Autoprodotto, 2012 |
Citando direttamente dalla biografia della band: "I Sidhe nascono per volontà di Rob (chitarrista Longobardeath ed ex Vexed, AleaJacta, My last keen), e della sua compagna Tytanja alla voce. Sidhe, in gaelico, significa “popolo delle colline” o “popolo fatato”, un nome scelto per presentare la band nel contesto appropriato, un mondo fatto di fate, folletti, creature della mitologia nordica e celtica, ma soprattutto un mondo di streghe. Da diversi anni, Rob e Tytanja abbracciano la fede Wicca e le pratiche Neo-Pagane, decidono quindi di unire il loro credo alla passione per la musica."
Una band di esaltati che mettono l'immagine davanti a tutto? Non proprio: "She Is A Witch" è un gradevole album di esordio, autoprodotto e quindi libero di esprimere la propria essenza senza condizionamenti esterni. Mischiando il gothic rock e le atmosfere doom di mostri sacri come i Candlemass, il risultato è una carrellata di otto brani che hanno come principale attrice la semilirica voce di Tytanja, a dire il vero piuttosto particolare: una di quelle voci che si apprezzano o si detestano, per via della sua spiccata teatralità e per l'andamento un po' cantilenante, sicuramente molto personale. Gli strumenti spesso si limitano ad accompagnare l'interpretazione vocale, tramite l'uso di un sound abbastanza secco e acido, piacevolmente granitico anche se talvolta un po' troppo spostato verso i toni acuti, sacrificando i bassi (ma questo sicuramente è dovuto all'autoproduzione amatoriale, non alla volontà della band). Come ho già detto prima, i Candlemass emergono come potente influenza lungo tutte le otto tracce del disco, ma i Sidhe riescono in qualche modo a mantenere una loro personalità, tramite appunto queste scelte vocali che a tratti ricordano perfino la celebre Sister dei White Skull: una voce femminile un po' roca, dalla timbrica vagamente maschile, possente, versatile ed espressiva. Il resto lo fanno le atmosfere costantemente decadenti, i ritmi cadenzati e le potenti pennate di chitarra, a tratti capace di rendersi squisitamente melodica e perfino ariosa, come nella catchy opener "The Wheel Of The Year", ottima summa del sound del gruppo (in certi punti, specialmente nel refrain, mi ha ricordato i maestri Evergrey!). Tutto ciò è al servizio di pezzi che sanno anche spingersi abbastanza in là con i minutaggi, senza per questo diventare noiosi. Non c'è bisogno di ricordare l'estrema importanza che hanno in questo caso le tematiche, i testi e l'attitudine generale della band; per chi si interessa di esoterismo e paganesimo, questo album non mancherà di suggerire immagini di rituali magici e sacrileghe riunioni di streghe. Notevoli le due tracce cantate in italiano, vale a dire "L'Incantesimo" e "Il Vangelo Di Aradia": l'uso della nostra lingua madre conferisce un ulteriore tocco di espressività e di classe ad un lavoro che già da questo punto di vista se la cava piuttosto bene.
Insomma, un buon lavoro: non è certamente un mostro di originalità, ma si lascia ascoltare più che volentieri. Piacerà sicuramente a chi mastica il gothic dalla mattina alla sera, specialmente se a quel gothic aggiunge anche una spruzzata di buon vecchio doom classico.
01 - The Wheel Of The Year (7:24)
02 - Goddess Song (5:26)
03 - L'Incantesimo (5:52)
04 - She Is A Witch (6:09)
05 - Il Vangelo Di Aradia (7:21)
06 - In The Twilight (6:00)
07 - Witchcraft Way (5:44)
08 - Superstition (5:37)