Lethal Records, 1993 |
Questi qui sono fuori di testa.
Sound esile e gracchiante, growl urlato, a tratti quasi vomitato in perfetta tradizione Old School Death Metal, strilli disumani, clean fievole e malaticcio, uso avanguardistico delle tastiere nell’ambito del Metal estremo, tra cui l’organo da funerale, atmosfere macabre, orrorifiche, finanche tribali, toni plumbei e andamento pachidermico. Quello che ci propongono gli Unholy col loro album d’esordio è pazzesco: sembra di ascoltare una musica appestata, lebbrosa, e che con la salute fisica ha perduto anche il senno. E poi partono delle sfuriate senza il minimo preavviso che altrettanto velocemente si arrestano, come accade in Creative Lunacy; oppure così, dal nulla, saltano fuori delle parentesi melodiche che lasciano a bocca aperta, magistrali quelle di Alone e Colossal Vision.
Vi piacciono i desolanti Shape Of Despair? Amate gli oscuri Evoken? Siete fan accaniti degli introspettivi Skepticism? Ebbene, tutto ciò proietta le proprie radici nelle tenebre, è sgusciato fuori “From The Shadows”, dato che, da quanto ho avuto modo di ricostruire, gli Unholy, questi insani macabri finlandesi, questi feticisti del raccapriccio, furono credo i primi in assoluto a gettare le basi di quella bestia grama che diverrà poi negli anni il Funeral Doom Metal. E poco importa se nei successivi sviluppi essi si atterranno maggiormente a quello che oggi chiamiamo Doom/Death Metal, così come poco importa se il genere di From The Shadows è più che altro un Old School Death Metal tremendamente rallentato e infarcito di atmosfera, perché in esso sono rintracciabili tutti gli elementi sufficienti ad additarli come i responsabili dell’apertura del Vaso di Pandora dal quale fuoriuscì quell’avventura squisitamente disgraziata che è il Funeral Doom. Gli Unholy sono Pandora, e From The Shadows è il vaso donatogli da Zeus; il male che esso sprigionò diede probabilmente i natali alle losche figure degli Skepticism, degli Evoken, degli Shape Of Despair e di tutti gli altri - anche i Thergothon, generalmente additati come i padri del Funeral Doom, probabilmente passarono di qui, dato che molti dei brani degli Unholy erano già comparsi su alcune demo datate 1990. L’impresa che ha compiuto questa band pare fortemente ripercorrere, per pazzia e lungimiranza, le gesta di band come Black Sabbath e Candlemass, anche se il risultato è stato credo ancora più tragico.
Ma la follia di questa band non è semplicemente una miscompresa lucida lungimiranza; è follia autentica. Come può un album così importante e fondamentale contenere brani assolutamente geniali e incommensurabili come Alone, Gray Blow, Creative Lunacy e Colossal Vision al pari della clamorosa inerzia degli altri cinque, che oscillano pericolosamente tra un annichilente disfattismo e una piatta mediocrità? Sembra quasi incredibile che sia stata la stessa band a scriverli, e addirittura a metterli nello stesso album; eppure è così. Se negli uni appaiono soluzioni degne del migliore estro creativo, negli altri non succede nulla dal primo all’ultimo minuto, e laddove nei primi si coglie un vivo impulso attivo i secondi non sono altro che uno stanco affascinante trascinarsi verso la fine, un prendere parte ad una tetra marcia funebre verso la definitiva sepoltura - su tutte la tremenda The Trip Was Infra Green. Questa paradossale coesistenza dell’alto e del basso, del pieno e del vuoto, del vivo e del morto è frutto di una vistosa immaturità artistica da parte degli Unholy di allora, immaturità che però in questo caso contribuisce a plasmarne l’immagine ed accrescerne l’alone di mistero, di pazzia, di visionarietà.
In definitiva From The Shadows è un album folle e insano sotto ogni punto di vista, è quel Vaso di Pandora che i tanti detrattori del Funeral Doom Metal vorrebbero non fosse mai stato aperto e dal quale invece le anime più inquiete sembrano inspirare aria vitale a grandi boccate. Un’esperienza da provare a tutti i costi, e quando l’avrete fatto vedrete che sarà lui a tornare da voi.
01 - Alone (07:51)
02 - Gray Blow (07:22)
03 - Creative Lunacy (07:03)
04 - Autumn (03:10)
05 - Stench Of Ishtar (07:29)
06 - Colossal Vision (08:24)
07 - Time Has Gone (05:47)
08 - The Trip Was Infra Green (08:02)
09 - Passe Tiermes (07:05)
Sound esile e gracchiante, growl urlato, a tratti quasi vomitato in perfetta tradizione Old School Death Metal, strilli disumani, clean fievole e malaticcio, uso avanguardistico delle tastiere nell’ambito del Metal estremo, tra cui l’organo da funerale, atmosfere macabre, orrorifiche, finanche tribali, toni plumbei e andamento pachidermico. Quello che ci propongono gli Unholy col loro album d’esordio è pazzesco: sembra di ascoltare una musica appestata, lebbrosa, e che con la salute fisica ha perduto anche il senno. E poi partono delle sfuriate senza il minimo preavviso che altrettanto velocemente si arrestano, come accade in Creative Lunacy; oppure così, dal nulla, saltano fuori delle parentesi melodiche che lasciano a bocca aperta, magistrali quelle di Alone e Colossal Vision.
Vi piacciono i desolanti Shape Of Despair? Amate gli oscuri Evoken? Siete fan accaniti degli introspettivi Skepticism? Ebbene, tutto ciò proietta le proprie radici nelle tenebre, è sgusciato fuori “From The Shadows”, dato che, da quanto ho avuto modo di ricostruire, gli Unholy, questi insani macabri finlandesi, questi feticisti del raccapriccio, furono credo i primi in assoluto a gettare le basi di quella bestia grama che diverrà poi negli anni il Funeral Doom Metal. E poco importa se nei successivi sviluppi essi si atterranno maggiormente a quello che oggi chiamiamo Doom/Death Metal, così come poco importa se il genere di From The Shadows è più che altro un Old School Death Metal tremendamente rallentato e infarcito di atmosfera, perché in esso sono rintracciabili tutti gli elementi sufficienti ad additarli come i responsabili dell’apertura del Vaso di Pandora dal quale fuoriuscì quell’avventura squisitamente disgraziata che è il Funeral Doom. Gli Unholy sono Pandora, e From The Shadows è il vaso donatogli da Zeus; il male che esso sprigionò diede probabilmente i natali alle losche figure degli Skepticism, degli Evoken, degli Shape Of Despair e di tutti gli altri - anche i Thergothon, generalmente additati come i padri del Funeral Doom, probabilmente passarono di qui, dato che molti dei brani degli Unholy erano già comparsi su alcune demo datate 1990. L’impresa che ha compiuto questa band pare fortemente ripercorrere, per pazzia e lungimiranza, le gesta di band come Black Sabbath e Candlemass, anche se il risultato è stato credo ancora più tragico.
Ma la follia di questa band non è semplicemente una miscompresa lucida lungimiranza; è follia autentica. Come può un album così importante e fondamentale contenere brani assolutamente geniali e incommensurabili come Alone, Gray Blow, Creative Lunacy e Colossal Vision al pari della clamorosa inerzia degli altri cinque, che oscillano pericolosamente tra un annichilente disfattismo e una piatta mediocrità? Sembra quasi incredibile che sia stata la stessa band a scriverli, e addirittura a metterli nello stesso album; eppure è così. Se negli uni appaiono soluzioni degne del migliore estro creativo, negli altri non succede nulla dal primo all’ultimo minuto, e laddove nei primi si coglie un vivo impulso attivo i secondi non sono altro che uno stanco affascinante trascinarsi verso la fine, un prendere parte ad una tetra marcia funebre verso la definitiva sepoltura - su tutte la tremenda The Trip Was Infra Green. Questa paradossale coesistenza dell’alto e del basso, del pieno e del vuoto, del vivo e del morto è frutto di una vistosa immaturità artistica da parte degli Unholy di allora, immaturità che però in questo caso contribuisce a plasmarne l’immagine ed accrescerne l’alone di mistero, di pazzia, di visionarietà.
In definitiva From The Shadows è un album folle e insano sotto ogni punto di vista, è quel Vaso di Pandora che i tanti detrattori del Funeral Doom Metal vorrebbero non fosse mai stato aperto e dal quale invece le anime più inquiete sembrano inspirare aria vitale a grandi boccate. Un’esperienza da provare a tutti i costi, e quando l’avrete fatto vedrete che sarà lui a tornare da voi.
01 - Alone (07:51)
02 - Gray Blow (07:22)
03 - Creative Lunacy (07:03)
04 - Autumn (03:10)
05 - Stench Of Ishtar (07:29)
06 - Colossal Vision (08:24)
07 - Time Has Gone (05:47)
08 - The Trip Was Infra Green (08:02)
09 - Passe Tiermes (07:05)