Osmose Productions, 2000 |
Una basilica in fiamme, figure demoniache che discendono dai cieli e un famelico capro che svetta vittorioso sulle spoglie delle superstiziose credenze che furono e che ancora si ostinano a fingere di essere, simboleggiate dalla disperazione di un parroco in vana supplica: non poteva esserci modo migliore per i titanici Vital Remains di tornare nel 2000 col loro quarto full-length, Dawn Of The Apocalypse, e inaugurare così il nuovo millennio.
I Vital Remains sono una Death Metal band atipica, nel senso che pur suonando un Death classico al 100% si producono in brani lunghi ed epici, che spesso e volentieri si spingono ben oltre i sette/otto minuti di durata. Se nei loro primi dischi questa tendenza non era ancora del tutto esplicita ed inquadrata, fu solo Forever Underground (1997) che la ripropose con piena convinzione, e toccò a Dawn Of The Apocalypse consolidarla definitivamente. Per questo motivo se mai avrete la fortuna di ritrovarvi tra le mani questo discone, e se deciderete di farlo danzare nello stereo di casa vostra, verrete investiti da un Death Metal classico, quadrato e molto spinto, ma al tempo stesso longevo con un che di biblico, arcaico, distruttivo, grazie anche agli evocativi intermezzi strumentali e all’uso occasionale di toccanti chitarre acustiche. Brani lunghi e pazzescamente epici che consistono delle imperiture cavalcate del leader Tony Lazaro sui blastbeats del martellante Dave Suzuki, riff su riff, colpo su colpo tra growl e scream di un ottimo Joe Lewis, con tanta varietà ma al tempo stesso abbastanza lineari da trasportare la mente fino a ritrovarsi dinnanzi ad un blasfemo tribunale dell’Inquisizione sul quale svetta un capro con due lunghe corna che coi suoi occhi di fuoco punta inesorabilmente il dito contro la Chiesa Cattolica, macchiatasi le mani reiteratamente di un imperdonabile arretramento culturale, di aver facilitato il diffondersi delle nevrosi, con le sue promesse disattese e le sue illusioni deliranti, ma soprattutto rea di empietà nei confronti del raziocinio. Vi sembrerà di trovarvi lì, dinnanzi a questo tribunale, il giorno in cui finalmente la devastazione della razionalità e dell’individualismo perorati dalla Chiesa Cattolica avranno fine con la dissoluzione della stessa - l’alba dell’apocalisse. Che tale alba coincida davvero con l’alba del ventesimo secolo? Che fosse questo il reale messaggio che i Vital Remains vollero comunicarci attraverso il loro quarto sigillo, Dawn Of The Apocalypse? Questa intuizione non fa altro che aggiungere gusto al già godereccio Death Metal blasfemo che i Vital Remains ci somministrano fieramente.
Dawn Of The Apocalpyse rappresenta un ulteriore miglioramento da parte di una band che non subì per nulla la crisi creativa che travolse molte delle maggiori band Death Metal verso metà degli anni ’90, e che anzi per tutto tale periodo si migliorò costantemente fino ad arrivare ad inaugurare il nuovo millennio con questo grande disco, uno dei più belli in assoluto che io conosca in ambito Death Metal nudo e crudo. Un nuovo millennio che poi portò alla band ulteriore linfa vitale e devastante distruttività, anche se questa è un’altra (fantastica) storia...
01 - Intro (00:48)
02 - Black Magick Curse (08:46)
03 - Dawn Of The Apocalypse (08:48)
04 - Sanctity In Blasphemous Ruin (08:39)
05 - Came No Ray Of Light (00:53)
06 - Flag Of Victory (09:10)
07 - Behold The Throne Of Chaos (08:47)
08 - The Night Has A Thousand Eyes (03:43)
09 - Société Des Luciferiens (09:05)
I Vital Remains sono una Death Metal band atipica, nel senso che pur suonando un Death classico al 100% si producono in brani lunghi ed epici, che spesso e volentieri si spingono ben oltre i sette/otto minuti di durata. Se nei loro primi dischi questa tendenza non era ancora del tutto esplicita ed inquadrata, fu solo Forever Underground (1997) che la ripropose con piena convinzione, e toccò a Dawn Of The Apocalypse consolidarla definitivamente. Per questo motivo se mai avrete la fortuna di ritrovarvi tra le mani questo discone, e se deciderete di farlo danzare nello stereo di casa vostra, verrete investiti da un Death Metal classico, quadrato e molto spinto, ma al tempo stesso longevo con un che di biblico, arcaico, distruttivo, grazie anche agli evocativi intermezzi strumentali e all’uso occasionale di toccanti chitarre acustiche. Brani lunghi e pazzescamente epici che consistono delle imperiture cavalcate del leader Tony Lazaro sui blastbeats del martellante Dave Suzuki, riff su riff, colpo su colpo tra growl e scream di un ottimo Joe Lewis, con tanta varietà ma al tempo stesso abbastanza lineari da trasportare la mente fino a ritrovarsi dinnanzi ad un blasfemo tribunale dell’Inquisizione sul quale svetta un capro con due lunghe corna che coi suoi occhi di fuoco punta inesorabilmente il dito contro la Chiesa Cattolica, macchiatasi le mani reiteratamente di un imperdonabile arretramento culturale, di aver facilitato il diffondersi delle nevrosi, con le sue promesse disattese e le sue illusioni deliranti, ma soprattutto rea di empietà nei confronti del raziocinio. Vi sembrerà di trovarvi lì, dinnanzi a questo tribunale, il giorno in cui finalmente la devastazione della razionalità e dell’individualismo perorati dalla Chiesa Cattolica avranno fine con la dissoluzione della stessa - l’alba dell’apocalisse. Che tale alba coincida davvero con l’alba del ventesimo secolo? Che fosse questo il reale messaggio che i Vital Remains vollero comunicarci attraverso il loro quarto sigillo, Dawn Of The Apocalypse? Questa intuizione non fa altro che aggiungere gusto al già godereccio Death Metal blasfemo che i Vital Remains ci somministrano fieramente.
Dawn Of The Apocalpyse rappresenta un ulteriore miglioramento da parte di una band che non subì per nulla la crisi creativa che travolse molte delle maggiori band Death Metal verso metà degli anni ’90, e che anzi per tutto tale periodo si migliorò costantemente fino ad arrivare ad inaugurare il nuovo millennio con questo grande disco, uno dei più belli in assoluto che io conosca in ambito Death Metal nudo e crudo. Un nuovo millennio che poi portò alla band ulteriore linfa vitale e devastante distruttività, anche se questa è un’altra (fantastica) storia...
01 - Intro (00:48)
02 - Black Magick Curse (08:46)
03 - Dawn Of The Apocalypse (08:48)
04 - Sanctity In Blasphemous Ruin (08:39)
05 - Came No Ray Of Light (00:53)
06 - Flag Of Victory (09:10)
07 - Behold The Throne Of Chaos (08:47)
08 - The Night Has A Thousand Eyes (03:43)
09 - Société Des Luciferiens (09:05)