Season of Mist, 2011 |
Anzitutto non vedo perché il fatto che un gruppo come i Morbid Angel inizi a provare soluzioni Industrial debba indignare tanto: qual è il problema? Il fatto che si chiamino Morbid Angel li deve confinare per sempre entro strette mura musicali? La loro fama deve essere per loro un’etichetta così pesante e stringente? Devono essere schiavizzati da ciò che li ha resi noti? Affermare una simile assurdità mi sembra un po’ come dire che un ateo non può trovare Dio, o che un cristiano non può perdere la sua fede per nessun motivo. Una cosa è la coerenza, un’altra è il cambiamento; le due non si escludono a vicenda, e il fatto che una band cambi stile non significa necessariamente che sia incoerente. La realtà è mutevole ed in perpetuo cambiamento, bisogna convincersi di ciò, bisogna farsene una ragione; l’assenza di cambiamento è la morte, specialmente per quanto riguarda la creatività artistica. E i Morbid Angel sono degli artisti, oltre che degli esseri umani: ed è aberrante pensare che un essere umano non possa evolvere i propri gusti. Inoltre accade una cosa singolare: gli Akercocke, ad esempio, iniziano a contaminare la propria musica con elementi Industrial e quasi tutti apprezzano parecchio. I Blut Aus Nord si dedicano ad un Post-Black molto Industrial e molto d’atmosfera e addirittura vengono declamati come geniali. Poi lo fanno i Morbid Angel e si scatena la rivoluzione. Ma allora il problema è davvero che si chiamano “Morbid Angel”? Della serie “Se si chiamano Akercocke o Blut Aus Nord chi se ne frega, tanto non li conosce nessuno”? E’ questo il motivo? Non ha senso.
Ma in fondo quel che conta davvero non è tanto il cambiare il proprio stile, ma è il come lo si fa; non è così? Giusto, ed in effetti io per primo l’ho sempre sostenuto. Bene, allora analizziamo come i Morbid Angel hanno mutato il loro stile. Già dal primo impatto risulta evidente che la band non si è data al country, né tantomeno se n’è uscita con un album 100% elettronico senza chitarre. Ma entriamo più nello specifico:
* Il songwriting di Illud è banale? No, né nelle canzoni classiche né in quelle Industrial, e anzi i riff sono molto belli, gli assoli sono spettacolari, e le strutture dei brani non sono mai scontate.
* Allora è un album privo di ispirazione? Assolutamente no, e la testimonianza di ciò è costituita proprio da brani come Too Extreme! e Radikult: si può dire quello che si vuole su questi brani, si può andare a gusto, si può dire che l’Industrial non ci piace, ma è innegabile che si tratti di idee precise che la band ha avuto e ha saputo tradurre in musica. Quindi l’ispirazione c’è tutta.
* Ma forse è la resa sonora ad essere inadeguata? No, e anzi sa valorizzare e fondere insieme entrambi gli stili musicali: oscura, non smodatamente moderna, compatta. Inoltre le parti elettroniche sono molto spinte e hanno il grande pregio di non staccarsi in modo netto dai brani Death, quindi il continuum sonoro è perfetto.
E allora che ne è delle critiche alla band? La risposta è semplice: aspettativa e frustrazione. Si tratta di un album lungamente atteso, che inizialmente se non erro era addirittura previsto per il 2007, e quindi le aspettative dei fan nel frattempo sono cresciute vertiginosamente producendosi in chissà quali fantasie di Death Metal ancora più pesante ed eccellente che in passato. Quando il disco è uscito davvero e questi fan l’hanno ascoltato, improvvisamente, in pochi istanti, tutte le loro aspettative maturate nel corso degli ultimi anni, le loro fantasie cresciute come piante in serra, i loro desideri gelosamente covati, si sono volatilizzati. Puff, svaniti nel nulla, anni ed anni di speranza e impazienza distrutti in pochi minuti. Questo ha scatenato una dose inaudita di frustrazione. Ed eccoci al varco, aspettativa e frustrazione: gli ingredienti dell’insuccesso. Ed è da questo mix distruttivo che nascono le improbabili critiche di molti, tra le quali vorrei esaminare brevemente le due più ridicole:
* Si è sostenuto che, a prescindere dal nome “Morbid Angel”, le sperimentazioni elettroniche di Illud non siano vere sperimentazioni ma soltanto abbozzi incoerenti. Molti l’hanno detto, ma guarda caso nessuno ha spiegato come mai non lo siano; e mi permetto di aggiungere che mi sembrano molto più riuscite di quelle, ad esempio, di band come i The Monolith Deathcult.
* Altri hanno gridato a gran voce che la band ha deciso di commercializzarsi. Ahahah! Questa è buona! Se la band avesse davvero voluto vendere tanto non sarebbe stato più conveniente fare un album scopiazzato da Altars Of Madness e Covenant, in modo che piacesse ai loro molti fan? Già, lo sarebbe stato, ma non l’hanno fatto: quindi quella della commercializzazione è una scusa bella e buona che rivela inequivocabilmente la gigantesca frustrazione incontrollata di chi l’ha propugnata.
Questi sono i fatti, e nulla di tutto ciò potrà cambiare la realtà: Illud Divinum Insanus non è quello che ci si aspettava di sentire. Ma ciò non significa che i Morbid Angel siano da colpevolizzare, criticare, deplorare: semplicemente si sono resi conto che col loro stile classico avevano ormai detto tutto ciò che si poteva dire - e forse anche di più - avevano esplorato ogni anfratto che si potesse esplorare scalando le vette con Domination e Formulas Fatal To The Flesh, per poi arrivare sulla più alta grazie al capolavoro Gateways To Annihilation. Dopo tutto questo non è forse il caso di intraprendere una nuova avventura? O avreste preferito un altro album indeciso e senza senso come Heretic? No grazie, molto meglio un album che ha una propria direzione precisa. Secondo la mia personale opinione, che ovviamente non mira ad essere universale ma che perlomeno è scevra da frustrazione e preconcetti, Illud Divinum Insanus è uno degli album migliori dei Morbid Angel al pari dei tre titoli citati qui sopra.
01 - Omni Potens (02:28)
02 - Too Extreme! (06:13)
03 - Existo Vulgoré (03:59)
04 - Blades For Baal (04:52)
05 - I Am Morbid (05:17)
06 - 10 More Dead (04:51)
07 - Destructos Vs. The Earth/Attack (07:15)
08 - Nevermore (05:08)
09 - Beauty Meets Beast (04:57)
10 - Radikult (07:37)
11 - Profundis - Mea Culpa (04:06)