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venerdì 20 settembre 2013

Frozen Ocean - "A Perfect Solitude"

Wolfsgrimm Records, 2012
Un oceano congelato è un'immagine suggestiva: ricorda ad esempio l'affascinante natura di Europa, satellite gioviano che pare sia composto in gran parte di acqua e ghiaccio, come un gigantesco igloo che è ghiacciato esternamente per migliaia di chilometri, mentre internamente fonde per via della sua stessa pressione e si trasforma di nuovo nel liquido elemento. La band russa Frozen Ocean (che è giunta con questo lavoro al proprio quinto traguardo discografico), mischiando con discreta abilità un'attitudine gothic a delle sonorità che richiamano l'ambient e vagamente il drone, ci propone questo viaggio nell'oceano gelato riuscendo a creare atmosfere indubbiamente calzanti allo scopo che si propongono, peccando forse un po' di scontatezza in alcuni punti ma firmando comunque un lavoro assolutamente godibile e interessante.

La struttura del disco è abbastanza atipica, dato che alterna brani classicamente gothic metal come "Somewhere Clouds Debark" e "Unavailing Steps On Perpetual" a brani strumentali di sola atmosfera: in questo modo si crea una certa varietà che evita di appiattire il disco in un unico modus operandi, anche se gli unici brani cantati sono proprio i due citati prima, dunque si potrebbe considerare il disco come un album strumentale con qualche sporadico inserto di voce, piuttosto che il contrario. La doppia anima della band si manifesta quindi con alcuni brani arrembanti e potenti, in cui una profonda voce pulita maschile fa un po' da poeta maledetto, accompagnando una musica che ha una forte componente ipnotica e "viaggiante", come appunto le correnti interne del mare sepolto sotto il ghiaccio. Un riffing un po' ruffiano, ma efficace, permette subito di entrare nell'atmosfera onirica e glaciale del disco, introducendo perfettamente agli episodi più particolari che occupano rispettivamente la terza e la quarta posizione. La lunghissima "A Sunflower On The Prison Backyard", forse il brano complessivamente più riuscito del lotto, è curiosamente anche il più minimale e per certi versi spaventoso: un'atmosfera estremamente rarefatta e oscura predomina per i primi interminabili minuti, facendoci sentire sul fondo di un oceano dalle profondità inimmaginabili, per poi esplodere con un accordo di chitarra ripetuto fino allo sfinimento, sul quale una tastiera povera e stanca ricama degli sprazzi di melodia che hanno il compito di aumentare ancora di più l'ipnotismo della traccia, mentre solo nel finale una chitarra solista inquietante giunge a dare il suo ossessionante contributo. Un brano monotonale, monotono e sfiancante (la durata di oltre tredici minuti è emblematica), ma di sicuro effetto, se lo si ascolta nella giusta ottica: bisogna proprio immaginarsi l'immobilità di questa massa d'acqua ghiacciata e bloccata nella sua stasi da milioni di anni.

"Mare Imbrium" si muove sulle stesse coordinate, ma risulta molto meno opprimente, quasi sereno e appagante con le sue tastiere liquide e gentili, coadiuvate da rilassanti cori femminili che suggeriscono un'idea di pace e tranquillità. "Camomiles" è la terza strumentale consecutiva, fatta esclusivamente di suoni oltretombali che ci fanno ripiombare subito in un'atmosfera tesa e oscura; la parentesi comunque è breve, prima di ritornare sulla cresta dell'onda con la già citata "Unavailing Steps On Perpetual", che con il suo incedere possente e deciso spazza via tutta l'introspezione e la meditazione suggerita prima, riportandoci su terreni quasi da classifica. Chiude il disco la breve outro isolazionista "Cleavage And Emission", dove si riafferma la vena inquietante e sotterranea del gruppo, come per ricordarci che il disco non deve essere preso alla leggera, nonostante abbia dei momenti di apparente solarità e positività.

Concludendo, che dire di questo strano, frammentario e sicuramente personale album? Il materiale non è moltissimo e il songwriting non è forse così ispirato, ma sta di fatto che le tracce scorrono velocemente e si lasciano ascoltare con piacere, suggerendo scenari e pensieri senza scadere nell'eccessiva banalità. Si potrebbe un po' perdere la bussola durante l'ascolto, chiedendosi come mai la band non abbia voluto unire un po' meglio i due filoni che ha deciso di intraprendere con la sua musica, piuttosto che separarli nettamente, ma pazienza: se il vostro obiettivo è ascoltare della musica un po' diversa e non troppo impegnativa, le fredde propaggini di "A Perfect Solitude" sapranno prendervi e affascinarvi a sufficienza, facendovi per sentire soli e sperduti in mezzo a questa immensità glaciale e insondabile: una solitudine perfetta, appunto.

01 - Broken Window (1:30)
02 - Somewhere Clouds Debark (6:40)
03 - A Sunflower On The Prison Backyard (13:15)
04 - Mare Imbrium (7:31)
05 - Camomiles (3:42)
06 - Unavailing Steps On Perpetual (5:24)
07 - Cleavage And Emission (5:00)