Peaceville Records, 1994 |
Un concentrato di freddo odio e puro nichilismo autodistruttivo: così definirei "Transilvanian Hunger", quarto lavoro discografico dei norvegesi Darkthrone, fautori di un black metal ortodosso che ha avuto un'importanza storica enorme per la nascita e l'affermazione del genere.
Fenriz e Nocturno Culto sono noti per essere tra i black metallers più intransigenti dell'intera scena norvegese, gente che ha partorito dischi malati e fondamentali come "Under A Funeral Moon" e "A Blaze In The Northern Sky", i quali hanno dato un nuovo volto alla nascente musica estrema, portando il black metal alla notorietà di cui gode oggi, nel bene e nel male. Notorietà dovuta anche ai fatti di cronaca, come gli incendi di chiese e gli omicidi, e anche a deliranti dichiarazioni partorite da alcuni esponenti del genere, tra cui gli stessi Darkthrone. Ma loro non sembrano preoccuparsene, bastando a sè stessi con la loro spietata coerenza, che da sempre gli ha conferito un alone malvagio e impenetrabile. Il carattere "estremo" dei due membri si riflette pienamente in questo album, che come i predecessori è grezzo, minimale e glaciale, in piena linea con tutti gli stilemi del genere (di cui i Darkthrone sono stati uno tra gli inventori). La musica non lascia spazio ad alcun compromesso: produzione approssimativa, timbro degli strumenti secchissimo, ritmi martellanti che non cessano nemmeno per un secondo lungo tutto l'album, riffing minimale e ripetitivo, una voce "castrata" e raschiante, atmosfere gelide e misantropiche, linee di basso praticamente inesistenti, testi allucinati e scritti quasi interamente in lingua madre. Cosa chiedere di più? Questi due folli e antisociali musicisti norvegesi, in possesso di una tecnica strumentale certamente non raffinata ma sufficiente a esprimere ciò che vogliono, riescono a costruire un riff su quattro note e a farlo durare per cinque minuti (come nel caso della title track, o della stupenda "Graven Takeheimens Saler"), lasciandoci dei brividi di freddo sulla pelle nonostante l'apparente cacofonia e scarsità di idee presenti. Non si può stare a disquisire se la musica sia valevole o no, nel momento in cui si toccano certe corde: perchè qui conta unicamente l'effetto che la musica produce, non la musica in sè. Posso assicurare che ascoltare questo album è come trovarsi in una gelida landa nordica, sferzati dal vento e dalla neve, completamente soli e con la consapevolezza che quando la furia degli elementi si scatena, la salvezza è remota. I lupi mostrano i denti, aspettando di affondare i denti nella carne della loro prossima vittima, facendo sprizzare ovunque il sangue ancora caldo; gli spiriti delle montagne guardano con malvagità chiunque si avvicini. Queste sono le immagini che possono facilmente essere evocate dall'ascolto di una musica così ferocemente negativa, ma l'immaginazione è aperta a molte altre possibilità, e nessuna di esse è positiva.
"Transilvanian Hunger" è un disco primordiale, sanguinolento, senza vincoli, selvaggio e crudo come pochi altri: sta a voi la scelta tra amarlo e disprezzarlo ferocemente. Non ci sono vie di mezzo, quando si parla dei Darkthrone: prendere o lasciare. Io ovviamente ho scelto di prendere, per poter ancora una volta gustare il mio amato Nord e il suo superbo abbraccio gelido anche se sono comodamente seduto sul divano di casa mia.
Fenriz e Nocturno Culto sono noti per essere tra i black metallers più intransigenti dell'intera scena norvegese, gente che ha partorito dischi malati e fondamentali come "Under A Funeral Moon" e "A Blaze In The Northern Sky", i quali hanno dato un nuovo volto alla nascente musica estrema, portando il black metal alla notorietà di cui gode oggi, nel bene e nel male. Notorietà dovuta anche ai fatti di cronaca, come gli incendi di chiese e gli omicidi, e anche a deliranti dichiarazioni partorite da alcuni esponenti del genere, tra cui gli stessi Darkthrone. Ma loro non sembrano preoccuparsene, bastando a sè stessi con la loro spietata coerenza, che da sempre gli ha conferito un alone malvagio e impenetrabile. Il carattere "estremo" dei due membri si riflette pienamente in questo album, che come i predecessori è grezzo, minimale e glaciale, in piena linea con tutti gli stilemi del genere (di cui i Darkthrone sono stati uno tra gli inventori). La musica non lascia spazio ad alcun compromesso: produzione approssimativa, timbro degli strumenti secchissimo, ritmi martellanti che non cessano nemmeno per un secondo lungo tutto l'album, riffing minimale e ripetitivo, una voce "castrata" e raschiante, atmosfere gelide e misantropiche, linee di basso praticamente inesistenti, testi allucinati e scritti quasi interamente in lingua madre. Cosa chiedere di più? Questi due folli e antisociali musicisti norvegesi, in possesso di una tecnica strumentale certamente non raffinata ma sufficiente a esprimere ciò che vogliono, riescono a costruire un riff su quattro note e a farlo durare per cinque minuti (come nel caso della title track, o della stupenda "Graven Takeheimens Saler"), lasciandoci dei brividi di freddo sulla pelle nonostante l'apparente cacofonia e scarsità di idee presenti. Non si può stare a disquisire se la musica sia valevole o no, nel momento in cui si toccano certe corde: perchè qui conta unicamente l'effetto che la musica produce, non la musica in sè. Posso assicurare che ascoltare questo album è come trovarsi in una gelida landa nordica, sferzati dal vento e dalla neve, completamente soli e con la consapevolezza che quando la furia degli elementi si scatena, la salvezza è remota. I lupi mostrano i denti, aspettando di affondare i denti nella carne della loro prossima vittima, facendo sprizzare ovunque il sangue ancora caldo; gli spiriti delle montagne guardano con malvagità chiunque si avvicini. Queste sono le immagini che possono facilmente essere evocate dall'ascolto di una musica così ferocemente negativa, ma l'immaginazione è aperta a molte altre possibilità, e nessuna di esse è positiva.
"Transilvanian Hunger" è un disco primordiale, sanguinolento, senza vincoli, selvaggio e crudo come pochi altri: sta a voi la scelta tra amarlo e disprezzarlo ferocemente. Non ci sono vie di mezzo, quando si parla dei Darkthrone: prendere o lasciare. Io ovviamente ho scelto di prendere, per poter ancora una volta gustare il mio amato Nord e il suo superbo abbraccio gelido anche se sono comodamente seduto sul divano di casa mia.
01 - Transilvanian Hunger (06:10)
02 - Over Fjell Og Gjennom Torner (02:29)
03 - Skald Av Satans Sol (04:29)
04 - Slottet I Det Fjerne (04:45)
05 - Graven Tåkeheimens Saler (04:59)
06 - I En Hall Med Flesk Og Mjød (05:13)
07 - As Flittermice As Satans Spys (05:56)
08 - En Ås I Dype Skogen (05:03)
02 - Over Fjell Og Gjennom Torner (02:29)
03 - Skald Av Satans Sol (04:29)
04 - Slottet I Det Fjerne (04:45)
05 - Graven Tåkeheimens Saler (04:59)
06 - I En Hall Med Flesk Og Mjød (05:13)
07 - As Flittermice As Satans Spys (05:56)
08 - En Ås I Dype Skogen (05:03)