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martedì 3 aprile 2012

Esoteric - "The Maniacal Vale"

Season Of Mist, 2008
Dopo undici lunghi anni, tanto è il tempo trascorso da The Pernicious Enigma, gli Esoteric escono di nuovo con un doppio disco, uno dei loro lunghi, interminabili, massacranti doppi dischi. Dopo quattro anni dalla loro ultima effige tornano a colpire, tornano a stupire. I titanici maestri di Birmingham sono di nuovo al top.

Siete amanti del Doom, o il Doom non vi piace per niente?
Siete amanti del Metal estremo, oppure preferite il Metal più classico?
Siete amanti della musica sofisticata e ricercata, oppure preferite il catchy?
Tutto ciò in questa sede è di importanza assai secondaria, perché secondo la mia opinione ogni tanto escono dei dischi così sopraffini che andrebbero saputi apprezzare a prescindere dalle personali preferenze musicali. Uno di questi dischi è The Maniacal Vale degli Esoteric.

E’ difficile descrivere a parole quanto speciale sia questo disco, ma forse ci sono tre concetti chiave che possono darne un’idea fedele: ricercatezza sfrenata, progressività cadenzata, apparente inaccessibilità. Sono queste le parole d’ordine che sembrano aver guidato Greg Chandler e soci nella realizzazione di The Maniacal Vale e che si riflettono nelle plurime direzioni melodiche, progressive e atmosferiche che ogni singolo brano assume. E’ forse inutile dire che il bello di questo disco e di questa band non sta certo nella possibilità di fare headbanging...si tratta piuttosto di un cammino tortuoso da intraprendere con curiosità e pazienza. Il modo forse migliore per immedesimarsi in questa nuova avventura musicale propostaci dagli Esoteric è quello di inabissarsi in sé stessi, quello di lasciare che il vostro inconscio dia forma e plasticità alla musica che vi investirà. Immaginatevi di immergere le vostre mani nell’umida creta e di plasmare a poco a poco la musica che scorrerà sui vostri timpani, pezzettino dopo pezzettino, con spontaneità e abnegazione. Allora dallo scorrere gentile e incerto delle vostre dita sul blocco terroso si ergeranno pian piano le pareti invisibili di un’angusta grotta, con le sue imponenti stalattiti gocciolanti e strani inquietanti graffiti.

Questa perlomeno è l’immagine distinta che giunge a me ogni volta che mi abbandono a The Maniacal Vale. L’intro di Circle - un’intro davvero pazzesca! - mette fin da subito in chiaro cosa intendo dire: un lungo arpeggio echeggiante quasi rimbombasse contro delle pareti rocciose, come se la band avesse effettuato le registrazioni proprio all’interno di una grotta. E’ esattamente questo il curioso effetto sonoro al quale la creta dà forma, la sensazione di essere in una grotta sconosciuta ma familiare, sensazione che si ripresenterà spesso durante questo viaggio di oltre cento minuti in cui si perde la cognizione di sé e della realtà. Avanzare lentamente tastando le gelide pareti per poi smarrirsi nei momenti quieti ed enigmatici in cui l’atmosfera si fa così spessa che si taglia con un coltello: stratificazioni su stratificazioni di arpeggi, noise, tastiere e chitarre melodiche creano diversi substrati che inizialmente è impossibile seguire tutti assieme; il tutto sempre con quel caratteristico sound echeggiante che fa l’effetto-grotta. Ascoltare la superba Quickening per credere. Lo smarrimento iniziale è totale. Smarrimento che poi viene incastonato dalle granitiche chitarrone che improvvisamente si levano possenti producendosi in lunghi machiavellici riff i quali, una volta caduti nelle loro spire, non lasciano possibilità di fuga. In mezzo a questo gigantesco mulinello interiore che trascina giù, sempre più giù, verso le aride acque dell’abisso, una menzione speciale se la meritano Circle e Ignotum Per Ignotius: l’apertura e la chiusura di questo secolare viaggio, forse i brani migliori per songwriting e ispirazione, una sorta di Bronzi di Riace che vegliano sul contenuto del resto del disco, contenuto che si mette particolarmente in luce anche durante la violenta esplosione di Caucus of Mind e i curiosi toni ariosi di The Order Of Destiny, contrastanti con la terrificante disperazione vocale.

All’inizio è molto difficile relazionarsi con la musica di questo disco; non è facile destreggiarsi in più di cento minuti di una tale complessità, in cui la musica si evolve lentamente e procede su tanti strati diversi. Ma se dopo aver memorizzato un po’ i brani si riesce ad immedesimarsi completamente in questo tipo di musica, vi assicuro che quello che ti lascia dentro The Maniacal Vale è semplicemente devastante. E’ un lungo viaggio che fa riflettere su sé stessi e che produce un cataclisma interiore. Bisogna essere degli avventurieri senza timore per esplorare le buie, umide profondità di questa grotta, che forse in fin dei conti più che una grotta naturale rappresenta un po’ quelle che sono le profondità arcaiche e simboliche del nostro inconscio più recondito, da tanto che lo stile musicale misterioso e angosciante si presta bene a dipingere una simile immagine. Qui nessuna bussola può aiutare. Ma forse sono proprio gli avventurieri più impavidi che, forti delle loro esperienze estreme, riescono a gustarsi fino in fondo ogni situazione che vivono sulla propria pelle, ogni piccola cosa quotidiana che istintivamente ci sembra così scontata ma che invece racchiude tutto un mondo dietro sé stessa. E sebbene The Maniacal Vale sia un disco estremo che poche persone avventuriere riusciranno ad assimilare completamente e quindi ad apprezzare, queste poche persone avventuriere avranno la fortuna ed il merito di poter vivere intensamente un viaggio che nessun biglietto aereo o interrail può eguagliare.

Disco 1
01 - Circle (20:45)
02 - Beneath This Face (11:22)
03 - Quickening (12:19)
04 - Caucus of Mind (07:22)

Disco 2
01 - Silence (15:45)
02 - The Order Of Destiny (11:33)
03 - Ignotum Per Ignotius (22:43)