Se c'è un musicista che è riuscito a trasporre in musica il furore e l'epicità delle scorrerie vichinghe e delle loro tradizioni, questo è Quorthon, maestro del viking metal svedese, scomparso in giovane età per un problema cardiaco. "Hammerheart" rappresenta il caposaldo del periodo epico, il disco che perfeziona le prime, accennate sonorità cinematografiche e battagliere di "Blood Fire Death" (ancora molto influenzato dal black metal, ma già un disco seminale per il viking) e fa prendere vita ad una serie di capolavori del genere, che impressioneranno e influenzeranno non pochi musicisti negli anni a venire. "Hammerheart" è un concentrato di storie nordiche musicate con sorprendente maturità ed estro, pur non rinunciando al proverbiale grezzume senza il quale un disco Viking non è nemmeno considerato "puro": e non si fa certo fatica a rendersi conto che la produzione e la qualità sonora di questo album siano a dir poco approssimative, impastate, ma proprio per questo motivo affascinanti, come se fossero un eco dei tempi antichi, quando ancora tutte le comodità tecnologiche non esistevano, anzi nessuno ne immaginava nemmeno la possibile esistenza.
Brani lunghi, lenti, solenni e a modo loro aggressivi, con sonorità compresse e sature, che stordiscono l'ascoltatore come il rombo di una cascata di ghiaccio che si sbriciola. Accordi tonanti e ripetuti infinite volte, batteria marziale e severa, cori impregnati di lirismo e di ardore, una voce solista assolutamente caratteristica nella sua imperfezione timbrica e tonale, e proprio per questo tanto amata dai fan, per via della sua genuina spontaneità. Ogni brano ha il suo posto all'interno dell'album, tuttavia i capisaldi assoluti che posso citare sono l'apertura di "Shores In Flames", undici minuti in cui a stento si sentono due cambi di ritmo, ma che fanno sognare ad occhi aperti, come se ci trovassimo su un drakkar che lentamente si avvicina ad una spiaggia e, dopo avervi attraccato, vede una violenta battaglia scoppiare sulle rive, che lascia dietro di sè lunghe scie di sangue e di fuoco; "Father To Son", dal pesantissimo incedere e dal riffing acido e spietato; "Song To Hall Up High", un commovente interludio acustico che commemora gravemente la morte di un grande re nordico; e infine un manifesto del nome Bathory, la conosciuta "One Rode To Asa Bay", famosa tralaltro per aver dato alla luce il primo ed unico video di Quorthon, e che è stato addirittura trasmesso su MTV senza subire alcun taglio (record di durata!). Dopo l'introduzione ad opera di uno scacciapensieri e dello scalpitare di zoccoli, una melodia che pare presagire alla fine del mondo ci accompagna per nove minuti recitando una vera e propria battaglia finale, sottendendo tappeti di tastiere (!) e assoli scintillanti, insieme a rintocchi di campane che vanno a chiudere un'era gloriosa, ma mai dimenticata e tenuta viva dalla passione di un artista come Quorthon, a cui dobbiamo stima e rispetto per aver creato uno dei progetti musicali più emozionanti di sempre. "Hammerheart" è una pietra miliare del Metal (e non solo del filone Viking), e come tale va posseduto e vissuto con orgoglio, assaporando le sue note di ghiaccio e fuoco fino a farlo diventare una parte di sè. Si tratta di un passo che ogni metallaro che si rispetti è portato a compiere. Se non altro in memoria dello scomparso Thomas Forsberg, in arte Quorthon.
01 - Shores In Flames (11:08)
02 - Valhalla (9:33)
03 - Baptised In Fire And Ice (7:57)
04 - Father To Son (6:28)
05 - Song To Hall Up High (2:30)
06 - Home Of Once Brave (6:44)
07 - One Rode To Asa Bay (10:23)