Non parlate. Umani, stupidi umani, voi e il vostro gene della morte avete inghiottito il mondo. Siete così deboli e patetici...errare è umano, ma sognare è futile: voi invece continuate a vivere secondo i vostri “valori” procreando nuova distruzione, e uccidendo la luce finché sarete giunti alla distruzione finale di tutta la dignità. Se solo potessi vomitare su di voi, umani...non parlate. Ma questa non può essere la fine...rabbia, rabbia contro la morte della luce! E rivalutazione di tutti i valori!
Ok, forse mi sono lasciato prendere un po’ la mano, ma non mi sembra poi così improbabile che sia proprio questo ciò che gli apocalittici Anaal Nathrakh vogliono urlarci da dietro gli incomprensibili versi lancinanti di V.I.T.R.I.O.L. e dalla suggestiva tracklist. Ma andiamo per ordine. Siamo in Gran Bretagna, la terra dei bastian contrario: gente che guida sul lato sbagliato della strada, unità di misura fantasiose che usano solo loro, colazione e pranzo invertiti di ruolo. Ma se nei costumi quotidiani queste singolari usanze fanno degli inglesi un popolo curioso da scimmiottare simpaticamente, il loro riflesso nella musica è di notevole spessore: la Gran Bretagna non sforna molte band Metal, ma quelle che sforna sono spesso di grande qualità e di indiscussa personalità, dedite ad uno stile del tutto personale che è impossibile rintracciare in altri gruppi - basti pensare ad esempio a Cradle Of Filth, Akercocke, Esoteric, Fen, The Axis Of Perdition, Caïna. Gli Anaal Nathrakh sono per l’appunto una band inglese, e anch’essi sono unici e irripetibili. Per la verità gli Anaal Nathrakh, duo composto da V.I.T.R.I.O.L. come cantante e Irrumator come polistrumentista, non sono una novità assoluta: il loro esordio discografico risale a tre anni prima col full-length The Codex Necro, album che metteva già bene in luce quelle che sono le principali attitudini della band: un’inedita devastante fusione di Black Metal e Grind con qualche vago barlume di musica elettronica, disfattista e allucinante, annichilente e nera come la pece. Dopo un EP più lungo nel titolo che nella durata ecco che il duo di Birmingham torna a farsi vivo col suo secondo full-length, Domine Non Es Dignus, un disco uscito addirittura per la Season Of Mist che riprende in tutto e per tutto la direzione musicale dell’esordio. Qui non troverete grosse novità - se non forse un sound più potente -, ma tanta rabbia nichilista e voglia di devastazione: questi sono gli Anaal Nathrakh, capaci di passare da riff selvaggiamente arruffati a ritornelli in clean - vedi la superba Do Not Speak e This Cannot Be The End -, dalle diffuse sfuriate Grind ad inserti d’atmosfera come in To Err Is Human, To Dream - Futile.
Ci tengo a sottolineare che questa band non si inventa proprio niente dal punto di vista del songwriting: la sua immensa abilità sta piuttosto nell’impatto sonoro, nell’inaudita originalità della proposta musicale, nell’indiscernibile annichilente stile vocale. Nondimeno gli Anaal Nathrakh sono una band che va ascoltata almeno una volta nella vita, a prescindere da quelle che sono le vostre preferenze musicali, prima che la bieca mietitrice vi prenda con la sua ossuta mano e vi conduca altrove.
01 - I Wish I Could Vomit Blood On You...People (1:51)
02 - The Oblivion Gene (3:06)
03 - Do Not Speak (5:33)
04 - Procreation Of The Wretched (4:35)
05 - To Err Is Human, To Dream - Futile (3:47)
06 - Revaluation Of All Values (4:09)
07 - The Final Destruction Of Dignity (3:33)
08 - Swallow The World (3:59)
09 - This Cannot Be The End (6:24)
10 - Rage, Rage Against The Dying Of The Light (4:25)