene sempre molto buona, gli arrangiamenti sono curatissimi e affascinanti, pianoforte e archi sono sapientemente dosati per non essere nè invadenti nè insignificanti. Sostanzialmente, non c'è nulla che possa non piacere ad un fan del doom death, che troverà nei When Nothing Remains qualcosa di sicuramente appetibile e valevole. Il problema è se si vuole cercare qualcosa di più del solito sound e delle solite atmosfere: a questo album infatti manca quasi totalmente una propria personalità, ed echi di band come Draconian, Shape Of Despair, November's Doom ecc .. fanno capolino continuamente, rendendo in fin dei conti i When Nothing Remains un gruppo che vive sull'eredità di ciò che i grandi nomi del genere hanno suonato anni prima. Ma a questo punto bisogna chiedersi: ciò rappresenta davvero un problema?
Forse no. O meglio, dipende dalle vostre aspettative. Potete dire tutto quello che volete: è vero che le idee originali latitano, è vero che i brani qualche volta si perdono in un po' di lungaggini che potevano essere snellite, è vero che la durata totale di settanta minuti mette alla prova anche il più stoico ascoltatore, considerando l'omogeneità della musica in questione; ma se inizialmente ho considerato "As All Torn Asunder" come un disco senza infamia e senza lode, carino ma niente più, mi trovo invece a rivalutarlo per via della sua intrinseca bellezza, la quale riesce a superare (almeno dal mio punto di vista) la scarsità di innovazioni proposte. Mi convincono, in particolare, la sua raffinatezza compositiva, alcuni passaggi davvero struggenti e commoventi, la bellezza del growl che pur essendo un po' monotono è comunque validissimo, e tante piccole cose che messe tutte assieme creano un disco sì derivativo, ma di indubbia qualità. Per questo motivo, della vecchia recensione non rimane traccia, e sono contento di aver rivalutato una band che mi era parsa nè carne nè pesce, ma che in realtà ancora oggi mi riascolto e mi sa emozionare ogni volta. Se il doom death tradizionale vi sta stretto, trascurate pure i When Nothing Remains; ma se invece cercate solamente dell'ottima musica, non abbiate paura a spendere un po' dei vostri soldi anche per loro, con la garanzia che dopo tanti ascolti qualcosa vi rimarrà dentro.
"As All Torn Asunder" si presenta con una copertina patinata e dai toni poetici, è suonato in maniera impeccabile e gode di una produzione assolutamente all'altezza, in grado di far risaltare le maestose atmosfere goticheggianti e la potenza di un growl che non manca di espressività. Doom death d'autore, che preferisce prendere per mano, invece di trascinare violentemente negli abissi della disperazione; di questo, il gruppo è debitore della grandiosa lezione impartita dai My Dying Bride, e a parte una maggiore modernità nel sound, le differenze con la band albionica sono davvero poche. Chitarre corpose, raffinate orchestrazioni, rari interventi di voci femminili (saggiamente mantenute come pennellate occasionali, e non come insopportabili e continui duetti), alternanza tra growl e una voce pulita che, se può essere un po' strana nel timbro, non è certamente povera dal punto di vista dell'improvvisazione; ed ecco che settanta minuti di musica sono pronti per far breccia nel vostro cuore. I brani sono tutti di ottima fattura, quasi tutti di durata imponente, a cominciare dall'intensa opener "Embrace Her Pain" dalle struggenti aperture pianistiche, per continuare con pezzi sontuosi e carichi di pathos come "The Sorrow Within" (da segnalare una nettissima somiglianza con il riff portante di "Lake Of Fire" dei Bathory!), "Mourning Of The Sun" (forse il meglio che questo disco può offrire), nonchè con la quasi - conclusione ad opera dei tredici minuti di "As All Torn Asunder", popolati da riuscite alternanze tra toccanti momenti d'atmosfera e rombanti cavalcate chitarristiche, sempre basate su riff di chitarra quadrati e semplici ma efficaci nel loro incedere. Qualche intermezzo spezza la monoliticità dei brani, alcuni episodi mostrano un maggiore dinamismo rispetto ai ritmi tendenzialmente lenti dell'album (un ottimo esempio è la ritmata "A Portrait Of The Dying", e in generale nel corso del disco non sono rari nemmeno i passaggi in doppia cassa); la qualità media si mantiene sempre molto buona, gli arrangiamenti sono curatissimi e affascinanti, pianoforte e archi sono sapientemente dosati per non essere nè invadenti nè insignificanti. Sostanzialmente, non c'è nulla che possa non piacere ad un fan del doom death, che troverà nei When Nothing Remains qualcosa di sicuramente appetibile e valevole. Il problema è se si vuole cercare qualcosa di più del solito sound e delle solite atmosfere: a questo album infatti manca quasi totalmente una propria personalità, ed echi di band come Draconian, Shape Of Despair, November's Doom ecc .. fanno capolino continuamente, rendendo in fin dei conti i When Nothing Remains un gruppo che vive sull'eredità di ciò che i grandi nomi del genere hanno suonato anni prima. Ma a questo punto bisogna chiedersi: ciò rappresenta davvero un problema?
Forse no. O meglio, dipende dalle vostre aspettative. Potete dire tutto quello che volete: è vero che le idee originali latitano, è vero che i brani qualche volta si perdono in un po' di lungaggini che potevano essere snellite, è vero che la durata totale di settanta minuti mette alla prova anche il più stoico ascoltatore, considerando l'omogeneità della musica in questione; ma se inizialmente ho considerato "As All Torn Asunder" come un disco senza infamia e senza lode, carino ma niente più, mi trovo invece a rivalutarlo per via della sua intrinseca bellezza, la quale riesce a superare (almeno dal mio punto di vista) la scarsità di innovazioni proposte. Mi convincono, in particolare, la sua raffinatezza compositiva, alcuni passaggi davvero struggenti e commoventi, la bellezza del growl che pur essendo un po' monotono è comunque validissimo, e tante piccole cose che messe tutte assieme creano un disco sì derivativo, ma di indubbia qualità. Per questo motivo, della vecchia recensione non rimane traccia, e sono contento di aver rivalutato una band che mi era parsa nè carne nè pesce, ma che in realtà ancora oggi mi riascolto e mi sa emozionare ogni volta. Se il doom death tradizionale vi sta stretto, trascurate pure i When Nothing Remains; ma se invece cercate solamente dell'ottima musica, non abbiate paura a spendere un po' dei vostri soldi anche per loro, con la garanzia che dopo tanti ascolti qualcosa vi rimarrà dentro.
01 - Embrace Her Pain (7:28)
02 - The Sorrow Within (11:40)
03 - A Portrait Of The Dying (7:14)
04 - Mourning Of The Sun (8:42)
05 - Solaris (1:14)
06 - Her Lost Life (9:00)
07 - In Silence I Conceal The Pain (7:44)
08 - As All Torn Asunder (13:02)
09 - Outro - Tears (3:56)