Grind Syndicate, 2003 |
Quanto una band dalle origini espressamente Black Metal come i Nocte Obducta pubblica un disco come Galgendämmerung è evidente che qualcosa dentro di essa sta cambiando, qualcosa che dapprima germoglia appena, ancora fragile e prematuro, ma che poi col tempo si fa robusto e ben ancorato al terreno. E se in Galgendämmerung di questo qualcosa si avvertivano solo i prematuri germogli, ecco che il primo vero fiore sboccia in tutta la sua bellezza soltanto con Stille (Das Nagende Schweigen), un EP il cui titolo dice tutto: quiete (il rosicchiante silenzio).
Nonostante i singoli dettagli siano tutti da scoprire, l’andamento a sorpresa di Stille è già chiaro dai toni caldi e commuoventi della opener Die Schwäne Im Moor, il cui finale con quel suo vago senso di incompiuto costituisce il migliore degli ingressi alla volta di questa versione più levigata e poetica dei Nocte Obducta. Niente più imperversanti riff Black Metal, niente più ritmi indiavolati: se la passata musica dei Nocte Obducta potrebbe essere paragonata ad un angosciante olio su tela di Friedrich, Stille è piuttosto un pregiato pastello che vive della magia dei suoi toni soffusi e un po’ sbiaditi le cui vivide linee in primo piano svaniscono gradualmente nell’atmosfera aeriforme generale. Ciò non significa che Stille sia un album acustico; l’aggressività c’è tutta e si può forse ancora parlare di questa musica come di Black Metal, ma solo nella sua anima più intima, poiché i riff sono più posati, ogni singolo suono è ben calibrato, tanto nelle chitarre quanto nella voce, fino alle episodiche tastiere che aggiungono una cornice perfetta. E’ lecito nutrire un po’ di nostalgia nei confronti dei Nocte Obducta che furono, e in fondo il mood di Stille, questo fiore primaverile novello, è impregnato di nostalgia. Ma non è quella nostalgia cocente che si prova quando una grande band scade in qualcosa di scontato, è anzi una nostalgia che in breve diverrà nostalgia per il futuro, tramutandosi in quella curiosità carica di entusiasmo nel veder pian piano fiorire il roseto al quale porteranno col tempo questi sviluppi musicali, un roseto il delizioso nettare dei cui fiori allieterà le sequenze della passeggiata di chi lo percorrerà quietamente, avvolto nel rosicchiante silenzio.
Può un semplice EP essere considerato un capolavoro alla stregua dei più grandi e rinomati full-length? Già i Meshuggah ci informarono circa la positività della risposta a siffatta domanda mediante il loro ciclopico None; ora i Nocte Obducta ce ne danno un’emozionante conferma con Stille, che è un lavoro magico: ha quell’alone magico delle fiabe tedesche della raccolta dei fratelli Grimm, quelle fiabe che narrano di incantesimi e sortilegi e che quando siamo piccini riescono così bene a rapire completamente la nostra psiche e ad occupare tutte le nostre fantasie, almeno per quei magici istanti in cui pendiamo dalle labbra di chi ce le legge. All’età di ventiquattro anni, e ben lungi da quei tempi fatati, grazie a Stille sono riuscito a rivivere quei brividi che credevo ormai morti e sepolti. E quando la fiaba dei Nocte Obducta si chiude con le toccanti note finali in pianoforte di Vorbei, rimane la stessa ingenua meraviglia di quando ero bambino: vorrei che ricominciasse subito daccapo.
01 - Die Schwäne Im Moor (04:17)
02 - Töchter Des Mondes (06:42)
03 - Der Regen (06:06)
04 - Tage, Die welkten (06:58)
05 - Vorbei (07:54)
Nonostante i singoli dettagli siano tutti da scoprire, l’andamento a sorpresa di Stille è già chiaro dai toni caldi e commuoventi della opener Die Schwäne Im Moor, il cui finale con quel suo vago senso di incompiuto costituisce il migliore degli ingressi alla volta di questa versione più levigata e poetica dei Nocte Obducta. Niente più imperversanti riff Black Metal, niente più ritmi indiavolati: se la passata musica dei Nocte Obducta potrebbe essere paragonata ad un angosciante olio su tela di Friedrich, Stille è piuttosto un pregiato pastello che vive della magia dei suoi toni soffusi e un po’ sbiaditi le cui vivide linee in primo piano svaniscono gradualmente nell’atmosfera aeriforme generale. Ciò non significa che Stille sia un album acustico; l’aggressività c’è tutta e si può forse ancora parlare di questa musica come di Black Metal, ma solo nella sua anima più intima, poiché i riff sono più posati, ogni singolo suono è ben calibrato, tanto nelle chitarre quanto nella voce, fino alle episodiche tastiere che aggiungono una cornice perfetta. E’ lecito nutrire un po’ di nostalgia nei confronti dei Nocte Obducta che furono, e in fondo il mood di Stille, questo fiore primaverile novello, è impregnato di nostalgia. Ma non è quella nostalgia cocente che si prova quando una grande band scade in qualcosa di scontato, è anzi una nostalgia che in breve diverrà nostalgia per il futuro, tramutandosi in quella curiosità carica di entusiasmo nel veder pian piano fiorire il roseto al quale porteranno col tempo questi sviluppi musicali, un roseto il delizioso nettare dei cui fiori allieterà le sequenze della passeggiata di chi lo percorrerà quietamente, avvolto nel rosicchiante silenzio.
Può un semplice EP essere considerato un capolavoro alla stregua dei più grandi e rinomati full-length? Già i Meshuggah ci informarono circa la positività della risposta a siffatta domanda mediante il loro ciclopico None; ora i Nocte Obducta ce ne danno un’emozionante conferma con Stille, che è un lavoro magico: ha quell’alone magico delle fiabe tedesche della raccolta dei fratelli Grimm, quelle fiabe che narrano di incantesimi e sortilegi e che quando siamo piccini riescono così bene a rapire completamente la nostra psiche e ad occupare tutte le nostre fantasie, almeno per quei magici istanti in cui pendiamo dalle labbra di chi ce le legge. All’età di ventiquattro anni, e ben lungi da quei tempi fatati, grazie a Stille sono riuscito a rivivere quei brividi che credevo ormai morti e sepolti. E quando la fiaba dei Nocte Obducta si chiude con le toccanti note finali in pianoforte di Vorbei, rimane la stessa ingenua meraviglia di quando ero bambino: vorrei che ricominciasse subito daccapo.
01 - Die Schwäne Im Moor (04:17)
02 - Töchter Des Mondes (06:42)
03 - Der Regen (06:06)
04 - Tage, Die welkten (06:58)
05 - Vorbei (07:54)