Firebox Records, 2008 |
Il Cile è un paese racchiuso in una stretta striscia di terra tra l'oceano Pacifico e la terribile catena montuosa delle Ande. La sua particolare posizione fa sì che sia un luogo ricco di deserti, che si estendono per centinaia di chilometri fino ad incontrare improvvise muraglie torreggianti di montagne, che troncano di netto la vastità di quei vuoti, pur essendo visibili già da lontano. Ascoltando "Draining The Waterheart", secondo lavoro in studio dei Mar De Grises, è facile avere l'impressione di camminare per uno di questi suggestivi luoghi desertici, dominati dalla presenza severa e massiccia di quei distanti monoliti, che scrutano in profondità negli animi e incutono timore anche nei viaggiatori più esperti.
Assimilati al genere doom, ma con ampie variazioni rispetto ai canoni principali del doom stesso, questi cinque cileni amano sperimentare, inserendo nella propria musica consistenti dosi di psichedelia e di elementi noise - atmosferici. Le loro composizioni sono lunghe, sulfuree, continue nel loro incedere, come una lenta frana che procede inesorabile nel corso dei secoli, consapevole che nulla la potrà fermare. Ci avevano già sorpreso e deliziato con il precedente e originale debutto "The Tatterdemalion Express", che offriva una musica cupa, contorta e caratterizzata da atmosfere dissonanti e inquiete che si contrapponevano a momenti di pace solo apparente, in realtà pregna di arcani segreti e popolata da bestie cadute in un sonno profondo. Con questo lavoro invece il quintetto sposta le coordinate sonore su un sound maggiormente improntato all'atmosfera, al viaggio psichico attraverso luoghi reconditi e misteriosi, alla desolazione delle immagini evocate: provate ad ascoltare l'opener "Sleep Just One Dawn" senza immaginarvi a vagare come viandanti reietti e maledetti, attraverso steppe aride e inospitali, dove non piove mai e l'unico movimento è quello del vento che soffia. I sudamericani sono conosciuti per essere un popolo caldo e passionale, ma quello che i Mar De Grises ci comunicano con la loro musica è tutto l'opposto, e costituisce la faccia nascosta dell'America Latina: le sue sterminate pampas, territori brulli e incolti, quasi senza vita. E in fondo ad esse, la solennità di alcune tra le montagne più alte del mondo, perfettamente simboleggiate dal suono pieno e roccioso delle chitarre, perennemente impegnate a creare stratificazioni sonore enigmatiche e difficili da penetrare e da comprendere. Prolungate contorsioni delle chitarre soliste (a tratti quasi schizofreniche e ipnotiche, grazie alle particolari dissonanze), batteria costantemente pronta a far entrare la doppia cassa non appena l'ascoltatore tenta di rilassarsi, freddi tappeti di tastiere che sanno sempre stare al loro posto senza invadere la scena, voce cavernosa e allucinata (che canta spesso in spagnolo), sempre in bilico tra uno sporco growl, un sussurro accennato e una voce simil - pulita; ogni elemento si amalgama alla perfezione con gli altri e contribuisce a rendere "Draining The Waterheart" un album ombroso e inizialmente ostico, ma dotato di un fascino eccezionale. Per certi versi può apparire addirittura noioso, poichè non si rivela immediatamente nella sua bellezza: per capire un disco come questo bisogna avere pazienza, dargli il tempo di scavare nell'anima, fino a riuscire ad immedesimarsi appieno nelle sensazioni che esso evoca. Bisogna comprendere a fondo l'allucinato vagabondaggio che si cela dietro gli intermezzi ambient alla fine dell'opener track o in "Fantasia"; la pacata rassegnazione della lenta "Kilometros De Nada"; l'urente tensione delle articolate melodie di "Deep-Seeded Hope Avant-Garde" o di "Wooden Woodpecker Conversion"; la serenità di brani pacati e commoventi come "One Possessed", dal finale estremamente romantico e sognante, dove il protagonista diventa un intensissimo pianoforte. Ogni melodia ha un sapore di mistero, ogni armonia non rivela mai appieno i propri sentimenti: tutto quello che c'è in questo album va interpretato, non è immediatamente fruibile.
Come ho detto a proposito del loro debutto, è molto difficile classificare i Mar De Grises in un genere particolare, e anche questo "Draining The Waterheart" fatica a trovare una collocazione precisa all'interno dello sterminato mondo metal. Si tratta comunque di un disco meditativo, ricco di atmosfera e dal sapore mistico e insondabile. La pesantezza dei suoni si sposa con un songwriting decisamente sopra la media, consegnandoci un prodotto che è destinato a rapire tutti gli amanti del metal non convenzionale. Vi avverto, però: prima di dare un giudizio definitivo su questo album, dategli il tempo di prendervi, perchè io ho impiegato mesi e mesi prima di comprendere il reale valore di ciò che avevo tra le mani. Ora che l'ho scoperto, però, non lo lascio più andare.
01 - Sleep Just One Dawn (8:23)
02 - Kilometros De Nada (10:53)
03 - Deep-Seeded Hope Avant-Garde (8:29)
04 - Fantasia (3:10)
05 - Wooden Woodpecker Conversion (6:13)
06 - One Possessed (7:07)
07 - Summon Me (6:23)
08 - Liturgia - Convite Y Configuracion - Purgatorio - Dialogo Infierno (13:34)