Unmatched Brutality Records, 2001 |
Festival Of Death più che un gioviale festival sembra un violento meeting tra una mitragliatrice e uno sciacquone, meeting che, a dispetto dell’effimera durata, ora della fine avrà consumato ettolitri d’acqua e migliaia di pallottole. Ma è sufficiente scoprire che si parla dei brutallari americani Brodequin, giunti qui al loro secondo full-length, per cambiare la metafora e sostituire alla mitragliatrice e allo sciacquone gli antichi strumenti di tortura: Festival Of Death è dunque l’urlo di dolore che emette il condannato disperato, è lo scricchiolio delle sue ossa, è il rumore della carne che poco a poco si dilania. Tra i pionieri del Brutal Death Metal americano alla Disgorge, i Brodequin sono infatti noti per la loro passione per gli strumenti di tortura usati nel passato, passione che il loro growler e bassista Jamie Bailey trasforma in testi ricchi di particolari grazie anche alla sua laurea in storia:
Hung alive in chains,
lack of food and water enhancing the weakened state,
forced to stand by a neck shackle or suffocate,
blistered and burnt from the sun,
infected weeping wound insects have found
and feed upon the unprotected body.
Disease has filled, too weak to stand,
slowly suffocates, body remains displayed
while birds begin removing the flesh.
Questo è il festival della morte, materia quotidiana specialmente nei secoli bui del medioevo ai quali lo splendido artwork sembra fare riferimento. Non potrebbe esserci scelta musicale più consona di un Brutal Death Metal nell’accezione più stretta del termine per accompagnare una simile mattanza, un Brutal Death completamente privo di compromessi: chitarra segaossa pesantissima, batteria con un range sonoro limitatissimo e con doppio pedale spianato e costante, growl incomprensibile in stile latrina ingorgata, e quasi tutti i brani che si tengono ben al di sotto dei tre minuti di durata andando così a comporre la classica mezzora di brutale devastazione propria della maggior parte dei dischi di questo genere. Il risultato è una genuina cascata di riff e blastbeat a getto continuo, ripetute sfuriate che investono l’ascoltatore impreparato creando in lui un senso di repulsione, ma che deliziano l’appassionato del genere.
Alla luce di tutto ciò si potrebbe dire che Festival Of Death è un disco completamente privo di originalità, inventiva, creatività, e che a causa della sua assenza di variazioni nel tema musicale risulta sfiancante per chiunque non sia abituato a questo genere di musica. Un appassionato di Funeral Doom, o, che so, di Viking, abituato a concentrarsi sulla melodia e sulle sensazioni che questa evoca, probabilmente lo considererebbe come un prolungato rutto in uno sgabuzzino buio, sgabuzzino che poi chiuderebbe a chiave per non riaprirlo mai più. Sono tutte critiche che possono starci; tuttavia io credo che non colgano nel segno. Infatti quello che i Brodequin fanno e vogliono fare non è altro che produrre una musica brutale fatta di riff e ritmi serrati, dimostrando che si può produrre qualcosa di buono anche astraendo dalla melodia. Del resto sarebbe avventato pretendere che le ossa di un torturato che vengono spolpate dalla loro sede naturale producano un qualsivoglia tipo di melodia. L’unica melodia plausibile qui è il cornacchiare concitato degli uccelli che si avventano sulle membra del condannato per strapparne dei brandelli preziosi per la loro sopravvivenza.
In definitiva se uno non sa apprezzare la musica brutale scevra di ogni melodia è del tutto inutile che si metta a criticare questo disco, perché esso vuole essere un disco brutale dalla testa ai piedi, e come tale va considerato. A me questo tipo di Brutal Death della vecchia scuola, classico e intransigente, non dispiace affatto, specialmente nel caso dei Brodequin che lo suonano con quelle sonorità grezze un po’ antiquate e con dei buoni riff. Infatti Festival Of Death di buoni riff ne contiene parecchi, e sebbene i Brodequin proseguano ad innovazione e creatività zero ciò non gli impedisce di produrre della buona musica per tutti coloro a cui piace sguazzare in una pozza melmosa di riff e blastbeat. E se poi tutti gli altri non vogliono metterci piede per non sporcarsi...affari loro.
01 - Mazzatello (02:30)
02 - Judas Cradle (02:12)
03 - Trial By Ordeal (02:48)
04 - Torches Of Nero (01:54)
05 - Vivum Excoriari (02:56)
06 - Lake Of The Dead (03:26)
07 - Blood Of The Martyr (02:03)
08 - Gilles De Rais (02:38)
09 - Flow Of Maggots (02:58)
10 - Bronze Bowl (02:51)
11 - Auto De Fe/Raped In The Back Of A Van (Last Days Of Humanity Cover) (04:37)
Hung alive in chains,
lack of food and water enhancing the weakened state,
forced to stand by a neck shackle or suffocate,
blistered and burnt from the sun,
infected weeping wound insects have found
and feed upon the unprotected body.
Disease has filled, too weak to stand,
slowly suffocates, body remains displayed
while birds begin removing the flesh.
Questo è il festival della morte, materia quotidiana specialmente nei secoli bui del medioevo ai quali lo splendido artwork sembra fare riferimento. Non potrebbe esserci scelta musicale più consona di un Brutal Death Metal nell’accezione più stretta del termine per accompagnare una simile mattanza, un Brutal Death completamente privo di compromessi: chitarra segaossa pesantissima, batteria con un range sonoro limitatissimo e con doppio pedale spianato e costante, growl incomprensibile in stile latrina ingorgata, e quasi tutti i brani che si tengono ben al di sotto dei tre minuti di durata andando così a comporre la classica mezzora di brutale devastazione propria della maggior parte dei dischi di questo genere. Il risultato è una genuina cascata di riff e blastbeat a getto continuo, ripetute sfuriate che investono l’ascoltatore impreparato creando in lui un senso di repulsione, ma che deliziano l’appassionato del genere.
Alla luce di tutto ciò si potrebbe dire che Festival Of Death è un disco completamente privo di originalità, inventiva, creatività, e che a causa della sua assenza di variazioni nel tema musicale risulta sfiancante per chiunque non sia abituato a questo genere di musica. Un appassionato di Funeral Doom, o, che so, di Viking, abituato a concentrarsi sulla melodia e sulle sensazioni che questa evoca, probabilmente lo considererebbe come un prolungato rutto in uno sgabuzzino buio, sgabuzzino che poi chiuderebbe a chiave per non riaprirlo mai più. Sono tutte critiche che possono starci; tuttavia io credo che non colgano nel segno. Infatti quello che i Brodequin fanno e vogliono fare non è altro che produrre una musica brutale fatta di riff e ritmi serrati, dimostrando che si può produrre qualcosa di buono anche astraendo dalla melodia. Del resto sarebbe avventato pretendere che le ossa di un torturato che vengono spolpate dalla loro sede naturale producano un qualsivoglia tipo di melodia. L’unica melodia plausibile qui è il cornacchiare concitato degli uccelli che si avventano sulle membra del condannato per strapparne dei brandelli preziosi per la loro sopravvivenza.
In definitiva se uno non sa apprezzare la musica brutale scevra di ogni melodia è del tutto inutile che si metta a criticare questo disco, perché esso vuole essere un disco brutale dalla testa ai piedi, e come tale va considerato. A me questo tipo di Brutal Death della vecchia scuola, classico e intransigente, non dispiace affatto, specialmente nel caso dei Brodequin che lo suonano con quelle sonorità grezze un po’ antiquate e con dei buoni riff. Infatti Festival Of Death di buoni riff ne contiene parecchi, e sebbene i Brodequin proseguano ad innovazione e creatività zero ciò non gli impedisce di produrre della buona musica per tutti coloro a cui piace sguazzare in una pozza melmosa di riff e blastbeat. E se poi tutti gli altri non vogliono metterci piede per non sporcarsi...affari loro.
01 - Mazzatello (02:30)
02 - Judas Cradle (02:12)
03 - Trial By Ordeal (02:48)
04 - Torches Of Nero (01:54)
05 - Vivum Excoriari (02:56)
06 - Lake Of The Dead (03:26)
07 - Blood Of The Martyr (02:03)
08 - Gilles De Rais (02:38)
09 - Flow Of Maggots (02:58)
10 - Bronze Bowl (02:51)
11 - Auto De Fe/Raped In The Back Of A Van (Last Days Of Humanity Cover) (04:37)