Eisenwald Tonchsmiede, 2009 |
La toccante introduzione "Down", delicatissimo connubio tra una pioggerellina autunnale e un sottile arpeggio di chitarra, sfuma lasciando spazio all'irruenta e poderosa introduzione di "To Fade With The Dusk": e che l'autunno più uggioso della vostra vita abbia inizio, signori ascoltatori.
Gli Austere si sono sciolti dopo la pubblicazione di questo album, arrivando a totalizzare due album in studio ed un extended play. Nella loro breve storia, si sono fatti notare come uno dei gruppi più in voga nella scena depressive black australiana, al pari dei Woods Of Desolation, con i quali hanno condiviso alcuni musicisti e buona parte dell'impianto sonoro e dello stile. "To Lay Like Old Ashes" è un punto di arrivo maturo per la band, una brillante conclusione di carriera, che se da una parte non propone nulla di nuovo rispetto a ciò che già conoscevamo (sia per quanto riguarda l'evoluzione interna alla band, sia per quanto riguarda la sua posizione nel sottogenere), dall'altra riesce comunque a mantenere un ottimo livello qualitativo per tutta la sua durata, facendo la gioia degli appassionati del genere.
"To Lay..." si compone di quattro brani portanti, più la sopracitata introduzione, e un'outro che si allunga a dismisura, superando i venti minuti di agonica durata. Difficile non rimanere impressionati dalla carica emotiva dei quattro brani principali: nella semplicità della ricetta, l'impatto è assicurato, la lacerazione interiore pure. "To Fade With The Dusk" utilizza riff di chitarra elementari e una struttura ripetitiva per formare un continuo crescendo affidato più che altro alla batteria, la quale spesso e volentieri entra in doppia cassa e diventa la vera protagonista della scena, assieme alla voce. Questa voce è un latrato lancinante, stupendamente espressivo e spinto alle estreme conseguenze di sè stesso, quasi un fischio distorto che costituisce l'indispensabile elemento senza il quale gli Austere non avrebbero tutta l'espressività che invece hanno. Ma non ci sono solamente questi vagiti infernali, c'è anche la voce pulita, di stampo vagamente emo - core; per quanto sia tecnicamente migliorabile e a tratti un po' tremolante, è sicuramente un elemento che aiuta a controbilanciare il raschiante impatto dello scream e a rendere i brani più fruibili, regalando momenti intensi e memorabili. Ce ne accorgiamo per esempio in "The Dreadful Emptiness", brano dalle fortissime tinte autunnali, che solo nel finale molla la presa e abbandona le furenti accelerazioni per regalarci qualche minuto di serenità e malinconia piacevole, merce rara in questo album. La doppia anima degli Austere, costantemente in bilico tra rabbia esistenziale e mesta rassegnazione, traspare ancora di più dalla riuscita "Just For A Moment...", basata quasi unicamente sulla voce pulita e su una linea melodico - armonica molto sofferta, che si ripete costantemente fino alla fine del brano con poche o nessuna variazione.
Gli Austere si sono sciolti dopo la pubblicazione di questo album, arrivando a totalizzare due album in studio ed un extended play. Nella loro breve storia, si sono fatti notare come uno dei gruppi più in voga nella scena depressive black australiana, al pari dei Woods Of Desolation, con i quali hanno condiviso alcuni musicisti e buona parte dell'impianto sonoro e dello stile. "To Lay Like Old Ashes" è un punto di arrivo maturo per la band, una brillante conclusione di carriera, che se da una parte non propone nulla di nuovo rispetto a ciò che già conoscevamo (sia per quanto riguarda l'evoluzione interna alla band, sia per quanto riguarda la sua posizione nel sottogenere), dall'altra riesce comunque a mantenere un ottimo livello qualitativo per tutta la sua durata, facendo la gioia degli appassionati del genere.
"To Lay..." si compone di quattro brani portanti, più la sopracitata introduzione, e un'outro che si allunga a dismisura, superando i venti minuti di agonica durata. Difficile non rimanere impressionati dalla carica emotiva dei quattro brani principali: nella semplicità della ricetta, l'impatto è assicurato, la lacerazione interiore pure. "To Fade With The Dusk" utilizza riff di chitarra elementari e una struttura ripetitiva per formare un continuo crescendo affidato più che altro alla batteria, la quale spesso e volentieri entra in doppia cassa e diventa la vera protagonista della scena, assieme alla voce. Questa voce è un latrato lancinante, stupendamente espressivo e spinto alle estreme conseguenze di sè stesso, quasi un fischio distorto che costituisce l'indispensabile elemento senza il quale gli Austere non avrebbero tutta l'espressività che invece hanno. Ma non ci sono solamente questi vagiti infernali, c'è anche la voce pulita, di stampo vagamente emo - core; per quanto sia tecnicamente migliorabile e a tratti un po' tremolante, è sicuramente un elemento che aiuta a controbilanciare il raschiante impatto dello scream e a rendere i brani più fruibili, regalando momenti intensi e memorabili. Ce ne accorgiamo per esempio in "The Dreadful Emptiness", brano dalle fortissime tinte autunnali, che solo nel finale molla la presa e abbandona le furenti accelerazioni per regalarci qualche minuto di serenità e malinconia piacevole, merce rara in questo album. La doppia anima degli Austere, costantemente in bilico tra rabbia esistenziale e mesta rassegnazione, traspare ancora di più dalla riuscita "Just For A Moment...", basata quasi unicamente sulla voce pulita e su una linea melodico - armonica molto sofferta, che si ripete costantemente fino alla fine del brano con poche o nessuna variazione.
"To Lay Like Old Ashes" non è certamente un disco che mette la tecnica o la ricerca compositiva al primo posto: i brani sono tutti di una semplicità disarmante, ripetono gli stessi riff per minuti e minuti, per cui siete avvisati: gli amanti della musica cerebrale e complessa non troveranno questo album molto appetibile. Tutta la sua bellezza è sita unicamente nell'impatto emotivo, che spazia dalla tristezza al romanticismo, dal dolore alla perdita, fino all'immobilità della condizione umana (perfettamente simboleggiata dalla conclusiva "Coma II": venti minuti di accordi sempre uguali, dal suono aspro, ripetuti fino a quando la volontà di vivere si annulla completamente). Le stanche note di questa interminabile outro ci danno l'addio definitivo, dopo che il disco ha messo a dura prova la nostra volontà di continuare a vivere. L'ascolto è vivamente consigliato nelle giornate piovose, magari in inverno, quando fa buio già alle cinque del pomeriggio: se poi la giornata è stata costellata da eventi spiacevoli che vi hanno demoralizzato, ancora meglio.
01 - Down (1:31)
02 - To Fade With The Dusk (7:34)
03 - This Dreadful Emptiness (9:04)
04 - To Lay Like Old Ashes (9:31)
05 - Just For A Moment (6:04)
06 - Coma II (20:48)