Autoprodotto, 2012 |
Si intitola "Ombre", ma la sua copertina è immersa nel bianco, un candore che traspare perfettamente anche dalla musica di questa one - woman band milanese (sì, avete letto bene, l'unico componente è una donna), che con questo EP dà inizio alla sua personale carriera musicale. Tuttavia, non si tratta di una new entry della musica: essa vanta collaborazioni nella scena italiana ormai da una decina d'anni, essendo stata tastierista nei LustNotes e negli Adveniat Hiems.
L'attuale musica di Ishtar, nome d'arte della protagonista, è classificabile come neofolk malinconico e introspettivo, giocato unicamente su strumenti acustici come chitarra, pianoforte e sezioni di archi, che si intersecano in connubi sempre delicati e toccanti nella loro introspezione. Le sonorità sono assimilabili a dischi come "Where At Night The Wood Grouse Plays" degli Empyrium, o al blasonato "Kveldssanger" degli Ulver, anche se personalmente in questa release ho sentito molto di più l'influsso di gruppi darkwave - ambient come Aythis, Dark Sanctuary, Ashram, Dead Can Dance e altri nomi simili, specialmente per quanto riguarda il carattere musicale. Molta atmosfera, molta poesia, molte soffici carezze agli strumenti, dolci risacche marine in sottofondo, per un totale di cinque brani interamente strumentali e assolutamente degni di nota per quello che è il loro scopo, vale a dire cullare l'ascoltatore in un mondo di riflessione interiore, facendolo distaccare dalla materialità e dalla concretezza del vivere.
L'attuale musica di Ishtar, nome d'arte della protagonista, è classificabile come neofolk malinconico e introspettivo, giocato unicamente su strumenti acustici come chitarra, pianoforte e sezioni di archi, che si intersecano in connubi sempre delicati e toccanti nella loro introspezione. Le sonorità sono assimilabili a dischi come "Where At Night The Wood Grouse Plays" degli Empyrium, o al blasonato "Kveldssanger" degli Ulver, anche se personalmente in questa release ho sentito molto di più l'influsso di gruppi darkwave - ambient come Aythis, Dark Sanctuary, Ashram, Dead Can Dance e altri nomi simili, specialmente per quanto riguarda il carattere musicale. Molta atmosfera, molta poesia, molte soffici carezze agli strumenti, dolci risacche marine in sottofondo, per un totale di cinque brani interamente strumentali e assolutamente degni di nota per quello che è il loro scopo, vale a dire cullare l'ascoltatore in un mondo di riflessione interiore, facendolo distaccare dalla materialità e dalla concretezza del vivere.
Nonostante i brani siano completamente privi di parti cantate, ognuno di essi possiede un testo. Le liriche in questione sono particolarmente malinconiche e tristi, così come lo sono i titoli dei brani. La scelta di includere queste poesie nel booklet è molto azzeccata, poiché esse permettono di arricchire notevolmente la mera esperienza musicale e di dare un maggiore senso alla musica (che comunque va già più che bene anche da sola): la lettura delle medesime diventa quindi praticamente indispensabile per poter fruire al meglio dei venticinque minuti di musica qui proposti. Non è necessario descrivere dettagliatamente ogni traccia, in quanto un disco così va preso tutto assieme, senza preoccuparsi di distinguere i pezzi gli uni dagli altri. Quel che conta è l'atmosfera di intimo raccoglimento che si viene a creare, grazie a queste chitarre ipnotiche, alle note di un pianoforte liquido e serafico, al saltuario innalzarsi di muri di archi che donano un tocco di drammaticità ai momenti salienti. Esperienza breve, ma certamente non insignificante; dal risultato finale si evince la sicura personalità di quest'artista, che pur seguendo canoni già definiti è riuscita a creare un qualcosa di proprio, in cui si percepisce l'impronta di pensieri e sentimenti reali.
In definitiva, un prodotto interessante e che mostra buone potenzialità: non mi resta che consigliarlo agli amanti del genere, e augurare a Ishtar di proseguire nel suo cammino con la stessa passione che ha sicuramente immesso in queste brevi composizioni.
"Non so più giudicare, non posso più chiedere, non sono che polvere
Mi adagio al cadere del vento, ho perduto il desiderio e finalmente è silenzio
01 - Le Vele Dormienti, Mi Volgo Alle Nebbie (3:49)
02 - Ho Preso Il Cammino Del Fuoco E Bruciavo Nel Cuore (4:00)
03 - Una Voce Chiamava Il Mio Nome Stanotte (4:34)
04 - Da Vicino , Così Vicino (5:04)
05 - Foglie D'Oro Piovevano Sui Nuovi Dei (3:03)