Believe Digital, 2012 |
Antonio Pantano, trentunenne siciliano che nella vita fa l'istruttore di sala pesi ma che nel tempo libero è un polistrumentista e si diletta nella composizione musicale, mi manda questo EP per una recensione, suscitando in me delle impressioni che non saprei come definire, e che di sicuro mi hanno sorpreso. Concepito come anticipazione al prossimo full length che uscirà a breve ("Stream of UNconsciousness"), esso contiene solo tre pezzi, decisamente molto eterogenei, al punto che non riesco a capire bene nemmeno che tipo di musica il nostro Antonio voglia suonare. Ciò non è comunque una cosa negativa, anzi: pur nella scarsità di materiale che ho a disposizione per partorire un giudizio, posso dire che il nostro polistrumentista potrebbe farsi strada nel mondo della musica, grazie ad un certo eclettismo che riesce a trasparire dai pochi minuti incisi in questo dischetto.
Inizialmente ho avuto difficoltà a capire cosa mi era capitato tra le mani: ascoltando la prima traccia "Nebula Riders" si sente immediatamente una sonorità a metà tra il metal e la dance, pesantemente contaminata dall'elettronica, da voci e cori filtrati e da soluzioni che ricordano molto gli Europe, addirittura. Quasi un pezzo metal "da stadio", uno di quei brani che si possono intonare di fronte a centomila persone e che sono in grado di farle saltellare tutte all'unisono, grazie ai suoi toni felici e ai suoi acuti power metal che fanno capolino non appena le voci effettate svaniscono. Se fossi un metallaro purista non esiterei a definire questo pezzo come un'obbrobrio, tuttavia trovo che abbia una vena insospettabilmente divertente e gaia, che me lo fa promuovere nonostante il suo carattere musicale sia ben poco ortodosso. Il secondo brano è quello su cui ho meno da dire, trattandosi di una cover dei Megadeth: l'unico aspetto che posso evidenziare è una buona padronanza degli strumenti, nonchè una buona capacità interpretativa che rende la cover molto riuscita. Di certo abbiamo cambiato completamente registro rispetto al primo brano. Cosa aspettarci dunque dal terzo pezzo? Un assalto thrash metal, un altro inno alla birra che scorre a fiumi, o chissà cos'altro? Sorpresa: "Dawn Of A New Dimension" è un pezzo ancora diverso, che non c'entra assolutamente niente con nessuno dei due precedenti. Trattasi di una strumentale ricca d'atmosfera, lenta e malinconica, che ci prende per mano con melodie lancinanti e sognanti, cariche di romanticismo e dolore. Episodio privo di distorsioni, eppure molto intenso e sicuramente il meglio riuscito dei tre.
Definire che genere suoni il nostro Antonio è una babilonia nella quale non voglio addentrarmi: probabilmente egli non sta troppo a pensare al genere a cui vuole dedicarsi, ma semplicemente prende gli strumenti, un mixer, un sintetizzatore e lascia che l'immaginazione lo guidi. Non si tratta certo di musica trascendentale, tuttavia è carina e piacevole quanto basta: aspettiamo comunque il full length per dare un giudizio più preciso. Certo è che "Dawn Of A New Dimension" l'ho riascoltata ben più di una volta, questo posso garantirvelo.
01 - Nebula Riders (4:17)
02 - Duke Nukem Theme (Megadeth Cover) (3:43)
03 - Dawn Of A New Dimension (5:20)