Cyclone Empire, 2012 |
Indubbiamente, nel panorama doom - death i Saturnus sono una tra le band più capaci e interessanti, se non in assoluto la più capace e interessante; sono una di quelle band sulle quali si può sempre contare sapendo che non deluderanno mai, poiché è molto difficile che musicisti di affermata qualità si mettano a suonare musica scadente. Dopo l'ottimo "Veronika Decides To Die", manifesto del filone doom death più spiccatamente romantico e suadente, la band danese ritorna con questo "Saturn In Ascension" per dimostrare di essere ancora all'altezza della situazione. Verrebbe da dire "finalmente!", dato che sono trascorsi ben sei anni di completo silenzio: ma anche stavolta l'attesa è stata ripagata da una sfornata di assoluta qualità, grondante sentimento e passione da ogni poro.
Non troviamo grandi innovazioni in questo album, se lo confrontiamo con il precedente: troviamo semplicemente un nuovo, emozionante lavoro dei Saturnus, sempre con le sue melodie soliste da brivido, con la sua carica di tristezza lancinante e carica di pianti trattenuti, con la sua rocciosa voce in growl che squarcia il velo della dannazione, declamando versi poetici e sofferti. La sontuosa apertura ecclesiale di "Litany Of Rain" ci trasporta subito all'interno di una cattedrale maledetta, dove si prega non per la salvezza e la redenzione ultraterrena, ma per sfogare il proprio dolore inconsolabile, perfettamente simboleggiato da accordi possenti e una linea melodica che lascia una lenta scia di fiamme dietro di sè. Ricalcando un po' quella che fu la magnifica "I Long", il quintetto assembla fin da subito un brano magistrale, che si fa spazio tra esplosioni sentimentali e momenti preparatori, riflessivi, a volte permeati da una sottile tensione di fondo: ed è subito magia, di quella che scioglie il cuore in mille flutti roventi. La lead guitar, sempre riconoscibile e sostenuta dal consueto tappeto di strumenti radi e discreti, ha il compito di guidarci in mezzo a quest'odissea dolorosa, fino alla catarsi finale che ci conduce per mano a "Wind Torn", altro esempio di come le ficcanti melodie dei Saturnus siano capaci di tagliare in due le nostre difese emotive, insinuandosi nel cuore come delle lame magiche.
"A Lonely Passage" è un episodio acustico di notevole effetto che ha il compito di calmare le acque, inducendo profonde riflessioni e contatto col proprio sè spirituale, in modo da sopportare meglio l'irruenza di "A Father's Providence", unico episodio dinamico e ritmato del lotto. Pescando ancora una volta dalle strutture del precedente album, essa va a ricalcare l'irruenza e la volitiva rabbia di "Pretend", costituendo però un unicum nel corso del disco. La successiva "Mourning Sun", che riporta le coordinate sulla consueta lentezza, è un normale brano in stile Saturnus che però non aggiunge nulla al disco, e che rappresenta forse l'unico momento debole dell'album, per quanto se fosse stato scritto da una qualsiasi doom band emergente sarebbe stato additato subito come capolavoro. Decisamente meglio il secondo episodio acustico che arriva subito dopo, e che risponde al nome di "Call Of The Raven Moon": la delicatezza degli strumenti, in particolare della chitarra classica, raggiunge qui dei livelli mirabili, con melodie commoventi che si insinuano nell'anima con una forza gentile ma al contempo impossibile da fermare. E siamo giunti agli ultimi due brani, che racchiudono il meglio che questo "Saturn In Ascension" ha da offrire: mentre "Forest Of Insomnia" si muove per lunghi minuti su sonorità preparatorie per poi esplodere in momenti melodici da crepacuore e in un lungo assolo finale tra i più emozionanti che io abbia mai sentito, "Between" porta alle estreme conseguenze il romanticismo disperato della band, condensandolo in un'accoppiata violino - chitarra da lacrime, che chiude il disco come una scia di luce ondeggiante tra un mare di ciliegi fioriti. Del tutto fuori luogo, invece, la bonus track inclusa nell'edizione digipak: grezza e acerba, risalente ai primissimi demo della band, non trova nè il contesto nè tantomeno la posizione adatta per farsi apprezzare, per cui consiglio vivamente di interrompere l'ascolto al termine della sofferta epopea di "Between".
"A Lonely Passage" è un episodio acustico di notevole effetto che ha il compito di calmare le acque, inducendo profonde riflessioni e contatto col proprio sè spirituale, in modo da sopportare meglio l'irruenza di "A Father's Providence", unico episodio dinamico e ritmato del lotto. Pescando ancora una volta dalle strutture del precedente album, essa va a ricalcare l'irruenza e la volitiva rabbia di "Pretend", costituendo però un unicum nel corso del disco. La successiva "Mourning Sun", che riporta le coordinate sulla consueta lentezza, è un normale brano in stile Saturnus che però non aggiunge nulla al disco, e che rappresenta forse l'unico momento debole dell'album, per quanto se fosse stato scritto da una qualsiasi doom band emergente sarebbe stato additato subito come capolavoro. Decisamente meglio il secondo episodio acustico che arriva subito dopo, e che risponde al nome di "Call Of The Raven Moon": la delicatezza degli strumenti, in particolare della chitarra classica, raggiunge qui dei livelli mirabili, con melodie commoventi che si insinuano nell'anima con una forza gentile ma al contempo impossibile da fermare. E siamo giunti agli ultimi due brani, che racchiudono il meglio che questo "Saturn In Ascension" ha da offrire: mentre "Forest Of Insomnia" si muove per lunghi minuti su sonorità preparatorie per poi esplodere in momenti melodici da crepacuore e in un lungo assolo finale tra i più emozionanti che io abbia mai sentito, "Between" porta alle estreme conseguenze il romanticismo disperato della band, condensandolo in un'accoppiata violino - chitarra da lacrime, che chiude il disco come una scia di luce ondeggiante tra un mare di ciliegi fioriti. Del tutto fuori luogo, invece, la bonus track inclusa nell'edizione digipak: grezza e acerba, risalente ai primissimi demo della band, non trova nè il contesto nè tantomeno la posizione adatta per farsi apprezzare, per cui consiglio vivamente di interrompere l'ascolto al termine della sofferta epopea di "Between".
Date a questa band il tempo sufficiente per scrivere la musica che vogliono, e vi restituiranno sempre album intensi e ispirati come questo: per cui perdoniamoli se sono stati lontani dalle scene per così tanto tempo, e perdoniamogli anche l'indiscutibile fatto che "Saturn In Ascension" è un "Veronika Decides To Die II" e niente più. Come si fa ad avercela con i Saturnus, anche se hanno un po' ricalcato quello che fu il loro precedente e acclamatissimo album? La qualità e la bellezza della musica sono a livelli così alti che l'acclamazione diventa l'unica accoglienza possibile. "Saturn In Ascension" è un nuovo grande album, forse un po' prolisso e limabile in alcuni punti, ma indiscutibilmente in grado di polverizzare la quasi totalità delle produzioni doom death odierne e di riconfermare i Saturnus come il meglio del meglio nel loro campo.
Amabile, elegante, sconsolato: la colonna sonora perfetta per le vostre sofferenze di tutti i giorni.
Amabile, elegante, sconsolato: la colonna sonora perfetta per le vostre sofferenze di tutti i giorni.
01 - Litany Of Rain (10:03)
02 - Wind Torn (8:49)
03 - A Lonely Passage (5:28)
04 - A Fathers Providence (5:09)
05 - Mourning Sun (10:26)
06 - Call Of The Raven Moon (7:30)
07 - Forest Of Insomnia (10:11)
08 - Between (11:11)