20 Buck Spin, 2009 |
Il 2008 aveva visto l’esordio di una nuova grande band, i Krallice, che col loro album omonimo avevano contribuito ad aggiungere nuova linfa vitale e nuove idee alla scena Black Metal americana, anche se per la verità non si può parlare di vero e proprio Black Metal. A un solo anno di distanza ecco comparire su full-length anche i Liturgy, loro conterranei e addirittura concittadini newyorkesi, band capitanata dal cantante e chitarrista HHH (no, non il wrestler) alias Hunter Hunt-Hendrix che si presenta al grande pubblico con questo Renihilation dopo aver pubblicato un piccolo EP intitolato Immortal Life nell’anno precedente.
Non sono uno che ama molto i paragoni, ma ci sono alcuni casi in cui essi si impongono in modo del tutto naturale e inevitabile, e questo è uno di quelli: la proposta musicale dei Liturgy si presenta tremendamente simile a quella dei succitati Krallice. La tecnica chitarristica alle mie orecchie profane appare in certi punti estremamente simile, per non dire quasi identica; lo stile ritmico è praticamente lo stesso, e altrettanto si può dire dello spettacolare scream esasperato di Hunter, che è quantomeno analogo a quello di Mick Barr dei Krallice nonostante in certi punti tenda quasi al Depressive Black. Alla luce di tutto ciò non credo proprio che sia un caso che le registrazioni di Renihilation siano state curate proprio da Colin Marston, cofondatore dei Krallice insieme a Barr. In definitiva non so dirvi se i Krallice abbiano influenzato i Liturgy o se i Liturgy abbiano influenzato i Krallice, dato che questi sono arrivati prima a pubblicare un full-length ma quelli si sono formati con due anni di anticipo; so però che lo stile delle due band presenta parecchi punti di contatto e si configura come un Avantgarde Black Metal futuristico e un po’ alieno.
Dopo un ascolto più attento ci si accorge però che i Liturgy suonano al tempo stesso tremendamente diversi dai Krallice. Niente pezzi ben strutturati, duraturi e snodati, a tratti progressivi e con un’evoluzione ben precisa, ma solo brani compressi, istintivi e selvaggi, in cui l’estremo chaos strumentale impedisce di respirare; più che brani ben pianificati sembrano sfoghi violenti improvvisati, effimeri e carichi di pathos che zampilla dalle melodie caotiche e struggenti caratteristiche dell’intero album. E in un simile garbuglio sonoro sono davvero azzeccati i quattro intermezzi strumentali senza titolo, quattro episodi sperimentali più pacati perfettamente contestualizzati con l’atmosfera aliena del resto dell’album. Inoltre nei riff e nella produzione dei Liturgy si scorgono pesanti tracce di Black vecchio stampo, tipo quello dei primi Immortal per capirci; basta ascoltare ad esempio Arctica, Mysterium o Ecstatic Rite per convincersene, mentre la musica dei Krallice ha in realtà poco o niente a che vedere col Black Metal old school. I Liturgy sono quindi riusciti ad ispirarsi fortemente senza però copiare, creando una sorta di fusione alchemica tra avanguardia e old school, quasi una reinvenzione del Black Metal più classico e rozzo proiettato in una nuova dimensione - un Trascendental Black Metal, come lo chiama Hunter Hunt-Hendrix.
Caotico, grezzo, futuristico e istintivo: questa è l’istantanea migliore che mi viene in mente per descrivere Renihilation. Ma soprattutto estremo fino all’inverosimile, fino ad asfissiare, così veloce da travolgere persino sé stesso. Ed è così che fiorisce un’altra band molto interessante, da tenere d’occhio seriamente per quanto riguarda i prossimi anni.
01 - [Untitled] (01:54)
02 - Pagan Dawn (05:47)
03 - Mysterium (04:43)
04 - [Untitled] (00:57)
05 - Ecstatic Rite (04:43)
06 - Arctica (04:40)
07 - [Untitled] (01:51)
08 - Beyond the Magic Forest (03:24)
09 - [Untitled] (02:19)
10 - Behind the Void (04:18)
11 - Renihilation (04:04)
Non sono uno che ama molto i paragoni, ma ci sono alcuni casi in cui essi si impongono in modo del tutto naturale e inevitabile, e questo è uno di quelli: la proposta musicale dei Liturgy si presenta tremendamente simile a quella dei succitati Krallice. La tecnica chitarristica alle mie orecchie profane appare in certi punti estremamente simile, per non dire quasi identica; lo stile ritmico è praticamente lo stesso, e altrettanto si può dire dello spettacolare scream esasperato di Hunter, che è quantomeno analogo a quello di Mick Barr dei Krallice nonostante in certi punti tenda quasi al Depressive Black. Alla luce di tutto ciò non credo proprio che sia un caso che le registrazioni di Renihilation siano state curate proprio da Colin Marston, cofondatore dei Krallice insieme a Barr. In definitiva non so dirvi se i Krallice abbiano influenzato i Liturgy o se i Liturgy abbiano influenzato i Krallice, dato che questi sono arrivati prima a pubblicare un full-length ma quelli si sono formati con due anni di anticipo; so però che lo stile delle due band presenta parecchi punti di contatto e si configura come un Avantgarde Black Metal futuristico e un po’ alieno.
Dopo un ascolto più attento ci si accorge però che i Liturgy suonano al tempo stesso tremendamente diversi dai Krallice. Niente pezzi ben strutturati, duraturi e snodati, a tratti progressivi e con un’evoluzione ben precisa, ma solo brani compressi, istintivi e selvaggi, in cui l’estremo chaos strumentale impedisce di respirare; più che brani ben pianificati sembrano sfoghi violenti improvvisati, effimeri e carichi di pathos che zampilla dalle melodie caotiche e struggenti caratteristiche dell’intero album. E in un simile garbuglio sonoro sono davvero azzeccati i quattro intermezzi strumentali senza titolo, quattro episodi sperimentali più pacati perfettamente contestualizzati con l’atmosfera aliena del resto dell’album. Inoltre nei riff e nella produzione dei Liturgy si scorgono pesanti tracce di Black vecchio stampo, tipo quello dei primi Immortal per capirci; basta ascoltare ad esempio Arctica, Mysterium o Ecstatic Rite per convincersene, mentre la musica dei Krallice ha in realtà poco o niente a che vedere col Black Metal old school. I Liturgy sono quindi riusciti ad ispirarsi fortemente senza però copiare, creando una sorta di fusione alchemica tra avanguardia e old school, quasi una reinvenzione del Black Metal più classico e rozzo proiettato in una nuova dimensione - un Trascendental Black Metal, come lo chiama Hunter Hunt-Hendrix.
Caotico, grezzo, futuristico e istintivo: questa è l’istantanea migliore che mi viene in mente per descrivere Renihilation. Ma soprattutto estremo fino all’inverosimile, fino ad asfissiare, così veloce da travolgere persino sé stesso. Ed è così che fiorisce un’altra band molto interessante, da tenere d’occhio seriamente per quanto riguarda i prossimi anni.
01 - [Untitled] (01:54)
02 - Pagan Dawn (05:47)
03 - Mysterium (04:43)
04 - [Untitled] (00:57)
05 - Ecstatic Rite (04:43)
06 - Arctica (04:40)
07 - [Untitled] (01:51)
08 - Beyond the Magic Forest (03:24)
09 - [Untitled] (02:19)
10 - Behind the Void (04:18)
11 - Renihilation (04:04)