Code666 Records, 2010 |
I Negura Bunget non sono certamente una band che le manda a dire: il loro black metal sfumato, complesso e dai risvolti esoterici ha incantato parecchie migliaia di ascoltatori nel corso della storia della band, iniziata nel lontano 1995. Come spesso succede alle band longeve, il gruppo è passato attraverso una costante evoluzione che ha progressivamente affinato e migliorato il suono e la raffinatezza dei dischi, parallelamente ai musicisti che via via sono stati persi per strada. Questo "Virstele Pamintului" si presenta come un disco estremamente cruciale per i Negura Bunget: dopo un solenne capolavoro come "Om", una fantastica riedizione del loro vecchio album "Maiastru Sfetnic" sotto il nome di "Maiestrit", e un cambio di line up così radicale da eliminare quasi tutti i membri della band ad eccezione del mastermind Negru, era lecito pensare che qualcosa sarebbe cambiato. Quando se ne vanno cinque musicisti su sei, è facile che il gruppo cambi faccia, a meno di non avere un leader particolarmente carismatico, che sappia tenere ancora le redini del gruppo. Probabilmente è proprio questa la caratteristica di Negru, in quanto il carattere musicale della band si è mantenuto pressochè intatto, ma senza dimenticarsi di migliorare ancora un po' il proprio livello qualitativo, che già era eccelso. Alla luce di un ascolto attento e reiterato nel tempo, infatti, posso affermare che "Virstele Pamintului" è probabilmente il lavoro più intenso e magistrale mai composto dalla band rumena.
Provate ad ascoltarlo mentre camminate in montagna, da soli, lungo una valle minacciosa che per tre quarti è coperta dalla nebbia. La pioggia si trattiene a fatica dal cadere, il vento ulula, le silenti pareti di roccia vi osservano malignamente, aspettando solo una vostra dimostrazione di debolezza per stritolarvi. Quest'esperienza, che io personalmente ho vissuto, è stata la scintilla che ha fatto scattare l'amore incondizionato verso questo album, così dannatamente perfetto da lasciare a bocca aperta. Dall'iniziale rituale messianico creato dai flauti di "Pamint", al malinconico epilogo della conclusiva "Intoarcerea Amurgului", i brividi freddi corrono sovente lungo la schiena, scatenati da atmosfere oscure e nebbiose, compenetrate da un carattere a metà tra il sacrale e il pagano, che richiama fortissimamente antichi rituali e terribili leggende ormai ricordate solo dagli spiriti del bosco. Come in ogni album dei Negura Bunget, l'ascolto non è semplice nè l'assimilazione è immediata: la grande varietà di strumenti, specialmente quelli estranei al metal (ad esempio i flauti di Pan, o gli strumenti a percussione tradizionali) e la complessità delle partiture sia a livello melodico / armonico sia a livello ritmico fanno sì che ad ogni nuovo ascolto si possa scoprire qualcosa di nuovo, qualcosa che è impossibile da cogliere inizialmente, ad un ascolto acerbo. Eppure, "Virstele Pamintului" affascina immediatamente con le sue melodie sempre inafferrabili ma contemporaneamente emozionanti, le sue progressioni mozzafiato (semplicemente incredibile ciò che accade dopo i primi minuti di "Arboree Lumi"), e soprattutto con i suoi break di pura atmosfera, dominati da fredde voci corali che declamano mantra oscuri nell'affascinante lingua rumena. Succede ad esempio nella breve "Umbra", che fa chiudere gli occhi e tremare le viscere, tanto intensa è la sua recitazione negromantica; ma anche nella visionaria introduzione di "Dacia Hiperboreana", con il suo ipnotismo di corde pizzicate e gelide tastiere che creano un nuovo substrato all'interno della coscienza, destinato a veicolare gli stati d'animo più nascosti e profondi. La stessa vibrante atmosfera di spiritualità occulta si respira nella strumentale "Jar", ancora più impalpabile ed eterea, anche se c'è da dire che rispetto ai dischi precedenti, questo "Virstele Pamintului" è forse un po' meno criptico e si lascia comprendere più volentieri, a differenza di dischi quasi inafferrabili come "N Crugu Bradului" e lo stesso "Om". Lo dimostra ad esempio un brano come "Ochiul Inimii", che nella sua apparente severità è tuttavia capace di pennellare melodie quasi folkloristiche, che richiamano una festa popolare in uno sperduto paesino dell'Est europeo. Il caleidoscopio di sensazioni evocate da questo album è un qualcosa di incredibile, e buona parte del merito va anche alla splendida interpretazione vocale di Corb e Ageru, che tra la folkloristica teatralità della voce pulita e la ruggente asprezza del growl creano vere e proprie magie.
Ogni brano cela dietro di sè una storia, un'emozione, un racconto di qualcosa di antico che è stato perduto e che adesso può rivivere per mano di questi straordinari musicisti, i quali trasformano semplici note in un'esperienza onnicomprensiva e spiritualmente appagante. Alla pari dei Wolves In The Throne Room, che rappresentano il versante occidentale della nuova corrente di black metal "intelligente" e spiritistico, i Negura Bunget si confermano maestri ineguagliati nel loro genere, un esempio per tutte le giovani band che intendono avventurarsi su questi territori. Se il black metal ha raggiunto livelli qualitativi così eccelsi, confermandosi come uno dei generi più in voga attualmente, è grazie ai gruppi come i Negura Bunget, che hanno saputo costruirsi una personalità forte e immediatamente riconoscibile con una musica di incredibile spessore.
01 - Pamint (6:58)
02 - Dacia Hiperboreana (8:52)
03 - Umbra (3:32)
04 - Ohiul Inimii (8:04)
05 - Chei De Roua (5:51)
06 - Cara De Dincolo De Negura (5:54)
07 - Jar (4:29)
08 - Arboree Lumi (7:37)
09 - Intoarcerea Amurgului (8:21)