Solitude Productions, 2010 |
Il primo album dei greci Shattered Hope è un'altra dimostrazione dell'ottimo fiuto che possiede la label russa Solitude Productions, la quale mette sotto contratto un numero relativamente ristretto di band ma punta in alto come livello qualitativo. Con una buona dose di talento e ispirazione, il gruppo si muove nell'infido terreno del gothic - doom di stampo appesantito, un terreno già ampiamente battuto e popolato da elementi che spesso non fanno altro che ripetere stancamente gli stilemi già proposti dal genere. Tuttavia, per emergere dalla mischia non c'è bisogno di cose trascendentali: è sufficiente, come nel caso degli Shattered Hope, quel guizzo in più di maestria che può trasformare un disco poco convincente in un prodotto vibrante e appassionato.
"Absence" si presenta con una copertina dai toni scuri e marcatamente depressivi, facendoci ben intendere ciò che troveremo nella sua ora abbondante di durata. Musica cupa, ombrosa, che abbraccia i lidi più spiccatamente depressivi e neri, senza curarsi di massacrare emotivamente l'ascoltatore. I brani sono quasi tutti molto lunghi e asfissianti, tuttavia se il disco si limitasse a questo ci troveremmo di fronte ad un prodotto relativamente poco interessante. Tante band hanno fatto della pesantezza emotiva il loro punto di forza: cosa avrebbero da dire di più gli Shattered Hope? E infatti è proprio qui che la loro personalità entra in gioco: a fianco di strutture opprimenti e suoni cupissimi, le trame sono infarcite da momenti melodici e ariosi che si contrappongono in maniera netta al nero incedere delle partiture principali, e creano dei saliscendi emotivi di grandissimo effetto. Un brano come "Amidst Nocturnal Silence", riconducibile come stile ai primissimi My Dying Bride, può apparire un macigno di sentimenti negativi, espressi da un growl magistrale e profondo, nonchè da un suono di chitarra particolarmente scuro: la severità del brano è tuttavia mitigata da splendidi inserti di archi e pianoforte, che si fanno sentire talvolta con note delicate e gentili, talvolta con esplosioni incontenibili come nella trionfale coda strumentale, dove una chitarra pennella arabeschi sonori che ci sconquassano l'anima con la loro romantica bellezza. Lo stesso discorso si può fare per "Enlighten The Darkness", leggermente più solare e orecchiabile, ma comunque impegnata a mostrarci due facce della stessa medaglia: la depressione più nera e i momenti di rivalsa che talvolta emergono anche dalle menti più obnubilate e buie.
La breve "Yearn" spicca per le sue ritmiche relativamente veloci e per l'appassionante crescendo finale, carico di tensione e sentimento; e mentre "A Traitor's Kiss" mostra il volto più romantico e irruento degli Shattered Hope, la strumentale "Lament In F# Minor" ci mostra la tristezza più inguaribile, grazie a trame d'archi dall'eccezionale bellezza ed espressività. Quasi non ci accorgiamo, ascoltandola, che la sua parte finale è l'inizio della conclusiva "The Utter Void", vero mastodonte e capolavoro del disco. Diciotto minuti in cui si mescolano rabbia e dolore, speranza e riflessione, mestizia e desiderio di cambiamento: trame strumentali sempre in evoluzione ci portano lentamente ma inesorabilmente verso un finale che lascia intravedere per la prima volta un raggio di luce, venuto a squarciare la nera oscurità che gli Shattered Hope hanno fatto calare sulle nostre anime.
"Absence" non è un disco per tutti, nè un album dal quale si può estrapolare solo qualche frammento isolato: esso va ascoltato tutto di fila, per potersi lentamente immergere nella catramosa pozza di sofferenza che ricrea, e per avere infine la soddisfazione di uscirne più forti di prima. Ben suonato, ben composto, vario e coinvolgente, posso senza dubbio includerlo nelle migliori uscite doom del 2010. Se apprezzate il genere, fatelo vostro senza ulteriori indugi.
01 - Amidst Nocturnal Silence (13:01)
02 - Vital Lie (8:58)
03 - Enlighten The Darkness (8:50)
04 - Yearn (3:32)
05 - A Traitor's Kiss (7:44)
06 - Lament In F# Minor (2:56)
07 - The Utter Void (18:00)