Supernal Music, 1997 |
Uno di questi piccoli cimeli che hanno rivisto la luce, perlomeno nel corso delle mie ricerche, è l’antica “arca del pensiero”, un vecchio disco del 1997 di una band olandese che porta il nome di un dinosauro che significa “artiglio terribile”: i Deinonychus. In effetti gli intensi colori caldi e i titoli evocativi dei brani mettono in moto il proprio flusso di coscienza e spingono i propri pensieri a fluire per libera associazione riportandoci al tempo che fu, in altri desolati lidi, guidati da profumi famigliari e altri particolari che ci rievocano le esperienze della nostra infanzia che tanto ci hanno segnato nel bene e nel male. Quando la musica inizia a riempire il silenzio intorno a noi tutte queste emozioni si fanno più intense: le melodie sono decadenti e fortemente malinconiche con una punta di disperazione data dal cantato cadaverico, ogni tanto entra il piano, altre volte l’organo ecclesiale, e di tanto in tanto ecco qualche sparuto arpeggio. La grande varietà di soluzioni stilistiche rende ancora più fluido il passare del tempo e facilita lo scivolare via lungo la tangente che fa rivivere i nostri ricordi: la sola voce spazia dal growl ad una via di mezzo tra uno scream e un clean, passando per un parlato oscuro alla Candlemass, fino ad arrivare a delle urla indecifrabili nell’ultimo brano; la musica alterna momenti lenti a parti in blastbeats. Il tutto riesce ad essere comunque molto lineare grazie alla grande abilità dei due musicisti di amalgamare diverse idee e soluzioni in un unico stile. Tutto ciò è notevole, se si pensa che fino ad allora i Deinonychus erano molto produttivi: Ark Of Thought è infatti il loro terzo full-length in poco più di un anno e mezzo, registrato rapidamente e dato alle stampe nemmeno otto mesi dopo il suo predecessore The Weeping Of A Thousand Years. Solitamente le band così produttive finiscono per produrre lavori mediocri e poco ispirati, ma non è il caso dei Deinonychus: Ark Of Thought è un crogiolo di ispirazione e creatività, e ciò che è più sbalorditivo è che non è una brutta copia dell’album precedente: pur essendo lo stile musicale assolutamente riconoscibile, l’approccio stilistico è un po’ diverso grazie a brani più corti, mediamente più veloci e differenti anche nelle strutture. Quindi che dire? Complimenti ai Deinonychus per essere stati capaci di produrre un simile piccolo capolavoro conservatosi intatto sotto l’azione delle sabbie del tempo, che ora inevitabilmente non potrà far altro che essere nuovamente inghiottito da questo ingiusto deserto finché qualche altro esploratore avventuroso e ardito lo rinverrà e godrà dei suoi frutti.
And fall to my knees when I see the light, the final light before the darkness,
And I know, I am alone with her, my mother nature
And I shall go now, into the arms of mother nature and time beyond…
01 - Chrysanthemums In Bloom (04:31)
02 - Revelation (03:43)
03 - My Days Until (05:38)
04 - Oceans Of Soliloquy (05:32)
05 - Serpent Of Old (04:05)
06 - Leviathan (06:52)
07 - The Fragrant Thorns Of Roses (06:31)
08 - Birth And The Eleventh Moon (06:29)