Napalm Records, 2007 |
"Dol Guldur" è ad oggi il disco di maggior successo commerciale per i Summoning, ed è spesso quello che viene descritto come il loro album più rappresentativo. I dischi che lo hanno preceduto erano ancora piuttosto grezzi e bisognosi di una certa evoluzione; quelli che lo hanno seguito sono un'evoluzione che è partita da qui, dalle note di questo ennesimo discone che il duo austriaco cala sul tavolo da gioco con la consueta maestria. Protector e Silenius, i due componenti, iniziano così ad entrare nel mondo della leggenda, per quanto riguarda l'epic metal.
La pesante oscurità di "Minas Morgul", che a sua volta derivava dal marcio grezzume del debutto "Lugburz", viene ulteriormente mitigata e incanalata verso lidi meno crepuscolari; le tematiche tolkieniane vengono sviluppate in modo sempre più convincente, lo stile comincia a delinearsi con precisione e conferisce al gruppo la sua indiscussa personalità ed originalità. Questo è il disco che renderà famosa la band ed evidenzierà l'unicità del genere proposto, un black metal lento, estremamente elaborato e fuso con massicce dosi di strumenti sinfonici e musiche da colonna sonora cinematografica. Ormai è la drum machine e non più un batterista a scandire le ritmiche, quasi sempre cadenzate e marziali a discapito della velocità; la scelta potrebbe apparire addirittura più azzeccata rispetto a quella di far suonare la batteria ad una persona, in quanto il suono ripetitivo e cullante della drum machine è ottimo per accompagnare le lente e monolitiche cavalcate di chitarra e sintetizzatori che hanno il compito di portarci nei chiaroscuri della Terra di Mezzo, tra paurose miniere sotterranee (la lunga "Khazad Dúm" le simboleggia perfettamente) e lussureggianti distese di alberi incantati e fiumi magici. La musica è sempre visionaria, epicheggiante, scandita da possenti suoni di trombe, corni e percussioni, mentre la gracchiante voce in screaming ha il compito di lacerare l'etere, come l'occhio di Sauron che trafigge impietosamente muraglie e ombre. Notevole è la ripetitività delle melodie, che pur incastonandosi le une sulle altre in modo sempre cangiante, risultano quasi ossessionanti nel loro incedere ipnotico; "Dol Guldur" infatti è probabilmente il disco più onirico che la band abbia mai prodotto. Nei suoi quasi settanta minuti di durata, pare di essere sempre in un sogno, nel quale si sorvolano le leggendarie terre in cui sono ambientati i classici di Tolkien.
Il disco contiene alcuni dei brani più apprezzati dai fan dei Summoning, come ad esempio "Elfstone" con i suoi severi suoni di tromba, o la sopracitata "Khazad Dúm", che contiene una delle più belle linee melodiche mai scritte dai Summoning; un altro classico è la lunghissima "Kôr", undici minuti di pura estasi sonora che si ripete con costanza sfiancante e ha un sapore più impalpabile e fluttuante rispetto alle altre composizioni. Notevole anche l'intermezzo di pianoforte "Wyrmvater Glaurung", insolitamente posto a metà disco quando normalmente i brani strumentali vengono sempre usati dai Summoning come introduzioni poste in apertura di album. A mio parere, tuttavia, il momento in cui il disco tocca il suo momento più alto è la conclusione, affidata alla tremenda "Over Old Hills" (rifacimento di un brano degli Ice Ages, side - project dello stesso Protector). Un pianoforte marziale e minaccioso ci accompagna dall'inizio alla fine, innestandosi su trame magnificamente oscure e sorrette da una voce a dir poco catacombale, fino a giungere ad un emozionante epilogo di soli sintetizzatori che fanno sognare ad occhi aperti grazie ad atmosfere finalmente lucenti e angeliche.
"Dol Guldur" è una marcia attraverso terre fantastiche, che possono essere luminose colline o tetre paludi. Va ascoltato con il cuore in mano, in modo da riuscire a reggere la sua programmatica ripetitività e monoliticità. Non si presta ad ascolti attenti e cerebrali, nè a fini elucubrazioni mentali: va preso così com'è, esattamente come quando si parte per un viaggio cercando l'avventura, e non tentando di definire tutto nei minimi particolari. Solo con quest'attitudine mentale si potrà comprendere appieno il valore di quest'ennesimo grande album dei Summoning. Senz'altro, gli amanti del fantasy troveranno pane per i propri denti.
01 - Angbands Schmieden (3:30)
02 - Nightshade Forests (10:48)
03 - Elfstone (10:51)
04 - Khazad Dúm (10:57)
05 - Kôr" (10:59)
06 - Wyrmvater Glaurung (3:05)
07 - Unto A Long Glory... (9:37)
08 - Over Old Hills (8:57)