Candlelight Records, 2009 |
Presentazione: E’ giunta l’ora della grande sintesi. Nel lontano 1996 i Blut Aus Nord, allora neonati, suonavano ancora black metal e diedero alle stampe un certo Memoria Vetusta I, con sottotitolo Fathers Of The Icy Age. Inutile dire che quel ”I” lasciava supporre ad un seguito, ma poi la storia cambiò: dopo ben cinque anni di silenzio la band si orientò verso sonorità sempre più aliene e avanguardistiche – con gli eccellenti risultati che tutti sappiamo – e di quell'epoca non si seppe più nulla. Ma come James Clerk Maxwell nell’ottocento generalizzò la Legge di Ampère per il campo magnetico e sintetizzò secoli di scoperte in quattro equazioni, opera teorica poi rinominata “la grande sintesi”, così i Blut Aus Nord nel 2009 giungono a sintetizzare quindici anni di carriera ed esperimenti in un solo disco: signore e signori, ecco a voi quel tanto atteso seguito Memoria Vetusta II - Dialogue With The Stars.
Stile: I primi secondi creano immediatamente l'illusione di essere scivolati indietro nel tempo, e caduti di nuovo nel gelido dimenticato cratere rovente di Ultima Thulee: un’introduzione di soppiatto, appena sussurrata, dai toni a metà tra l'epico e il metafisico. Poco dopo inizia la musica vera e propria, che mette in risalto fin dal principio cosa è riuscita a fare la band: ha racchiuso la fragrante essenza delle sue antiche melodie nell'angusto infinito spazio mentale dei suoi lavori avantgarde più recenti. E' assolutamente incredibile e sconvolgente appurare come le ritmiche e il riffing siano identici a quelli dei recenti lavori introversi e opprimenti, e come al tempo stesso le luminose, ariose melodie ripeschino direttamente dai loro primissimi fantastici dischi. Melodie sognanti a sfondo epico che leggere come un gas creano ampie volute nell’aere circostante, indossando però una veste surreale, quasi futurista. E sotto questo sensuale drappo celeste la novità più voluttuosa: gli assoli di chitarra. Mai prima d'ora i Blut Aus Nord ne aveva fatto uso, eppure sono così ben contestualizzati che sembra che appartengano al loro repertorio da sempre – quasi non ci si accorge della loro presenza. Ci si ritrova così di fronte ad una sintesi di black metal e avantgarde alieno, di melodie epiche e di sonorità trascendenti, un affollato dipinto di tutto ciò che il trio francese ha suonato nella sua lunga carriera.
Valutazione: E’ difficile parlare di migliore e peggiore in una discografia magnificente come quella dei Blut Aus Nord, in cui gli episodi peggiori sono comunque tra i primi della classe. Ciononostante non riesco ad evitare di dire che Memoria Vetusta II è il loro miglior disco dai tempi di quel lontano misconosciuto miraggio dal nome Ultima Thulee. Un songwriting perfetto, melodie irresistibili e trascinanti, riff memorabili e assoli di chitarra come non se ne sono mai sentiti. La perfetta coesione tra tutti questi elementi è quasi scioccante; più si memorizza il disco, più si rimane a bocca aperta quando lo si riascolta. Siamo di fronte ad un'opera musicale, anzi ad un'opera d'arte nell'accezione più ampia del termine, che va oltre ogni confine, oltre ogni limite, oltre ogni possibile aspettativa: varcate le soglie dell'assoluto, entrate nello sconfinato regno dell'illimitatezza, e lasciate che le colossali melodie di Memoria Vetusta II vi guidino coi loro ampi respiri attraverso i chiaroscuri delle vallate e delle sponde rocciose che questo metafisico paesaggio musicale ha da offrirvi. E alla fine sdraiatevi sulla sua fresca erba e guardate in alto, guardate alle stelle, ascoltatele, dialogateci: la volta celeste vi abbraccerà e vi porterà lassù, lassù sulla vetta nascosta del vostro Io, sulla volta dell'universo. Questo disco è la Cappella Sistina del metal. Lo arricchisce come la grandiosa opera di Michelangelo ha arricchito il mondo dell'arte.
Conclusione: Maxwell suggellò il suo capolavoro teorico con una frase che rimase nella storia: “D'ora in poi la fisica non dovrà fare altro che dedicarsi a piccole correzioni teoriche”. Pochi decenni dopo la relatività e la meccanica quantistica rivoluzionarono completamente la fisica e il modo dell'uomo di guardare la realtà. Maxwell aveva preso il più grosso granchio della storia. Allora noi, memori della sua esperienza, non saremo così stolti da dire che i Blut Aus Nord hanno ormai raggiunto la loro grande sintesi definitiva sulla quale si adageranno nei secoli dei secoli – anzi! Questo sincretico capolavoro non fa altro che spalancare al trio un emozionante futuro ancora tutto da esplorare, con la certezza che, in qualsiasi direzione sceglieranno di andare, ciò che produrranno sarà sempre di qualità eccelsa.
01 - Acceptance (Aske) (01:30)
02 - Disciple's Libration (Lost In The Nine Worlds) (09:07)
03 - The Cosmic Echoes Of Non-Matter (Immaterial Voices Of The Fathers) (06:30)
04 - Translucent Body Of Air (Sutta Anapanasati) (02:24)
05 - The Formless Sphere (Beyond The Reason) (07:54)
06 - ...The Meditant (Dialogue With The Stars) (10:14)
07 - The Alcove Of Angels (Vipassana) (08:44)
08 - Antithesis Of The Flesh (...And Then Arises A New Essence) (09:28)
09 - Elevation (04:11)
Stile: I primi secondi creano immediatamente l'illusione di essere scivolati indietro nel tempo, e caduti di nuovo nel gelido dimenticato cratere rovente di Ultima Thulee: un’introduzione di soppiatto, appena sussurrata, dai toni a metà tra l'epico e il metafisico. Poco dopo inizia la musica vera e propria, che mette in risalto fin dal principio cosa è riuscita a fare la band: ha racchiuso la fragrante essenza delle sue antiche melodie nell'angusto infinito spazio mentale dei suoi lavori avantgarde più recenti. E' assolutamente incredibile e sconvolgente appurare come le ritmiche e il riffing siano identici a quelli dei recenti lavori introversi e opprimenti, e come al tempo stesso le luminose, ariose melodie ripeschino direttamente dai loro primissimi fantastici dischi. Melodie sognanti a sfondo epico che leggere come un gas creano ampie volute nell’aere circostante, indossando però una veste surreale, quasi futurista. E sotto questo sensuale drappo celeste la novità più voluttuosa: gli assoli di chitarra. Mai prima d'ora i Blut Aus Nord ne aveva fatto uso, eppure sono così ben contestualizzati che sembra che appartengano al loro repertorio da sempre – quasi non ci si accorge della loro presenza. Ci si ritrova così di fronte ad una sintesi di black metal e avantgarde alieno, di melodie epiche e di sonorità trascendenti, un affollato dipinto di tutto ciò che il trio francese ha suonato nella sua lunga carriera.
Valutazione: E’ difficile parlare di migliore e peggiore in una discografia magnificente come quella dei Blut Aus Nord, in cui gli episodi peggiori sono comunque tra i primi della classe. Ciononostante non riesco ad evitare di dire che Memoria Vetusta II è il loro miglior disco dai tempi di quel lontano misconosciuto miraggio dal nome Ultima Thulee. Un songwriting perfetto, melodie irresistibili e trascinanti, riff memorabili e assoli di chitarra come non se ne sono mai sentiti. La perfetta coesione tra tutti questi elementi è quasi scioccante; più si memorizza il disco, più si rimane a bocca aperta quando lo si riascolta. Siamo di fronte ad un'opera musicale, anzi ad un'opera d'arte nell'accezione più ampia del termine, che va oltre ogni confine, oltre ogni limite, oltre ogni possibile aspettativa: varcate le soglie dell'assoluto, entrate nello sconfinato regno dell'illimitatezza, e lasciate che le colossali melodie di Memoria Vetusta II vi guidino coi loro ampi respiri attraverso i chiaroscuri delle vallate e delle sponde rocciose che questo metafisico paesaggio musicale ha da offrirvi. E alla fine sdraiatevi sulla sua fresca erba e guardate in alto, guardate alle stelle, ascoltatele, dialogateci: la volta celeste vi abbraccerà e vi porterà lassù, lassù sulla vetta nascosta del vostro Io, sulla volta dell'universo. Questo disco è la Cappella Sistina del metal. Lo arricchisce come la grandiosa opera di Michelangelo ha arricchito il mondo dell'arte.
Conclusione: Maxwell suggellò il suo capolavoro teorico con una frase che rimase nella storia: “D'ora in poi la fisica non dovrà fare altro che dedicarsi a piccole correzioni teoriche”. Pochi decenni dopo la relatività e la meccanica quantistica rivoluzionarono completamente la fisica e il modo dell'uomo di guardare la realtà. Maxwell aveva preso il più grosso granchio della storia. Allora noi, memori della sua esperienza, non saremo così stolti da dire che i Blut Aus Nord hanno ormai raggiunto la loro grande sintesi definitiva sulla quale si adageranno nei secoli dei secoli – anzi! Questo sincretico capolavoro non fa altro che spalancare al trio un emozionante futuro ancora tutto da esplorare, con la certezza che, in qualsiasi direzione sceglieranno di andare, ciò che produrranno sarà sempre di qualità eccelsa.
01 - Acceptance (Aske) (01:30)
02 - Disciple's Libration (Lost In The Nine Worlds) (09:07)
03 - The Cosmic Echoes Of Non-Matter (Immaterial Voices Of The Fathers) (06:30)
04 - Translucent Body Of Air (Sutta Anapanasati) (02:24)
05 - The Formless Sphere (Beyond The Reason) (07:54)
06 - ...The Meditant (Dialogue With The Stars) (10:14)
07 - The Alcove Of Angels (Vipassana) (08:44)
08 - Antithesis Of The Flesh (...And Then Arises A New Essence) (09:28)
09 - Elevation (04:11)