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sabato 30 ottobre 2010

Forest Stream - "The Crown Of Winter"

Candlelight Records, 2009
La Russia non è terra tradizionalmente legata alla musica Metal, ma anche nella nazione più grande del mondo è possibile trovare delle chicche davvero notevoli. I Forest Stream, gruppo proveniente dai dintorni di Mosca, non sono una band molto conosciuta: il loro primo album "Tears Of Mortal Solitude" ha goduto di una notorietà solo discreta, ma ha comunque impressionato gli amanti del genere per la qualità sopraffina delle composizioni e per la capacità di unire aggressività e melodia in modo sempre calibrato e sapiente, pescando a piene mani dalla tradizione doom e facendola propria in modo sopraffino. Una qualità difficile da trovare in un album d'esordio, anche se non sono poi così rari i casi in cui l'album di esordio può essere considerato il migliore della carriera di un gruppo. Pubblicato nel 2003, il loro primo lavoro è stato seguito da lunghi anni di silenzio, che avevano quasi fatto perdere le tracce del gruppo, ma ecco che nel 2009 i nostri si rifanno vivi con questo "The Crown Of Winter". Una gestazione così lunga impone sempre una certa trepidazione nell'ascolto: tutti questi anni di lavoro saranno stati spesi bene e avranno prodotto un album all'altezza del suo ottimo predecessore?

La risposta è indubbiamente sì. "The Crown Of Winter" è un album maturo, estremamente vario, che mescola con abilità generi quali il doom (debitore della prima scena inglese degli anni '90), black (ascoltate per esempio la furiosa "Bless You To Die", un vero pugno nello stomaco) e molta, molta atmosfera e melodia. Rispetto all'album di debutto si nota una maggiore cura dei dettagli e delle sfumature, un uso incrementato della voce pulita a discapito del growl e dello scream, una maggiore epicità di ogni composizione, che spesso richiama la durezza degli inverni russi, la magia, le atmosfere fantastiche e ultraterrene, le fiabe. L'ottima produzione mette in risalto le  suggestive armonie chitarristiche, unite all'onnipresente tappeto di tastiere, che donano a ogni composizione un'atmosfera onirica ed evocativa, ma nello stesso tempo mai pacchiana. Quando il metal si dota di tastiere, non è infrequente risultare fin troppo pomposi, ma non è il caso dei Forest Stream, che pure usando continuamente arrangiamenti orchestrali riescono a non scadere mai nel cattivo gusto. Non mancano i momenti irruenti e aggressivi, le sfuriate violente condite da una batteria sparata a mille, seguite poi da ottime parti solistiche di chitarra e accattivanti intermezzi dove domina la pura malinconia. Il robusto cantante passa agevolmente dal cantato growl alla voce pulita, riuscendo ottimamente in entrambi gli stili: la naturalezza vocale che sfodera è davvero pregevole e per certi versi il suo stile di canto ricorda molto la potenza immaginativa delle migliori musiche da film.

Il brano migliore del disco è sicuramente la title track, uno dei miei pezzi preferiti in assoluto, e che è anche il brano più lungo dell'album con i suoi 12 minuti di durata: mai come in questo pezzo i Forest Stream sono riusciti a creare un'ode all'inverno, alla neve, alle tempeste di ghiaccio e alla magia intrinseca delle stagioni fredde, grazie all'uso di note di pianoforte spostate sui toni sopracuti e alle meravigliose melodie di chitarra, che sfoderano una potenza sovrumana specialmente quando sono affiancate dalle sezioni di archi. Spettacolari sono qui le esplosioni chitarristiche alternate ai momenti più delicati e fiabeschi, nonché la prova vocale del cantante Sonm che canta quasi esclusivamente in voce pulita, lasciando il growl solo in alcuni, azzeccatissimi momenti. E dopo questo splendido inizio, il disco non accenna a calare: tutte le lunghissime composizioni sono pervase da un'anima propria e hanno sempre come denominatore comune un feeling epico e solenne, anche nei momenti più duri e veloci. Non c'è mai aggressività fine a se stessa, non c'è mai un passaggio ridondante, non c'è un brano che stoni nonostante la grande eterogeneità del disco. Per citarne uno, non posso rimanere indifferente ad "Autumn Dancers", composizione aggressiva e contemporaneamente avvolgente, dalle armonie vocali di assoluta bellezza. Ma non si può ignorare nemmeno la sorprendente "The Beautiful Nature", dalla struttura non convenzionale, sospesa tra passaggi maestosi e tristi parti recitate, che declamano l'insensatezza di un mondo di morti viventi, indifferenti alle meraviglie della natura e della vita. Risulta difficile includere i Forest Stream in un'etichetta predefinita. Segno che la loro musica riesce ad abbattere molti confini precostituiti. "The Crown Of Winter" è in definitiva un disco di caratura superiore, suonato con passione e abilità, ricco di colori e atmosfere invernali, che comunica sempre qualcosa di nuovo ad ogni ascolto e non stanca mai. Non posso fare altro che raccomandarlo vivamente!

White ships of mist are moored in the morning
The final taste of the sweet night wine
Tonight we've got to know the sorrow
And cold ghostly wind will take us all away at dawn
It'll carry the ashes
Back through the grieving night
Away from the brightening horizon
And on the wings of a doleful sigh
It will release them
Into the dazzling winter day...


01 - Intro (Feral Magic) (2:19)
02 - The Crown Of Winter (11:44)
03 - Mired (9:27)
04 - Bless You To Die (7:38)
05 - Autumn Dancers (8:40)
06 - The Seventh Symphony Of ...(9:05)
07 - The Beautiful Nature (9:24)
08 - Outro (My Awakening Dreamland) (1:38)