Solitude Productions, 2009 |
La band ha perfezionato e ispessito i suoi punti di forza, e si ripresenta con un lavoro curatissimo in ogni dettaglio: la resa sonora è qualcosa di spettacolare. Un sound devastante come se numerose pareti rocciose si ergessero davanti all’ascoltatore, una batteria che rimbomba come i passi di un gigante di pietra, una chitarra ricca di ottime distorsioni, un growl spesso e grasso che pare Zeus col catarro in una mattina in cui si è svegliato male. Anche i sintetizzatori vanno oltre la perfezione: i suoni in pianoforte sono corpulenti che è un piacere, quelli in stile organo sono fitti e avvolgenti, e a tutto questo si sono aggiunti anche degli originali tromboni decadenti che rendono tragico e un po’ assurdo lo scorrere della musica. Un’idea bizzarra ma davvero geniale in un genere come il Funeral Doom, strano che nessuno ci abbia mai pensato prima - posto che ciò sia vero. Attenzione, importante: non sto dicendo che la resa sonora di quest’album sia grandiosa per motivi legati alla produzione...no, a me non interessa che il sound sia pulito piuttosto che sporco. Quello che sto dicendo è semplicemente che il suo spessore, la sua corposità, il suo roboante rimbombo sono qualcosa di magnifico. Vi posso garantire che non esiste nessun album Funeral Doom il cui sound possa essere anche solo lontanamente paragonato a quello di Tragedy And Weeds.
Ma Tragedy And Weeds ha anche un altro grande punto di forza: i brani sono ben differenziati tra loro pur senza togliere né continuità né coerenza al disco, ognuno ha qualcosa di particolare che lo distingue dagli altri. I tromboni in synth non sono onnipresenti e anzi cedono talvolta il passo a organi ecclesiali e pianoforti; alla fine di Funeral Waltz c’è uno stacco molto bello in cui chitarre e basso si fanno da parte; la strumentazione di Face The Nightmare è molto particolare, tutta da gustare; il riff mostruoso di Wrapped In Solitude è ben riuscito e stacca con efficacia dal resto della musica; e infine Sepulchral Winter ha dei pregevoli toni epici e solenni che la rendono ben distinta dalle altre tracce.
Fin qui parrebbe di leggere la fiera notizia della gloriosa nascita di un nuovo incommensurabile capolavoro di chissà quale band geniale, invece che la semplice recensione di un album di una delle tante band Doom russe. In effetti gli Abstract Spirit sono riusciti a dare alle stampe forse il più bel disco prodotto finora dalla Solitude, alla pari con quelli degli Ea. Purtroppo però è giunta l’ora delle note dolenti - anzi, della nota dolente, l’unica che si possa contestare al trio di Mosca: ma il songwriting? Questo aspetto, ancora una volta, è deboluccio. In sostanza è lo stesso problema del debutto: le idee ci sono tutte (e stavolta anche di più), l’impatto sonoro è qualcosa di grandioso, di incredibile, di ineguagliato, ma il songwriting è a tratti estremamente banale e ripetitivo - e questo, in un album che oltrepassa ampiamente l’ora di durata, si fa sentire parecchio. Il problema è che tutta l’abilità descritta qui sopra si limita a decorare i muri portanti dei brani, a ricamarci sopra, ma questi muri portanti su cui vengono innestati tali curiosi arzigogoli rimangono le cantilenanti basi, che sono una faccenda privata tra una chitarra ritmica ed una batteria prive di validi argomenti che animino il loro dialogo. Personalmente mi viene il sospetto che la band sia del tutto appagata dal proprio riuscire a suonare in modo ultra-funereo e ultra-pesante, e di conseguenza il suo unico intento è quello di concentrarsi su questo aspetto e valorizzarlo in ogni modo possibile.
A questo punto è solo questione di forma mentis: se amate il Funeral Doom di band come Evoken, Tyranny, Skepticism o Esoteric, cioè quel Funeral Doom dal songwriting affascinante e imprevedibile, probabilmente non saprete che farvene degli Abstract Spirit. Se invece riuscite ad accantonare le pretese di virtuosismo compositivo - chiamiamolo così - e ad entrare in un’ottica di soli sconforto e decadenza, questo Tragedy And Weeds è indubbiamente pane per i vostri denti: ascolto dopo ascolto vi catturerà sempre di più trascinandovi giù come se vi gettassero in mare aperto con attaccati vostri piedi dei grossi blocchi di cemento. Giù, giù, sempre più giù, finché il respiro verrà meno e l’oscurità sarà totale.
01 - Tragedy And Weeds (12:17)
02 - Funeral Waltz (09:12)
03 - Crucifixion Without Regret (11:19)
04 - Face The Nightmare (11:36)
05 - Wrapped In Solitude (10:27)
06 - Sepulchral Winter (13:20)