Autoprodotto, 2011 |
"L'apagoge è una figura retorica utilizzata in particolare in campo filosofico, logico e giuridico assimilabile alla reductio ad absurdum di Zenone di Elea, anche se più propriamente la apagoge non è una dimostrazione bensì la giustificazione della falsità di un'affermazione sottolineando l'assurdità delle conseguenze applicative."
Quando ho letto la descrizione che riportano gli Apagoge a proposito di loro stessi, ho letto la parola "symphonic"; essa, unita ai testi dai titoli tolkieniani, mi ha fatto pensare subito ad una band che si collocasse a metà tra il suono epico e possente dei Summoning e l'epica irruenza dei Blind Guardian. Non appena ho fatto partire la prima traccia, "Ambition", sono rimasto molto sorpreso dall'assalto sonoro che mi ha aggredito, e ho capito di aver fatto i conti senza l'oste. Molto poco riferibili ai Summoning, visto lo sbilanciamento verso le chitarre più che verso le tastiere; troppo power - oriented per essere assimilati ai Blind Guardian, notoriamente dediti ad un metal spiccatamente epico e fantastico, che si è progressivamente distaccato dai ritmi veloci ed è approdato a lidi più operistici. Ciò che propone questa giovane band di Ravenna, alle prese con il secondo Ep che fa seguito al precedente "Berserk", è invece un power metal dalle tinte vagamente sinfonico / epiche, meno accentuate di quel che si potrebbe pensare, e più assimilabie al filone thrash e progressive, generi che sempre più spesso vengono uniti al power metal nel tentativo di rendere il songwriting meno statico. Tentativo riuscito da parte degli Apagoge, che assemblano quattro tracce piacevoli e capaci di coinvolgere l'ascoltatore, picchiando duro quando serve ma riservandosi ampie fette di melodiosità. Qualità sonora eccellente, riffing energico, parti vocali assolutamente protagoniste della scena grazie a numerosi cambi di registro e timbriche (si passa dalla voce pulita e teatrale fino addirittura ad un sorprendente growl!), ritmiche corpose e tecniche, capaci di variare con sufficiente fantasia per spezzare l'andamento del brano e non renderlo una cavalcata troppo monocorde; sono questi gli elementi sui cui la band fonda il proprio operato, dimostrando buone potenzialità. La fusione dei generi è riuscita molto bene per quel che riguarda questo breve Ep di esordio: c'è da augurarsi che il gruppo proceda per questa strada e riesca ad aggiungere ancora qualche elemento al proprio sound, così da risultare completamente personale e convincente, traguardo che a giudicare dalle premesse non appare così lontano.
Quando ho letto la descrizione che riportano gli Apagoge a proposito di loro stessi, ho letto la parola "symphonic"; essa, unita ai testi dai titoli tolkieniani, mi ha fatto pensare subito ad una band che si collocasse a metà tra il suono epico e possente dei Summoning e l'epica irruenza dei Blind Guardian. Non appena ho fatto partire la prima traccia, "Ambition", sono rimasto molto sorpreso dall'assalto sonoro che mi ha aggredito, e ho capito di aver fatto i conti senza l'oste. Molto poco riferibili ai Summoning, visto lo sbilanciamento verso le chitarre più che verso le tastiere; troppo power - oriented per essere assimilati ai Blind Guardian, notoriamente dediti ad un metal spiccatamente epico e fantastico, che si è progressivamente distaccato dai ritmi veloci ed è approdato a lidi più operistici. Ciò che propone questa giovane band di Ravenna, alle prese con il secondo Ep che fa seguito al precedente "Berserk", è invece un power metal dalle tinte vagamente sinfonico / epiche, meno accentuate di quel che si potrebbe pensare, e più assimilabie al filone thrash e progressive, generi che sempre più spesso vengono uniti al power metal nel tentativo di rendere il songwriting meno statico. Tentativo riuscito da parte degli Apagoge, che assemblano quattro tracce piacevoli e capaci di coinvolgere l'ascoltatore, picchiando duro quando serve ma riservandosi ampie fette di melodiosità. Qualità sonora eccellente, riffing energico, parti vocali assolutamente protagoniste della scena grazie a numerosi cambi di registro e timbriche (si passa dalla voce pulita e teatrale fino addirittura ad un sorprendente growl!), ritmiche corpose e tecniche, capaci di variare con sufficiente fantasia per spezzare l'andamento del brano e non renderlo una cavalcata troppo monocorde; sono questi gli elementi sui cui la band fonda il proprio operato, dimostrando buone potenzialità. La fusione dei generi è riuscita molto bene per quel che riguarda questo breve Ep di esordio: c'è da augurarsi che il gruppo proceda per questa strada e riesca ad aggiungere ancora qualche elemento al proprio sound, così da risultare completamente personale e convincente, traguardo che a giudicare dalle premesse non appare così lontano.
Sito ufficiale
01 - Ambition (5:51)
02 - Smeagol (5:09)
03 - The Wooden Door (6:03)
04 - Shadow From The Past (4:05)