Code666 Records, 2002 |
Se qualcuno mi facesse una domanda un po' insolita come "Qual è il disco più ostico, difficile e inafferrabile che conosci?", molto probabilmente dopo breve riflessione risponderei "'N Crugu Bradului" dei Negura Bunget.
All'alba della loro carriera, dopo aver pubblicato già due album di indubbio valore che avevano scosso la scena black metal mostrando un modo "diverso" di suonare questa musica, il gruppo rumeno crea quello che diventerà uno dei loro maggiori capolavori, uno status symbol della loro discografia che gli permetterà di ottenere buoni consensi di critica e pubblico, seppur nel proprio ridottissimo e settoriale ambito di ascolto. Il settorialismo è inevitabile per una band come i Negura Bunget, data la natura elitaria della loro proposta musicale: abbiamo infatti a che fare con un Black metal estremamente raffinato ed elaborato, dalle strutture complesse e talmente cangianti da perdere l'orientamento, con mille influenze differenti che vanno dal folklore tradizionale est - europeo (massicciamente presente) fino alla musica ambient (sporadica, ma importante nei suoi interventi), senza che si possa percepire il punto di giunzione tra le varie influenze: tutto è infatti compenetrato perfettamente, con eccellente maturità artistica. L'individualità di questo album, derivante in parti uguali dalla molteplicità di influenze e dal talento innovativo della band, è talmente spiccata che si fa fatica ad assimilarlo, sconfinando più volte in un territorio ammantato da nebbie eterne e nel quale oggetti e forme assumono nuove proporzioni, nuovi colori, nuovi riflessi. Più che un mero disco di black metal, "'N Crugu Bradului" è più simile ad una complessa esperienza di ricerca spirituale e di trascendenza ascetica.
Diviso in quattro tracce, ciascuna dalla durata superiore ai dodici minuti, il disco si presenta fin dai primi ascolti come una matassa inestricabile, e con il passare del tempo la sensazione migliora di poco: ci vuole un tempo molto lungo prima di poter dire di averci capito qualcosa. Io stesso, per quanto ci abbia provato, non sono ancora riuscito a scoprirne tutte le sfaccettature, e non riesco a memorizzarne i brani, che sfuggono dalla mia mente come anguille scivolose e mutaforma. Una produzione anch'essa indefinibile, che utilizza suoni secchi e crudi, sostiene composizioni dove succede di tutto: troviamo quattro inni sciamanici che virano e migrano come in un immenso caleidoscopio di forze arcane, che convergono e divergono senza sosta in spirali affascinanti e maestose. Non si tratta di sciamanismo riflessivo e solenne, ma piuttosto di tormentato spiritismo, un inquieto inseguire le vorticose evoluzioni del mondo spirituale. Le chitarre, spesso messe in secondo piano a favore delle ritmiche e degli arrangiamenti composti da strumenti tradizionali, tremolano e si contorcono in riff che sono l'antitesi dell'immediatezza, e che fanno una fatica estrema ad entrare in testa; rimarrà deluso chi volesse avvicinarsi ai Negura Bunget aspettandosi le consuete melodie irruente e immediate del classico black metal. Quella del combo rumeno è musica incorporea, fluttuante e in costante cambiamento, come un banco di nebbia che viene perturbato dalle correnti e sfuma costantemente in tutte le direzioni, a seconda di dove punta la nostra luce esplorativa. Perfino nelle sezioni più violente e veloci, che comunque non mancano, si fa fatica a ravvisare l'incisività che ci si aspetterebbe da una band black metal; aumenta la tensione, ma non si risolve mai, come un enigma lacerante che per essere risolto necessita di una chiave della quale nessuno conosce più l'ubicazione e la natura. Ciò è una dimostrazione di come il gruppo sappia rielaborare alla perfezione i canoni del genere, rendendoli incredibilmente personali ed efficaci.
Efficaci, perchè a dispetto di ciò che si potrebbe pensare da ciò che ho detto riguardo alla sua inafferrabile essenza, "'N Crugu Bradului" è tutt'altro che un disco inconsistente o artisticamente trascurabile. Non si riesce a coglierne la direzione, nè a carpirne i segreti, ma è proprio qui il suo fascino: la possibilità dell'ascoltatore di interpretarlo, mettendoci impegno e passione, senza che sia l'artista a fare tutto il lavoro di ideazione musicale e trasposizione in immagini. Con le loro melodie enigmatiche e nascoste, con le loro divagazioni ambient che disorientano i sensi, con le loro particolarissime dissonanze, con le loro armonie inusuali e i loro intrecci strumentali carichi di continua tensione, i Negura Bunget non creano nulla di definitivo: sta all'ascoltatore vivere la loro musica e darle un senso, sempre che si riesca a farlo. La genialità del disco sta proprio in questo, nel non voler imporre nulla, ma nel lasciarsi praticamente "attraversare" dalla sensibilità dell'ascoltatore, che potrà in questo modo adattare le impalpabili velleità del disco a proprio piacimento.
Tutto ciò, ovviamente, richiede un certo sforzo. "'N Crugu Bradului" non è un disco per tutti, così come i Negura Bunget non sono una band per tutti. Prendetevi il tempo necessario per fare vostro questo album, avvicinandovi ad esso con circospezione, tentando di capire da che parte prenderlo; e alla fine, senza che ve ne rendiate conto, esso entrerà a far parte di voi e si configurerà come uno dei più eclatanti e irripetibili esempi di musica moderna "colta". Per veri intenditori della musica, e non semplicemente per metallari appassionati di underground.
01 - I (12:11)
02 - II (13:21)
03 - III (15:12)
04 - IV (12:55)