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lunedì 29 ottobre 2012

Fading Waves - "The Sense Of Space"

Slow Burn Records, 2011
Una copertina dai toni rarefatti e sfumati, quasi impressionistici, è l'ideale per presentare la musica dei russi Fading Waves, gruppo formalmente composto da una sola persona, ma che in realtà conta diversi guest musicians nelle proprie fila. Qualche appassionato di musica di nicchia li aveva conosciuti con l'extended play uscito nel 2010, intitolato metaforicamente "Please Wait", e poi riproposto interamente anche nello split album con gli Starchitect; chi aveva ascoltato quel breve ma intenso caleidoscopio di suoni cangianti e di atmosfere dilatate e sognanti, non potrà negare che fosse suonato con una certa classe, anche se tendeva un po' a ricalcare le linee basilari del post - rock, appesantendo suoni e voci ma senza proporre nulla di realmente innovativo. Ma nel caso dei Fading Waves l'innovazione non è indispensabile, in quanto la musica compensa la sua mancanza di originalità con una qualità ampiamente sopra la media, con brani avvolgenti che assorbono completamente, con spire di sonorità talvolta gelide e talvolta roventi, che troviamo in versione ancora più interessante ed evoluta su questo nuovo album "The Sense Of Space". Solo cinque brani, per un totale di trentotto minuti: un disco che dura poco, ma che si fa ricordare. Un disco ideale da ascoltare nelle giornate nebbiose, quando si sta rintanati al chiuso davanti a un camino acceso, o mentre si aspetta di addormentarsi mentre un temporale infuria all'esterno, dilaniando il tetto di casa con miliardi di gocce indiavolate. 

Il primo brano "Air" è semplicemente un'introduzione di stampo ambient che ha il compito di preparare il terreno per i successivi quattro brani, i quali scendono raramente sotto i nove minuti di durata. Nemmeno con la successiva "Flashes" si capisce bene la direzione intrapresa dai Fading Waves, specialmente per chi ha ancora in mente l'irruento e drammatico attacco di "Megapolis Depression": ritmi tranquilli e sonorità dilatate si uniscono ad una leggiadra voce femminile che declama versi sottili come l'aria, creando un effetto squisitamente rilassante. Potremmo quasi credere che sia scomparsa la componente aggressiva dalle composizioni del gruppo, ma un crescendo dominato da un basso inquieto prepara all'esplosione del successivo brano, dove finalmente si svela l'arcano: ecco che con "Destroying The Time" arrivano seducenti muraglie di chitarre stratificate in più linee, un growl possente ma che rimane sempre in secondo piano e non si permette mai di sovrastare la fiumana di strumenti, melodie malinconiche e impregnate di pensieri tormentosi, note spezzettate in mille ripetizioni ipnotiche, sapienti accelerazioni e divagazioni ritmiche di stampo vagamente tribale. Come un bambino che, animato dalla curiosità della scoperta, getta tutti gli ingredienti della cucina in un unico recipiente e poi li mischia assieme per vedere cosa ne esce, i Fading Waves mischiano decine di ingredienti diversi, amalgamandoli però con maestria e tecnica, lavorando moltissimo sul mixaggio e sulla cesellatura dei suoni, senza però scadere nel difetto di risultare troppo puliti e scontati. Il risultato è, a mio parere, eccellente: "The Sense Of Space" forse non è uno di quei dischi che ti cambiano la vita, ma sicuramente è uno di quelli che si ascoltano dall'inizio alla fine senza aprire bocca, catturati dal turbinio emozionale al quale la musica dona vita.

Il resto del disco prosegue tutto sulle stesse coordinate, migliorando di pezzo in pezzo, passando dalla suggestiva epopea di magia in "Perforate The Sky" e arrivando fino all'esaltante ed epica conclusione di "Through The Veins". Quello che rimane dopo aver ascoltato questo disco è una sensazione di completezza: sembra di aver compiuto un viaggio della scoperta, di aver colto il senso di qualcosa che prima rimaneva irraggiungibile. Si fa presto a dire post metal: questa è pura ispirazione, un lavoro di cuore ma soprattutto di neuroni, soffice come un fiore nel vento e ruvido come uno spuntone di dolomia contorta. Rispetto al già ottimo "Please Wait", un deciso passo avanti che mostra tutta la debordante bravura di questa piccola grande one man band. Un perfetto esempio di come la musica moderna dovrebbe suonare per riuscire ancora a stupire e ad emozionare senza scadere nella banalità gratuita.

01 - Air (2:46)
02 - Flashes (9:27)
03 - Destroying The Time (8:13)
04 - Perforate The Sky (9:08)
05 - Through The Veins (9:01)