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venerdì 18 ottobre 2013

Australasia - "Vertebra"

Immortal Frost Productions, 2013
Di solito, quando recensisco il disco di una band esordiente, chiudo la recensione augurando ai nuovi arrivati una carriera lunga e ricca di soddisfazioni, specialmente se tale disco mi aveva colpito per qualcosa di particolare che non avevo mai sentito prima d'ora. Spesso, di queste band poi si perde ogni traccia, e per alcune mi dispiace davvero; altre volte, invece, sono felice di poter recensire nuovamente la stessa band e di poter dire che essa sta proseguendo su una strada fertile e interessante. Stavolta tocca agli italiani Australasia: non molto tempo fa recensii il loro primo demo "Sin4tr4", di cui parlai bene, e adesso mi trovo a recensire il loro secondo lavoro "Vertebra" che conferma le mie aspettative e rilancia la band come promessa sempre più promettente (scusate il gioco di parole!).

Le coordinate sonore sono rimaste pressochè le stesse, l'unica differenza è che stavolta ci troviamo di fronte ad un full length in piena regola, e non più ad un breve extended play. Gli Australasia si muovono sempre su coordinate post rock, con qualche lievissima spruzzata di black metal, psichedelia pinkfloydiana e abbondanti dosi di melodia, che però non sottendono automaticamente a composizioni banali. Cocktail già sentito, direte voi: certo, ma rispetto al precedente dischetto la band è indubbiamente maturata molto ed è ora in grado di costruire brani più efficaci, incisivi, con melodie solari (ma nel complesso anche piuttosto malinconiche) che catturano al primo ascolto, mentre i raffinati arrangiamenti attendono gli ascolti successivi per emergere in tutta la loro bellezza. Stupisce la cura per i suoni e per le timbriche (alcuni sintetizzatori ricordano quasi il filone dance anni 90), la facilità con cui la band si muove tra generi diversi, il giusto posto che viene riservato ai non troppo frequenti momenti aggressivi, i richiami vagamente epici e tavolta perfino vagamente country, la buona evocatività delle composizioni in generale: il fatto che il disco sia in buona parte strumentale non costituisce una pecca, poiché il fiume strumentale è già di per sè sufficiente a trasmettere il senso della musica, e le polifoniche stratificazioni di voci femminili che compaiono ogni tanto nei brani non fanno altro che aggiungere quel tocco di varietà e classe che una band, per farsi notare sul serio, deve necessariamente avere. In sostanza, assistiamo ad un miglioramento generalizzato di tutte le già buone componenti che gli Australasia avevano dimostrato di possedere già nel loro debutto: non è poco, se ci pensate.

Le composizioni sono tutte piuttosto brevi, e talvolta capita che un pezzo ben avviato improvvisamente finisca, quando ci si sarebbe aspettati uno sviluppo ulteriore. Si tratta dell'unico, ma comunque abbastanza marginale, difetto che ho riscontrato in questo lavoro: per il resto, il disco regge bene anche nel corso di ripetuti ascolti e anzi continua a crescere, rivelando volta per volta un nuovo dettaglio, una nuova suggestione, un'atmosfera mutevole che si plasma a seconda del nostro stato d'animo. Lavorando ancora sulla compattezza e sull'organicità delle composizioni, sono sicuro che gli Australasia con il prossimo disco si affermeranno definitivamente nel panorama post rock italiano: la stoffa per emergere ce l'hanno, e la qualità di questo lavoro è innegabile. Non ci credete? Provateli, scommetto che non vi deluderanno.

01 - Aorta
02 - Vostok
03 - Zero
04 - Aura
05 - Antenna
06 - Volume
07 - Vertebra
08 - Apnea
09 - Deficit
10 - Cinema