Autoprodotto, 2011 |
Sono solo in due. Suonano un metal sinfonico - orchestrale, mischiato con una buona matrice black. Le loro tematiche sono di stampo fantasy, chiaramente ispirate da classici immortali del genere come "Il Signore Degli Anelli". Sono i Summoning? No, errore: sono i Tyrants, che a differenza dei colleghi austriaci sono italiani al cento per cento e sono qui per dimostrarci che il metal italiano non è affatto banale e scadente come talvolta si tende a credere. Aerioch e Sinthoras, nomi altisonanti che ricordano abbastanza gli pseudonimi di Protector e Silenius, esordiscono con questo "Ruchus" lasciandoci subito la sensazione che non si tratti di una band di novellini. In effetti, molti dei brani qui presenti sono stati scritti diverso tempo prima, e hanno subito un processo di graduale miglioramento che li ha portati ad essere quello che sono in data odierna. Inoltre, in questa release fanno capolino diversi ospiti (tra cui anche Lord Vampyr) che impreziosiscono il tutto con i loro interventi vocali. Come presentazione non c'è male.
La proposta musicale di questo duo romano è abbastanza interessante e variegata, e sicuramente è dotata di una discreta personalità. Nell'arco di nove brani, il gruppo spazia tra black metal arrabbiato e crudo, power metal di stampo classico (ne è un ottimo esempio la melodica "Ruchus", che vive su un refrain molto catchy), musica sinfonica, arrangiamenti pomposi e ricchi, perfino un po' di gothic metal (ascoltate per esempio "Uruk - Hai", dal piglio decisamente oscuro). Questo collage di influenze si traduce in un disco sicuramente piacevole, composto con cura e dotato di una produzione degna, anche se migliorabile in alcuni aspetti (non dimentichiamoci, tuttavia, che si tratta di un'autoproduzione registrata in casa). La volontà dei Tyrants di pennellare scenari epici è assolutamente evidente, così come è evidente la melodicità delle composizioni, mai troppo aggressive e votate ad un mood progressivo, che preferisce parlare per immagini piuttosto che per mero impatto sonoro. Un ruolo fondamentale è ricoperto dai sintetizzatori, fedeli compagni della struttura di ogni brano: essi riescono a ricreare quelle atmosfere "cinematografiche", quasi fosse musica da film alla quale è stato montato un motore a sei cilindri. Ce ne accorgiamo per esempio in brani irruenti come "Revenge", che inizialmente vive su un blast beat, ma non abbandona mai l'eloquenza delle parti sinfoniche e non disdegna nemmeno una voce lirica femminile che aumenta la drammaticità del tutto in maniera semplice ma apprezzabilissima.
Non mancano episodi magistrali come la strumentale "Beyond The Tyrants Land", un pezzo in cui viene fuori tutta la bravura del gruppo nel fondere melodie tastieristiche celestiali con l'irruenza e l'energia tipica del power; anche "Reborn" si fa notare per le sue melodie elaborate che vivono su una base a metà tra il thrash, il black e il power, così come succede con la successiva e trascinante "Slave To The Dust". La sorpresa vera e propria arriva però con la conclusiva "In The Land Of Mordor": un introduzione affidata ad un malinconico pianoforte lascia lentamente spazio alla possente voce di Martina Di Marcoberardino, che si esibisce in una prova davvero notevole in apertura e in chiusura del pezzo. Un brano fortemente epico e ricco di atmosfere evocative e magniloquenti, considerabile come un paradigma del gruppo e una degnissima conclusione di un disco che mostra un'ottima vena compositiva e una buona padronanza dei propri mezzi.
"Ruchus" è un album che, per come si presenta, ha la capacità di affascinare e di attrarre ascoltatori da ogni dove, in quanto è molto vario, ben costruito e dotato di quella scintilla vitale che è indispensabile per potercisi appassionare. Considerando i mezzi a disposizione della band, direi che hanno fatto anche troppo: non gli rimane che cercare un contratto discografico serio, ma per il resto non manca nulla. Bravi!
01 - The March (2:06)
02 - Uruk - Hai (4:48)
03 - Ruchus (5:50)
04 - Beyond Death (5:38)
05 - Revenge (3:15)
06 - Beyond The Tyrants Land (5:50)
07 - Reborn (5:10)
08 - Slave To The Dust (4:45)
09 - In The Land Of Mordor (7:45)
10 - Break On Through (The Doors cover) (4:56)