Sleazy Rider, 2011 |
Secondo disco per questa band italiana nata nel 2003 e proveniente da Gorizia, band che si era già fatta notare per la pubblicazione del precedente album in studio "Beyond The Waterfall" e che ora ritorna con questo "Rebirth", nuovo di zecca. Per qualche strana ragione, le band capaci e promettenti vengono sempre messe sotto contratto da etichette misconosciute, quasi sempre estere e dalla distribuzione molto limitata, ma così facendo se non altro si assicurano la possibilità di emergere nel mercato discografico, sempre più affollato di band, e per giunta sempre più affollato di band capaci, tra le quali è sempre un dolore selezionare le migliori e lasciarne altre in ombra.
Muovendosi a metà tra territori power metal e hard rock, gli Overtures confezionano un secondo full length molto piacevole e ottimamente suonato, forte di una produzione stellare che permette ad ogni strumento di risaltare, e in particolare permette alla voce di assumere il ruolo protagonista che è stato cercato per lei. Le influenze sono ravvisabili nei primi Stratovarius, nei W.A.S.P., nei Whitesnake (specialmente in "You Can't Spit Of Me") e in tutte le band che sapevano come suonare della musica diretta e potente, creando ritornelli e melodie che si stampavano in testa fin dal primo ascolto. Anche gli Overtures hanno una buona capacità in questo senso, come si richiederebbe ad un buon gruppo power rock: a fronte di una tecnica strumentale che denota sicuramente una buona esperienza, i pezzi riescono a risultare sempre piacevoli e sufficientemente coinvolgenti, non certamente complessi a livello di strutture, ma non è nemmeno questo ciò che gli si chiede. Agli Overtures si può chiedere un disco per scacciare i pensieri negativi e divertirsi, e magari ogni tanto emozionarsi con qualche passaggio epico e maestoso, che interviene a impreziosire l'atmosfera generale del disco (si veda per esempio l'organo in "Delirium", il pianoforte in "Fly, Angel", la poderosa forza espressiva di "My Name Is Fear", o le atmosfere accattivanti e rallentate di "Daemons", che ritengo il brano di punta del disco). A parte qualche episodio che si attesta su livelli solamente discreti, i pezzi riescono a mantenere una buona vena ispirativa e a scorrere nel lettore senza intoppi, senza far gridare al miracolo ma facendo comunque pronunciare la fatidica frase "questi ragazzi mi sembrano bravi". Consiglio al gruppo di proseguire sulla strada della sperimentazione, lavorando su quegli interessanti spunti di personalità che ho sentito in questo "Rebirth": sono sicuro che le sorprese che potrebbero riservarci sono ancora numerose. Per adesso, non mi resta che giudicare positivamente questo lavoro.
01 - Here We Fall (3:29)
02 - Fly, Angel (4:57)
03 - You Can’t Spit On Me (4:00)
04 - Delirium (6:19)
05 - Farewell (4:35)
06 - Not Too Late (2:54)
07 - The Prophecy (3:40)
08 - My Name Is Fear (3:21)
09 - Easy (3:55)
10 - Daemons (6:13)
11 - Not Too Late (acoustic) (3:00)
02 - Fly, Angel (4:57)
03 - You Can’t Spit On Me (4:00)
04 - Delirium (6:19)
05 - Farewell (4:35)
06 - Not Too Late (2:54)
07 - The Prophecy (3:40)
08 - My Name Is Fear (3:21)
09 - Easy (3:55)
10 - Daemons (6:13)
11 - Not Too Late (acoustic) (3:00)