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domenica 13 novembre 2011

Empyrium - "Weiland"

Prophecy Productions, 2002
I tedeschi Empyrium sono una band che non è mai appartenuta più di tanto al genere Metal: essi hanno utilizzato le chitarre distorte solamente nei primi due album (su quattro totali incisi finora), e anche lì non le usavano molto spesso, preferendo focalizzarsi sulle tastiere e sugli strumenti classici, come le chitarre acustiche, i violini e il pianoforte, non tralasciando nemmeno i flauti. Dopo la svolta del terzo album, una sorta di redivivo "Kveldssanger" che segnò l'addio definitivo della band alle sonorità metalliche, ci troviamo ora al cospetto di questo "Weiland", che raccoglie parte dei 300 minuti di materiale registrato da quando la band ha avuto vita, nel lontano 1994. Materiale definito come "sciolto", in sostanza si tratta di libera espressione artistica senza canoni nè confini, che utilizza solamente strumenti convenzionali per arrivare al cuore degli ascoltatori, senza alcun effetto distorsivo o elettronico. 

Il materiale che compone "Weiland" è molto eterogeneo: impossibile e inutile sarebbe descrivere pezzo per pezzo il disco, poichè l'attitudine è proprio quella di un collage di musica libera, quasi come se l'intero disco fosse una lunga improvvisazione. Troviamo un po' di tutto in questi cinquanta minuti, anche se il comune denominatore sembra essere una vena poetica particolarmente evidente nella scelta dei suoni e soprattutto delle voci. Esse infatti sono particolarmente teatrali, profonde e "liriche", come se appunto stessero recitando un lungo poema cantato. Si potrebbe superficialmente incasellare questo album nel filone folk romantico e prevalentemente strumentale, ma mi sentirei di elevarlo ad un livello superiore: non è semplicemente folk, si tratta di arte allo stato puro. Ci accorgiamo della differenza ascoltando gli impercettibili sussurri che si accompagnano dolcemente ad una chitarra melliflua e suadente, le lunghe e oscure galoppate delle chitarre acustiche, i malinconici (e talvolta impetuosi) giri di pianoforte che in poche note condensano sentimenti inesprimibili a parole, le tristi sviolinate che incredibilmente si accompagnano perfino al growl, a tratti ancora presente nonostante la sparizione delle distorsioni: e quale contrasto può essere più romantico di questo? La parola "romanticismo", nell'accezione iniziale e "tedesca" del termine, simboleggiava i sentimenti più forti e più contraddittori, che fluivano liberamente e non si potevano nè volevano arrestare. Tutto ciò è perfettamente incarnato da "Weiland", capace di passare dalla pacatezza alla drammaticità più sentita, che non per forza ha bisogno di atmosfere e suoni roboanti. Il tutto con un garbo ed un gusto musicale sopraffino, che non è facile trovare. Ne hanno fatta di strada dal primo "...A Wintersunset", affascinante ma acerbo e incapace di incanalare efficacemente tutto il suo potenziale: gli Empyrium sono ora diventati una band matura, e "Weiland" è un po' il punto di arrivo della loro evoluzione, che li ha portati ad essere via via più complessi e ricercati, sicuramente più difficili da assimilare ma più abili a lasciare segni indelebili nei cuori di chi li ascolta. Perfino il sottoscritto ha inizialmente considerato "Weiland" un album noioso e scialbo, senza emozione: ma semplicemente il disco non aveva ancora avuto modo di penetrare nell'animo e di rivelare tutto il suo nascosto fascino.

Le dodici tracce scorrono come un sogno, alternando con eleganza le sonorità e le atmosfere, risultando noioso solamente per un ascoltatore che non ha voglia di immergersi in una musica così avvolgente e vellutata,  melodiosa ed emotiva, che talvolta parla con un impercettibile sussurro, talvolta con una portentosa e vociante ode alla natura e ai sentimenti umani. Non è certamente un disco immediato, ma è sicuramente l'album più intenso e originale mai partorito dagli Empyrium, ed è un'esperienza da non perdere. Fatelo vostro lentamente, senza fretta: non si lascerà scoprire così facilmente. Una volta che vi lascerà entrare, però, non vi mollerà più.

1) Kein Hirtenfeuer Glimmt Mehr (02:36)            
2) Heimwärts (06:52)            
3) Nebel (02:18)    
4) Fortgang (07:11)      
5) A Capella (00:51)    
6) Nachhall (01:31)       
7) Waldpoesie (13:56)        
8) Die Schwäne im Schilf (05:47)            
9) Am Wasserfall (01:48)            
10) Fossegrim (03:34)       
11) Der Nix (02:47)    
12) Das Blau-Kristallne Kämmerlein (01:31)