Eisenwald Tonschmiede, 2009 |
La musica di questo combo australiano, composto da soli due membri, è espressione della più devastante malinconia che possiate immaginare. Nei solchi di questo dischetto albergano paesaggi avvizziti, frustati da violenti
rovesci di pioggia che rendono il sottobosco un crogiolo di foglie umide,
odorose e striate di fango, mentre contemporaneamente creano maestosi
arcobaleni che percorrono le valli vicine; nelle soffertissime melodie vivono l'arrivo della stagione fredda, il lento addormentarsi della natura, la triste sorte delle foglie che cadono dagli alberi una dopo l'altra. Quando il depressive black metal sceglie di
concentrarsi di più sull'introspezione e sul pennellare gli scenari naturali, piuttosto che sull'esternazione del
proprio male di vivere, escono dischi come questo "Sorh", contrazione di "Sorrow" (rammarico): esso contiene musica tendenzialmente
lenta, crepuscolare e grondante fredda rugiada, musica che non può essere
apprezzata da persone tendenzialmente felici e positive, le quali
ripudierebbero simili atmosfere senza possibilità di appello.
L'elemento più caratteristico del disco, quello che gli permette di ricreare in maniera così efficace le atmosfere autunnali e la tristezza che esse suscitano, è la produzione. Una qualità sonora molto povera, con muri di chitarre impenetrabili e pressoché continui, rende necessario un orecchio allenato per riuscire a percepire la musicalità in mezzo a un tale fragore, che inghiotte gli strumenti e li rende quasi indistinguibili l'uno dall'altro: tuttavia, sarebbe un errore grossolano considerarla come un difetto, perchè se ci trovassimo di fronte ad un disco che suona allo stesso modo ma con suoni puliti e patinati, il suo effetto sulla nostra anima sarebbe cento volte minore. In questo soffuso e impastato calderone troviamo invece delle confuse muraglie di chitarre che gemono con melodie spiccatamente romantiche e decadenti, assieme a suoni di pioggia e di tuoni, una distante voce in screaming che rimane quasi completamente coperta dalle chitarre, più qualche raro passaggio arpeggiato e libero da distorsioni che suona come una rinascita celestiale. Le strutture dei brani sono semplici e ripetitive, le trame melodiche sono quasi inestricabili dalla confusione strumentale, le percussioni rimbombano in lontananza come alberi che cadono rovinosamente al suolo, e tutto ha un sapore di decadenza e rassegnata contemplazione di una vita ormai prossima allo spegnersi, e che consuma il suo ultimo atto in mezzo ad una foresta spoglia e caduca.
Non ci sono particolari elementi di novità in quello che la band propone: se non fosse per la spettacolarità delle atmosfere ricreate, e per la solenne bellezza delle melodie, quest'album potrebbe passare inosservato, in quanto esiste già una vasta discografia che esplora questo genere. Ma i Woods Of Desolation non sono semplicemente "un gruppo tra i tanti", e il risultato della loro spiccata sensibilità artistica è un dischetto pregevole, commovente, in grado di regalare vividi sogni ed emozioni durature. "Sorh" raggiunge a stento i venticinque minuti, ma si tratta di venticinque minuti intensi, che si possono gustare solo in una particolare disposizione d'animo: quella della malinconia più assoluta, inguaribile, deliziosamente irresistibile. In tale condizione, non sarete voi a trovare la musica dei Woods Of Desolation, ma sarà lei a trovare voi, completando alla perfezione ciò che la vostra anima non riesce a spiegarsi con le parole.
01 - Intro (2:00)
02 - The Leaden Sky Torn (8:55)
03 - Enshrouded By Solitude (7:57)
04 - Within The Crimson Tide (6:56)