Prophecy Productions, 2000 |
Provate a immaginare: dopo una lunga ed estenuante attesa, avete trovato la donna (o l'uomo) della vostra vita. Sembra tutto perfetto, siete innamoratissimi e state per dare alla luce il vostro primo figlio, il frutto di tutto ciò che avete conquistato insieme alla vostra dolce metà: ma un giorno scoprite, bruscamente e impietosamente, che il vostro bimbo non nascerà mai, perchè la sua vita si è prematuramente interrotta. A questo punto, il mondo vi crolla addosso: tutto assume un colore nero, la depressione dilaga, non sapete più perchè siete al mondo, nè se valga la pena di continuare. E se siete un musicista, forse potreste trarre ispirazione da una simile tragedia per comporre un disco come questo "Journey To The End Of The Night", un epico e memorabile viaggio verso la fine della notte, impenetrabilmente maligna e nera come la pece.
I Green Carnation si formano nei primissimi anni 90, ma a parte una demo in cui suonano un black / grind piuttosto canonico e nemmeno troppo interessante, non producono nient'altro per dieci lunghi anni. Il mastermind Tchort si stacca per andare a suonare in altre band (tutti lo ricordano per essere stato il bassista degli Emperor, ma non solo), mentre i rimanenti membri vanno a formare la band progressive - avantgarde black In The Woods..., che ci regalerà capolavori ineguagliati. Ci vorranno per l'appunto una decina d'anni e lo scioglimento degli In The Woods... per riportare Tchort a suonare con i suoi vecchi amici, riformando i Green Carnation. Allo stesso tempo arriva la tragedia, la morte del figlio neonato, che fornisce a questo disco una potente ragione di esistere: Tchort infatti riversa in questi settanta minuti tutta la nera depressione e la cupezza della sua vita in quel periodo, dando alla luce un disco estremamente complesso, tanto difficile quanto intrigante e sentito.
Mi risulta quasi impossibile definire in poche parole cosa si trovi, a livello musicale, in questo lungo e straziante album. A dispetto di ciò che si potrebbe pensare, non è la pesantezza dei suoni a fare da padrona: parlerei piuttosto di pesantezza delle atmosfere. Non sono le possenti voci growl ad esprimere l'angoscia verso la vita e la morte, ma questo ruolo è affidato ad una voce maschile pulita, molto teatrale e melodrammatica, che si affianca ad altre numerose voci "ospiti", quasi tutte femminili e di stampo lirico - operistico. I brani non sono crudi e diretti, bensì estremamente elaborati e raffinati, squisitamente progressive nelle loro intricate evoluzioni, ma abbastanza cupi da poter rientrare tranquillamente nel doom, intelligentemente venato dal gothic. Ecco, se dovessi etichettare questo disco, direi proprio che si tratta di un "progressive gothic / doom" estremamente personale, caratterizzato da scelte che appaiono indigeribili solo ad un ascoltatore distratto. Non tutti infatti potranno comprendere subito il senso di questi arpeggi insistenti, di queste distorsioni ronzanti e spiccatamente dissonanti, di questo incedere lamentoso e allucinogeno, di questi ritmi inquieti e perennemente nervosi, o di questo leggiadro ma contemporaneamente angoscioso canto femminile, presente in dosi veramente massicce. Ogni brano risucchia l'ascoltatore in un vortice di sentimenti, completamente negativi, e lo imprigiona in una gabbia mentale che non gli lascia pace, nemmeno nei momenti in cui la musica sembra aprirsi a scenari più miti. Sono tutti inganni, qui di positività non ce n'è nemmeno un barlume: quando una tragedia ci colpisce, tutto prende il colore di quella tragedia, anche se possiamo avere dei momenti in cui fingiamo che non sia mai accaduto nulla.
La musica è talmente eterogenea e varia da rischiare di confondere seriamente l'ascoltatore. Essa può passare da momenti quasi thrashy a inquietanti sezioni lente, dalla sfuggente psichedelia pinkfloydiana (il lavoro di tasitere è sempre presente e di eccezionale spessore) alle atmosfere plumbee dei Candlemass e dei Cathedral, dalla grandiosa pomposità della lirica e della musica classica fino ad accelerazioni vertiginose che spingono al massimo la drammaticità, già evidente, dell'opera. Perchè è di opera che si tratta, una vera opera metal come ai tempi fu l'immenso "Tommy" degli Who; un'opera che nel suo sviluppo tocca e incorpora influenze di ogni tipo, per presentarci infine un prodotto estremamente maturo e consapevole dei suoi mezzi espressivi. Brani interminabili e spettacolari come "My Dark Reflections Of Life And Death" e "Under Eternal Stars", vere e proprie sonorizzazioni dei più reconditi e veraci sentimenti umani, sono più di semplici composizioni musicali. Essi raccontano vere e proprie storie di vita, soprattutto attraverso dei testi introspettivi e squisitamente filosofici, lontani anni luce dalla banalità che impera nel mondo moderno. Potrei stare qui per ore a descrivere nei dettagli ogni brano, ma sarebbe un'opera lunga e faticosa, e sicuramente inutile: metterei troppa carne al fuoco e rischierei di confondere chi mi legge: il disco può essere compreso solo ascoltandolo per intero, ma la premessa indispensabile è calarsi nel contesto nel quale il disco è stato concepito; in caso contrario, sarà facile avere l'impressione di ascoltare un lavoro che non ha nè capo nè coda.
Ci vuole passione e impegno per assimilare un lavoro come "Journey To The End Of The Night". Non è un disco concepito per rilassare, o per sollazzare l'ascoltatore: il suo intento è quello di renderci partecipi di una condizione dolorosa, e di farcela vivere il più possibile fedelmente. La musica è, come il cinema, un ottimo mezzo per vivere delle emozioni senza doverle per forza sperimentare in prima persona: e quando dei musicisti riescono in questo intento, qualsiasi tipo di classificazione in generi e sottogeneri perde di senso: rimane solo la consapevolezza che quei musicisti hanno prodotto qualcosa di speciale e irripetibile. In poche parole, questo album bisogna ascoltarlo. Anzi no, non bisogna solo ascoltarlo: bisogna viverlo.
Complimenti, Green Carnation.
01 - Falling Into Darkness (2:33)
02 - In The Realm Of The Midnight Sun (13:42)
03 - My Dark Reflections Of Life And Death (17:50)
04 - Under Eternal Stars (15:31)
05 - Journey To The End Of Night (Part I) (11:28)
06 - Echoes Of Despair (Part II) (2:30)
07 - End Of Journey (Part III) (5:08)
08 - Shattered (Part IV) (1:34)