BadMoodMan Records, 2008 |
Orientarsi nella discografia di Vinterriket, artista tedesco dedito ad una commistione tra black metal e dark ambient, è praticamente impossibile. Nel momento in cui scrivo questa recensione, tra demo, split, album interi, extended play, vinili e quant'altro si contano in totale cinquantotto pubblicazioni a suo nome, a partire dall'anno 2000. Qualcuno potrebbe dire: la qualità è meglio della quantità. Verissimo, certo: è ben difficile che, ad un tale ritmo di lavoro si possano sfornare sempre buoni album, prima o poi è inevitabile che ci siano cali di tono. Vinterriket è stato capace, in passato, di creare musica davvero evocativa e interessante, quando fondeva le gelide e taglienti sonorità del black metal con le tastiere più melliflue e avvolgenti, che ricreavano alla perfezione le atmosfere invernali, fatte di alberi avvizziti, aria limpida e fredda, grandi paesaggi imbiancati e cristalli di ghiaccio che cadono dal cielo con rassegnata lentezza; ma non posso certo dire che questo nuovo maxi - EP sia uno dei suoi migliori lavori.
Anche qui suona le stesse cose che suonava in precedenza, dedicandosi però al solo dark ambient senza contaminazioni di altro genere. Il risultato è che in questa maxi traccia troviamo solamente una tastiera che suona note ovattate e prolungate allo sfinimento, con in sottofondo i suoni della natura, senza nemmeno una parvenza di un qualcosa che si possa assimilare ad una linea melodica. Basta, tutto qui. Se nell'atmosfera giusta una tale musica potrebbe risultare conciliante ed evocativa (per esempio, camminando da soli a fianco di un lago ghiacciato in Alaska), in situazioni normali tutto si traduce in un viaggio mentale piuttosto noioso, o comunque soporifero. Non c'è una variazione che si senta chiaramente, non c'è un momento di novità, non c'è progressione, o se c'è è così lenta da risultare impercettibile. Questo è uno di quegli album paradossali, che si ascoltano con perplessità, per poi dire, una volta finito: "Ma dov'è la musica? Era tutto qui?". Solo dopo si realizza che quello che propone Vinterriket in un lavoro come questo è più che altro uno stato mentale, ben poco assimilabile ad un vero e proprio album. Il disco sarebbe infatti potuto continuare all'infinito, e solo una qualche forma di autolimitazione ha fatto scegliere a Vinterriket di interromperlo subito dopo lo scoccare del quarantesimo minuto. C'è da dire che buona parte dei dischi di Vinterriket potrebbero essere descritti dalla medesima recensione: la differenza sta solamente in quanto bene gli sia riuscito ogni lavoro, perchè la ricetta alla fine è sempre uguale.
Ritengo che questo sia un disco buono come sottofondo, o come strumento per cadere in trance e addormentarsi senza sonniferi, ma non può essere considerato un pezzo interessante di musica. I fan del dark ambient troveranno ciò che cercano nella ripetizione pedissequa e implacabile delle trame di "Zeit-Los:Laut-Los", e chi apprezza Vinterriket potrà gustarsi la sua ennesima fatica, ma chi vuole avvicinarsi al dark ambient lo faccia con qualcosa di più fruibile. Il rischio in quel caso sarebbe di convincersi che il dark ambient è necessariamente noioso e soporifero, dato che questo album non aiuta a pensare il contrario.
Anche qui suona le stesse cose che suonava in precedenza, dedicandosi però al solo dark ambient senza contaminazioni di altro genere. Il risultato è che in questa maxi traccia troviamo solamente una tastiera che suona note ovattate e prolungate allo sfinimento, con in sottofondo i suoni della natura, senza nemmeno una parvenza di un qualcosa che si possa assimilare ad una linea melodica. Basta, tutto qui. Se nell'atmosfera giusta una tale musica potrebbe risultare conciliante ed evocativa (per esempio, camminando da soli a fianco di un lago ghiacciato in Alaska), in situazioni normali tutto si traduce in un viaggio mentale piuttosto noioso, o comunque soporifero. Non c'è una variazione che si senta chiaramente, non c'è un momento di novità, non c'è progressione, o se c'è è così lenta da risultare impercettibile. Questo è uno di quegli album paradossali, che si ascoltano con perplessità, per poi dire, una volta finito: "Ma dov'è la musica? Era tutto qui?". Solo dopo si realizza che quello che propone Vinterriket in un lavoro come questo è più che altro uno stato mentale, ben poco assimilabile ad un vero e proprio album. Il disco sarebbe infatti potuto continuare all'infinito, e solo una qualche forma di autolimitazione ha fatto scegliere a Vinterriket di interromperlo subito dopo lo scoccare del quarantesimo minuto. C'è da dire che buona parte dei dischi di Vinterriket potrebbero essere descritti dalla medesima recensione: la differenza sta solamente in quanto bene gli sia riuscito ogni lavoro, perchè la ricetta alla fine è sempre uguale.
Ritengo che questo sia un disco buono come sottofondo, o come strumento per cadere in trance e addormentarsi senza sonniferi, ma non può essere considerato un pezzo interessante di musica. I fan del dark ambient troveranno ciò che cercano nella ripetizione pedissequa e implacabile delle trame di "Zeit-Los:Laut-Los", e chi apprezza Vinterriket potrà gustarsi la sua ennesima fatica, ma chi vuole avvicinarsi al dark ambient lo faccia con qualcosa di più fruibile. Il rischio in quel caso sarebbe di convincersi che il dark ambient è necessariamente noioso e soporifero, dato che questo album non aiuta a pensare il contrario.
01 - Zeit-Los:Laut-Los (40:10)