Pagine utili del blog

sabato 17 dicembre 2011

Moonsorrow - "Kivenkantaja"

Spikefarm Records, 2003
Ci tenevo particolarmente a recensire Kivenkantaja per esprimere un punto di vista diverso da quello generale, secondo il quale questo disco sarebbe un capolavoro di inestimabile valore. A quanto ho avuto modo di sperimentare, tale sembra essere il parere all’unanimità di chi ne parla. Il mio punto di vista è diverso, sebbene sia potenzialmente lo stesso, e onde evitare di essere frainteso specifico fin da subito che non ho intenzione di gettare fango su Kivenkantaja, né tantomeno sui Moonsorrow: a mio avviso si tratta di un disco potenzialmente perfetto da parte di una band che ha in sé qualcosa di leggendario. Quindi veniamo subito alla domanda fatidica: cos’ha Kivenkantaja, a mio modo di vedere, che non va? Cosa gli impedisce di eccellere?

Dal punto di vista del songwriting non ho nulla da contestare a chi lo ritiene un capolavoro: i brani hanno un andamento velatamente progressivo che commisto a questo genere musicale così epico ci sta davvero bene, hanno inoltre dei grandi riff, ma soprattutto contengono dei passaggi musicali di notevole maestria, specialmente nella titletrack e in Tuulen Tytär/Soturin Tie. I Moonsorrow in questo sono sempre stati maestri, e il loro modo di scrivere musica mi sembra unico. Io credo però che tutto quanto ci sia di eccellente in questo disco sia drammaticamente rovinato dalle sonorità delle tastiere. Non fraintendetemi, io sono uno di quelli che adora le tastiere nel Metal; il punto è che le tastiere di Kivenkantaja - e per la verità la stessa cosa si verifica anche in Voimasta Ja Kunniasta, anche se in maniera decisamente minore - sembrano di plastica, finte come un seno rifatto, con quei loro toni fastidiosamente ameni, così smodatamente adatti ad un cartone animato al punto di non farsi prendere sul serio, di non essere credibili. Tanto per prendere l’esempio più lampante, ecco a voi Jumalten Kaupunki: grande brano dal grande songwriting, ma ascoltate le tastiere...ma dai, fanno sul serio? Ho provato a chiedermi più e più volte quale sia il significato di queste sonorità, cosa volesse ottenere la band...toni vichinghi? Impossibile. Epicità? Direi proprio di no. Ilarità festaiola tipica del Folk Metal? Non può essere nemmeno questo. Nonostante i miei sforzi non riesco a darmi una risposta. Più che le tastiere di una band come i Moonsorrow sembrano le tastiere arraffazzonate di una band debuttante che ha registrato il proprio disco in uno scantinato e, per mancanza di mezzi, ha dovuto accontentarsi delle uniche sonorità che aveva a disposizione, nonostante suonassero un po’ circensi. E che non si dica che si tratta di una caratteristica standard del Folk Metal, perché io di band Folk/Viking ne conosco parecchie e nessuna, né tra le più famose e easy-listening come Ensiferum ed Eluveitie, né tra le più sconosciute e raffinate come Kroda e Woodtemple, ha mai utilizzato dei sintetizzatori così orribili e ridicoli insieme.

Come premettevo all’inizio della recensione, sia chiaro che non voglio in alcun modo demolire Kivenkantaja, un disco che comunque ascolto con piacere e i cui passaggi musicali sono in grado di deliziarmi. Io di Kivenkantaja non cambierei nemmeno una nota: è un album scritto magistralmente, sarebbe un delitto imperdonabile volerlo modificare. Quello che dico è semplicemente che andrebbe registrato daccapo eliminando completamente i sintetizzatori e sostituendoli con degli autentici strumenti folk. E’ sufficiente paragonare le sonorità di Verisäkeet, disco che i Moonsorrow pubblicheranno solo due anni più tardi, con quelle di Kivenkantaja per capire di cosa sto parlando.

Mi permetto di fare en passant un piccolo inciso che non c’entra nulla col resto: quando la gente parla di questo disco, gli accostamenti ai Bathory si sprecano. Ora, a prescindere dalla mia opinione sui Bathory, non riesco in alcun modo a vedere le eventuali somiglianze. Mi sembra di paragonare la verdura alla frutta. Non so per quale motivo si tenda ad accostare il Folk finto e sbarazzino di Kivenkantaja al Black/Viking crudo dei Bathory...bah, rimango perplesso.

Raccogliendo le idee espresse in questa recensione posso dirvi che per me ascoltare Kivenkantaja è come innamorarsi perdutamente di una ragazza intelligente, profonda, sensibile, ma così brutta da far fatica a guardarla in faccia. Questo è il dramma interiore che vivo ogni volta che ascolto questo disco, questo il conflitto che mi lacera dall’interno: l’avvertire con tanta empatia la sua intima genialità, e il contemporaneo essere assalito dai rimpianti per non potermelo godere con una strumentazione appropriata. E alla fine mi sento desolato proprio come la splendida outro Matkan Lopussa, desolato e impotente mentre la musica volge al termine. Ma forse in fin dei conti poco male, dato che da Verisäkeet in poi il problema è scomparso. Non mi rimane che l’assillante rimpianto: peccato che i Moonsorrow ci siano arrivati solo allora...

01 - Raunioilla (13:36)
02 - Unohduksen Lapsi (08:17)
03 - Jumalten Kaupunki/Tuhatvuotinen Perintö (10:42)
04 - Kivenkantaja (07:39)
05 - Tuulen Tytär/Soturin Tie (08:36)
06 - Matkan Lopussa (04:54)