Metal Blade, 1998 |
Così debuttavano ufficialmente con il loro primo full - length gli svedesi Amon Amarth, diventati negli anni (anzi nei decenni, dato che sono nati nel 1992) uno tra i gruppi più conosciuti e universalmente apprezzati nel panorama death metal melodico di stampo viking. Nonostante la band non si sia mai professata viking metal, anzi abbia sempre ribadito che secondo loro i vichinghi in senso stretto non c'entrano nulla col metal, le loro tematiche sono comunque legate alla storia norrena, e il caratteristico sound a metà tra il ruvido e il melodioso è indubbiamente molto adatto a descrivere le feroci battaglie e gli epici viaggi che compivano gli uomini del Nord.
"Amon Amarth", che significa "Monte Fato", è a tutt'oggi un indiscusso capolavoro della scena death melodico svedese, seminale esempio di ferocia battagliera trasformata in musica, una ferocia che squarcia le carni come una possente ascia bipenne, ma che sa venarsi anche di una sottile malinconia e di una drammaticità fuori dal comune. Non si tratta di un assalto rabbioso e nichilista come quello dei conterranei At The Gates, bensì di puro furore epico, come se un migliaio di uomini urlanti, armati di lance e spade, stessero correndo tutti assieme incontro ad un'altro esercito di eguale grandezza, pronti a combattere per la propria vita e per il proprio onore. Diretto, scarno, crudo e con poche concessioni ai fronzoli, "Amon Amarth" è una successione di brani uno più esaltante dell'altro. L'irruenta e celebre "Ride For Vengeance" apre le danze con un ritmo schiacciasassi, sostenuto dai ruggiti poderosi di Johan Hegg, cantante che fa tremare le casse dello stereo con la sua potenza vocale. Assoli di chitarra memorabili e fiammeggianti, che hanno reso famosi gli Amon Amarth, non passano mai inosservati, così come non passano inosservati i brani che hanno fatto la storia del gruppo: "The Dragon's Flight Across The Waves" è un episodio imponente e carico di solennità, "Without Fear" alterna sprazzi di furia cieca a melodie supplicanti la grazia, mentre la mirabile title track "Amon Amarth" racconta la storia di una battaglia minuto per minuto, sviluppandosi lentamente su numerose variazioni tematiche che la portano ad essere via via sempre più intensa e celebrativa, fino a concludere con un meraviglioso assolo, dal piglio addolorato e pervaso da una malinconia lancinante. Ogni brano è a suo modo un piccolo classico, un epitaffio di un'antica guerra che viene condensato in suoni distorti e tremolanti, conditi da ritmi martellanti e incandescenti. Anche nei testi possiamo ritrovare la stessa grandeur evidenziata dagli strumenti: si parla sempre di colossali battaglie e imprese sovrumane, compiute da una popolazione inarrestabile e fiera, che avrebbe terrorizzato e dominato una vasta parte del mondo per lungo tempo.
Dispiace vedere che ormai gli Amon Amarth si siano ridotti a produrre musica come in una catena di montaggio, cedendo alla facile orecchiabilità che svuota di senso perfino le chitarre distorte e il growl. Gli Amon Amarth degni di essere ricordati sono questi, che infliggevano colpi mortali e si facevano strada tra i cadaveri con fierezza, ben consapevoli che le loro armi erano le più affilate e potenti che ci fossero. Nello specifico, senza usare vere spade e asce, ma solo quattro strumenti in croce, chiamati a tirar fuori tutto il potenziale di cui sono capaci e a riempire le nostre orecchie con un sound massiccio, avvolgente e carico di melodia che marchia a fuoco con la sua fiera e malinconica bellezza. Un disco che nel bene e nel male ogni appassionato di musica Metal deve conoscere.
01 - Ride For Vengeance (4:31)
02 - The Dragon's Flight Across The Waves (4:35)
03 - Without Fear (4:51)
04 - Victorious March (7:56)
05 - Friends Of The Suncross (4:44)
06 - Abandoned (6:02)
07 - Amon Amarth (8:08)
08 - Once Sent From The Golden Hall (4:11)