MDD Records, 2011 |
Oggi siamo qui riuniti per celebrare l’insperato ritorno di quella che è stata una delle più grandi band in assoluto in ambito Black Metal e dintorni: i tedeschi Nocte Obducta.
I Nocte Obducta sono un raro esempio di band che pur essendo iperproduttiva a livelli assurdi - si parla di un album netto all’anno - è sempre riuscita a produrre musica ispirata di altissimo livello, senza eccezioni. Dopo un inizio fortemente Black Metal la band si era volta verso nuovi orizzonti più progressivi, melodici, poetici, per certi versi persino dolci, per poi concedersi una passeggiata di tre quarti d’ora per i meandri del Post Metal, capolavoro di creatività e ispirazione che però purtroppo portò la band allo scioglimento. Così, nonostante questa passeggiata fu percorsa già nel 2006, venne pubblicata come lavoro postumo soltanto nel 2008. Nel frattempo gli ormai ex-Nocte Obducta decisero di approfondire la loro vena Post con un progetto chiamato Dinner auf Uranos - non capirò mai perché diamine non continuarono sotto il monicker di Nocte Obducta - progetto che vide la pubblicazione del suo primo full-length nel 2010. Ma evidentemente il richiamo dei grandi successi raggiunti sotto tale monicker era troppo ipnotico per potervi resistere a lungo, ed ecco allora che i Nocte Obducta tornarono alla luce: il risultato è Verderbnis (Der Schnitter Kratzt An Jeder Tür).
La copertina con cui si presenta Verderbnis, un’immagine posterizzata dal grande gusto grafico e dall’ottima impaginazione, costituisce fin da subito un primo campanello d’allarme: non sembra proprio trattarsi di un seguito di ciò che la band aveva intrapreso coi suoi ultimi lavori, né tantomeno una ricongiunzione alle loro tanto osannate origini. Troppo oscura per potersi ricollegare al loro soave nettare del nuovo millennio, ma del resto questo tipo di bianco e nero che elimina tutta la scala intermedia di grigi sembra andare oltre anche rispetto alle origini Black Metal. Vi ricordate l’incredibile capolavoro Sequenzen Einer Wanderung con le sue soavi melodie Post-Rock? Continuate pure a ricordarlo, perché non è questo il caso. E vi ricordate quanto erano sublimi le melodie, i riff e le atmosfere di Nektar Teil 2? Ecco, dimenticatevele perché con Verderbnis non c’entrano proprio niente. Se c’è qualcosa di Verderbnis che ricorda Nektar Teil 2 si tratta solo della rude effimera Es Fließe Blut, mentre parlando di Sequenzen Einer Wanderung i due album non hanno in comune che l’influenza elettronica. Con Verderbnis i Nocte Obducta aprono un nuovo capitolo nella propria storia, un capitolo che nulla ha a che vedere con la sognante poesia che li aveva accompagnati dallo splendido Stille fino alla magistrale chiusura di carriera. Si tratta piuttosto di una musica tenebrosa, un Black Metal rozzo e scalcagnato con al tempo stesso tanta elettronica, sebbene non sia quel tipo di elettronica tale da poter parlare di Industrial. Verderbnis si direbbe quindi una creatura torva e meschina. Eppure, incredibile a dirsi, suona comunque grandioso.
Non so trovare parole di elogio per descrivervi questo disco, perché è un tipo di musica “schiva” che tende a passare inosservata. E’ una musica strana, ma strana forte, che pur traboccando di riff sgangherati e claudicanti degni delle più lontane radici del Black Metal, si concede in contemporanea vasti, lenti respiri d’atmosfera in cui sono dei criptici effetti elettronici a traghettare l’ascoltatore. Verderbnis è un album che, tanto per fare un esempio, sa passare dal finale lento e opprimente di Schweißnebel ad un’effimera sfuriata punk-oriented come Niemals Gelebt, per poi riprendere poco dopo coi cori inqualificabili di El Chukks Taverne. Che dire di simili passaggi musicali? Non lo so, non mi viene da dire alcunché, se non che qualcosa che gli è intrinseco spinge continuamente a riascoltarli. Anche la produzione è di difficile inquadramento: sembra una produzione limpida che però cerca a tutti i costi di ricreare in modo fittizio l’effetto marcio del Black Metal. Verderbnis è quindi un oggetto misterioso che ci si gira e ci si rigira tra le mani cercando invano di comprenderlo, cercando di guardarlo da diverse angolature erroneamente convinti che ve ne sia una in grado di gettare qualche scampolo di chiarezza. E il suo fascino consiste proprio nell’essere così inafferrabile, e nell’esserlo in modo tale da rapire completamente la curiosità.
I Nocte Obducta mi hanno dunque spiazzato due volte: prima annunciando la reunion, e poi producendo un disco che non mi sarei mai aspettato, e che ancora non riesco a comprendere appieno. Ma si tratta di una sorpresa positiva, un album dal fascino malsano, quasi morboso, che sa far tornare la voglia di farsi ascoltare ogni volta che lo desidera. Questo nuovo esperimento dei Nocte Obducta non fa che accrescere la convinzione che tutto quello che esce dalle loro mani è sempre e comunque di ineguagliabile valore.
01 - Tiefrote Rufe (04:45)
02 - Schlachtenflieder (03:34)
03 - Schweißnebel (05:50)
04 - Niemals Gelebt (02:08)
05 - El Chukks Taverne (04:13)
06 - Obsidian Zu Pechstein (08:51)
07 - Wenn Ihr Die Sterne Seht (05:34)
08 - Verderbnis (05:16)
I Nocte Obducta sono un raro esempio di band che pur essendo iperproduttiva a livelli assurdi - si parla di un album netto all’anno - è sempre riuscita a produrre musica ispirata di altissimo livello, senza eccezioni. Dopo un inizio fortemente Black Metal la band si era volta verso nuovi orizzonti più progressivi, melodici, poetici, per certi versi persino dolci, per poi concedersi una passeggiata di tre quarti d’ora per i meandri del Post Metal, capolavoro di creatività e ispirazione che però purtroppo portò la band allo scioglimento. Così, nonostante questa passeggiata fu percorsa già nel 2006, venne pubblicata come lavoro postumo soltanto nel 2008. Nel frattempo gli ormai ex-Nocte Obducta decisero di approfondire la loro vena Post con un progetto chiamato Dinner auf Uranos - non capirò mai perché diamine non continuarono sotto il monicker di Nocte Obducta - progetto che vide la pubblicazione del suo primo full-length nel 2010. Ma evidentemente il richiamo dei grandi successi raggiunti sotto tale monicker era troppo ipnotico per potervi resistere a lungo, ed ecco allora che i Nocte Obducta tornarono alla luce: il risultato è Verderbnis (Der Schnitter Kratzt An Jeder Tür).
La copertina con cui si presenta Verderbnis, un’immagine posterizzata dal grande gusto grafico e dall’ottima impaginazione, costituisce fin da subito un primo campanello d’allarme: non sembra proprio trattarsi di un seguito di ciò che la band aveva intrapreso coi suoi ultimi lavori, né tantomeno una ricongiunzione alle loro tanto osannate origini. Troppo oscura per potersi ricollegare al loro soave nettare del nuovo millennio, ma del resto questo tipo di bianco e nero che elimina tutta la scala intermedia di grigi sembra andare oltre anche rispetto alle origini Black Metal. Vi ricordate l’incredibile capolavoro Sequenzen Einer Wanderung con le sue soavi melodie Post-Rock? Continuate pure a ricordarlo, perché non è questo il caso. E vi ricordate quanto erano sublimi le melodie, i riff e le atmosfere di Nektar Teil 2? Ecco, dimenticatevele perché con Verderbnis non c’entrano proprio niente. Se c’è qualcosa di Verderbnis che ricorda Nektar Teil 2 si tratta solo della rude effimera Es Fließe Blut, mentre parlando di Sequenzen Einer Wanderung i due album non hanno in comune che l’influenza elettronica. Con Verderbnis i Nocte Obducta aprono un nuovo capitolo nella propria storia, un capitolo che nulla ha a che vedere con la sognante poesia che li aveva accompagnati dallo splendido Stille fino alla magistrale chiusura di carriera. Si tratta piuttosto di una musica tenebrosa, un Black Metal rozzo e scalcagnato con al tempo stesso tanta elettronica, sebbene non sia quel tipo di elettronica tale da poter parlare di Industrial. Verderbnis si direbbe quindi una creatura torva e meschina. Eppure, incredibile a dirsi, suona comunque grandioso.
Non so trovare parole di elogio per descrivervi questo disco, perché è un tipo di musica “schiva” che tende a passare inosservata. E’ una musica strana, ma strana forte, che pur traboccando di riff sgangherati e claudicanti degni delle più lontane radici del Black Metal, si concede in contemporanea vasti, lenti respiri d’atmosfera in cui sono dei criptici effetti elettronici a traghettare l’ascoltatore. Verderbnis è un album che, tanto per fare un esempio, sa passare dal finale lento e opprimente di Schweißnebel ad un’effimera sfuriata punk-oriented come Niemals Gelebt, per poi riprendere poco dopo coi cori inqualificabili di El Chukks Taverne. Che dire di simili passaggi musicali? Non lo so, non mi viene da dire alcunché, se non che qualcosa che gli è intrinseco spinge continuamente a riascoltarli. Anche la produzione è di difficile inquadramento: sembra una produzione limpida che però cerca a tutti i costi di ricreare in modo fittizio l’effetto marcio del Black Metal. Verderbnis è quindi un oggetto misterioso che ci si gira e ci si rigira tra le mani cercando invano di comprenderlo, cercando di guardarlo da diverse angolature erroneamente convinti che ve ne sia una in grado di gettare qualche scampolo di chiarezza. E il suo fascino consiste proprio nell’essere così inafferrabile, e nell’esserlo in modo tale da rapire completamente la curiosità.
I Nocte Obducta mi hanno dunque spiazzato due volte: prima annunciando la reunion, e poi producendo un disco che non mi sarei mai aspettato, e che ancora non riesco a comprendere appieno. Ma si tratta di una sorpresa positiva, un album dal fascino malsano, quasi morboso, che sa far tornare la voglia di farsi ascoltare ogni volta che lo desidera. Questo nuovo esperimento dei Nocte Obducta non fa che accrescere la convinzione che tutto quello che esce dalle loro mani è sempre e comunque di ineguagliabile valore.
01 - Tiefrote Rufe (04:45)
02 - Schlachtenflieder (03:34)
03 - Schweißnebel (05:50)
04 - Niemals Gelebt (02:08)
05 - El Chukks Taverne (04:13)
06 - Obsidian Zu Pechstein (08:51)
07 - Wenn Ihr Die Sterne Seht (05:34)
08 - Verderbnis (05:16)