BadMoodMan Music, 2012 |
Sul serio, io amo la BadMoodMan Music. Non ci posso fare niente, questa misconosciuta etichetta discografica non fa altro che stupirmi ogni anno che passa, regalandomi dischi memorabili, intensi, plasmati su misura per la mia sensibilità e per i miei gusti. Sembra quasi che questi instancabili scandagliatori dell'underground abbiano indovinato la ricetta perfetta per sfornare dischi portentosi e band validissime, come i Raventale e il loro ultimo lavoro "Transcendence". Il gruppo ucraino, composto unicamente dalla persona di Astaroth (che si occupa di suonare tutti gli strumenti e di produrre il disco), è stato protagonista di una lunga e costante evoluzione che lo ha portato al traguardo del sesto album in studio, e che soprattutto l'ha visto migliorare di album in album, oltre ogni aspettativa dei fan e della critica. Con l'ultimo, raggelante e bellissimo "Bringer Of Heartsore" sembrava che ormai la vetta artistica e compositiva del musicista fosse stata raggiunta e che fosse stato detto tutto quello che c'era da dire: i sublimi intrecci strumentali e le toccanti atmosfere lasciavano intendere che molto probabilmente il nostro Astaroth non sarebbe più riuscito a superare sè stesso. Errore: questo nuovo "Transcendence" si presenta come una mazzata emotiva talmente potente da dare quasi le vertigini, superando ampiamente il suo già splendido predecessore e ponendosi su un nuovo livello artistico, che proietta i Raventale nella novità e nella ricerca di un suono ancora più corposo e travolgente del solito.
Prendete gli ombrosi Katatonia di "Brave Murder Day", aggiungeteci la feroce carica mistica dei Wolves In The Throne Room, venatela con un'attitudine riflessiva e malinconica, mescolate il tutto con una personalità forte e ben definita, ed eccolo qui, il nuovo capolavoro di Astaroth. Quattro brani che scorrono via come l'acqua di un torrente montano: 45 minuti di orgasmo emotivo, "trascendente" i normali confini della musica, in quanto qui si sconfina nell'esperienza mistica vera e propria, uno di quegli ascolti che ti staccano dal mondo terreno e ti fanno viaggiare fuori dal tempo e dallo spazio. Musica irruenta, arrembante, impetuosa come una colossale inondazione che travolge tutto: anime, spiriti, rocce millenarie, interi eoni di evoluzione. Le chitarre si sono avvicinate ancora di più allo stile black metal, che predomina nettamente in alcuni brani mentre in altri si mitiga per avvicinarsi quasi al post rock; mai il loro suono è stato così ricco e convincente, così avvolgente nel suo suadente e continuo ripetersi. I ritmi sono diventati ancora più serrati, parossistici, quasi senza respiro: un continuo martellare di bacchette che picchiano sulle corde dell'anima, insaziabilmente violentate con superba classe e con notevole fantasia (notare i cambi di ritmo, semplici ma geniali, che riescono a trasformare radicalmente l'incedere dei brani). "Transcendence" è un flusso di coscienza, o meglio di incoscienza, un sublime abbandono ad una seduta spiritica che fa volteggiare in un mondo oscuro, nebuloso, impalpabile nonostante la rocciosa durezza dei suoni. Le fredde tastiere ormai sono ridotte all'osso e compaiono di rado, sottolineando efficacemente i momenti di massima vetta emozionale del disco, quelli in cui tutti gli strumenti vociano all'unisono per regalarci il compimento dell'opera di trascendenza spirituale. Ma è un compimento solo apparente: la tensione non si risolve mai, i segreti non vengono mai svelati, la visionaria e medianica outro della conclusiva "Transcendence" ci lascia spaesati, attoniti, muti davanti a tale dimostrazione di quanto un semplice brano musicale possa arrivare in profondità dentro l'anima. Ma come ho detto prima, non si tratta più di semplice musica: è pura ispirazione dello spirito, trasfigurata sottoforma di note distorte e martellanti, che nei loro saliscendi effettuano sulle nostre anime un totale sconquassamento.
Totalmente inutile è tentare di descrivere i brani uno per uno; ancora più inutile è estrapolarne delle singole sezioni e commentarle. Ogni accelerazione, ogni cambio di ritmo, ogni riff macinasassi, ogni sofferto assolo di chitarra (alcuni sono così espressivi da sembrare che parlino) riescono a stregarci fin dai primi ascolti. Con il suo ultimo lavoro, Astaroth viene da noi armato soltanto della sua semplicità, di quella contagiosa carica emotiva che può avere un bambino, il quale non ha paura di fare domande semplici ai propri genitori, e non comprende il motivo di tanto imbarazzo nelle risposte. La vera forza di questo album sta in questo, nella spontaneità di ogni singola nota, nell'aver messo da parte ogni inutile orpello, concentrandosi sulla pura sostanza. Vi accorgerete presto che le scure pozze di china lasciate dalle note di questo "Transcendence" vi macchieranno indelebilmente, e per quanto potrete affannarvi, non andranno più via. Lasciatevi macchiare nel profondo da questo vero e proprio capolavoro...
01 - Shine (10:38)
02 - Room Winter (11:18)
03 - Without Movement (10:11)
04 - Transcendence (13:13)