Frozen Landscapes, 2009 |
L'animo umano è piuttosto complicato, si sa. Anche nella musica, che è la più complessa e sfuggente delle arti, emergono le continue contraddizioni che animano l'uomo: a volte infatti si vuole ascoltare qualcosa di felice, altre volte qualcosa di triste, a volte si è affascinati dai brani complessi e con mille note, altre volte invece quegli stessi brani possono infastidirci, se non siamo nello stato d'animo adatto per recepirne il contenuto. Se la musica si adatta alle emozioni che proviamo, può magnificare la nostra giornata; ma la stessa musica, calata in un altro contesto, può non comunicare assolutamente niente. Questo è un aspetto dal quale non si può prescindere se si vuole comprendere un disco come "Le Fredde Ali Dell'Inverno", creato dai toscani Winterblood; il risultato e il giudizio dell'ascoltatore dipenderanno in massima parte, oltre che dai suoi gusti, dallo specifico contesto nel quale è stato ascoltato.
Provate a vivere i suoi quarantasette minuti in un momento qualsiasi, magari mentre state scrivendo una lettera, o mentre controllate la posta elettronica, o mentre siete intenti in un qualche lavoro manuale. Le note dilatatissime e ripetitive dei Winterblood vi scorreranno addosso come l'acqua sul ghiaccio, perfettamente incapaci di comunicare alcunché. Sarà come ascoltare il silenzio, non vi accorgerete nemmeno che il disco è terminato. In effetti, la musica racchiusa in questo disco è talmente eterea, rarefatta, incorporea da risultare quasi inascoltabile. Il dark ambient non è per tutti, specie quando è estremizzato nella sua forma e perde quasi il senso del brano musicale, andandosi più che altro a configurare come pura atmosfera, slegata dalla ritmicità dei suoni e priva di qualsivoglia sviluppo: in sostanza, immobile come una nevicata che ha già smesso di cadere. Maestro è in questo senso il tedesco Vinterriket, dal quale i Winterblood prendono sicura ispirazione, dato che sembra di ascoltare uno dei suoi dischi. Come i cugini toscani, anche Vinterriket può essere insopportabile in condizioni normali, ma se calato nel contesto giusto diventa letteralmente magico. Provate infatti ad immaginare che state camminando sul ghiaccio che ricopre un golfo finlandese, nel cuore dell'inverno. Le foreste di conifere attorno a voi sono silenziose, addormentate; qualche ciocca di neve cade ogni tanto dai rami più alti, incapaci di sostenerne il peso, e si unisce alla coltre sottostante producendo un suono appena percettibile. Il sole splende immobile, l'acqua scorre invisibile sotto lo strato di ghiaccio che la ricopre, gli animali dormono il loro sonno profondo e imperturbabile. Ecco che in questo contesto, "Le Fredde Ali Dell'Inverno" acquista la sua personale magia.
Esso vi condurrà per mano in questo scenario paradisiaco, insinuandosi dentro di voi in maniera irresistibile, così come l'aria gelida che nonostante il disagio continua a invadere i vostri bronchioli. Le semplici, anzi elementari armonie di sintetizzatori, accompagnate da melodie ipnotiche e talvolta da cori e leggere variazioni sui temi vi porteranno ad un livello diverso di coscienza, mettendovi in contatto con l'elemento naturale in modo da diventare una cosa sola con esso. A questo disco non bisogna chiedere nulla, in quanto il suo spessore artistico e compositivo è praticamente nullo: bisogna soltanto coglierne la capacità di accompagnarvi in questi momenti di beatitudine, sia che possiate viverli in prima persona con questa musica nelle orecchie, sia che siate costretti ad immaginarveli soltanto, sdraiati nella vostra oscura camera da letto. Perchè ciascuno deve fare il suo mestiere, e i Winterblood sono nati per fare questo, nulla più e nulla meno.
01 - La Monotonia Della Neve (15:51)
02 - Nel Cuore Del Bosco (15:19)
03 - Le Fredde Ali Dell'Inverno (16:19)