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domenica 26 giugno 2011

Askival - "Eternity"

Darker Than Black, 2009
Dispiace sapere che gli Askival si sono sciolti subito dopo la pubblicazione di questo album: le premesse erano molto interessanti, ma purtroppo il disinteresse strisciante crea dei mostri, come questi musicisti tuttofare che producono un ottimo album e che poi abbandonano tutto, inspiegabilmente, lasciando i fan amareggiati e delusi. Nello specifico, gli Askival non hanno fatto in tempo nè a diventare famosi nè ad essere particolarmente apprezzati, ma è stato comunque spiacevole per me scoprire che "Eternity" sarebbe rimasto il loro primo e ultimo capitolo, in quanto vi ho trovato del materiale molto interessante.

In realtà, questa band era composta da un membro solo, Tuagh. Il monicker è poetico: si riferisce alla più alta montagna dell'isola di Rùm, in Scozia. La copertina del loro unico album è forse un po' scontata e pacchianotta, ma per fortuna nella musica non c'è quella pacchianeria fintamente pomposa in cui è facile cadere suonando epic / folk e tutti i sottogeneri che ne prendono spunto. Gli Askival suonano invece una calibrata mistura di tutti questi generi, e la cosa interessante è che riescono ad amalgamare benissimo le influenze più varie, riuscendo comunque a produrre una musica di semplice assimilazione, per nulla ostica. "Eternity" vi farà venire in mente un'infinità di nomi mentre lo ascolterete, nomi tra i quali potremmo citare Agalloch, Primordial, Moonsorrow, Opeth, Eluveitie, Ulver, Bathory, Amon Amarth, In The Woods...e tantissimi altri gruppi illustri. La domanda sorge spontanea: si tratta di una genuina ispirazione, oppure è tutto un collage furbescamente messo assieme?

No, non si tratta di un prodotto senza nervi. "Eternity" è un album dalla personalità tangibile, originale e coinvolgente, capace di ricreare atmosfere a metà tra il bucolico e l'epico - cavalleresco. Si sentono inequivocabilmente echi di Scozia: i tipici strumenti della tradizione scozzese si ritrovano tutti, amalgamati alla perfezione con una batteria sempre incalzante e con chitarre che non hanno paura di fare la voce grossa, quando serve. La voce di Tuagh è multiforme, capace di passare dal cantato pulito / corale (piuttosto raro), al growl, fino a vocalizzi black metal che non sono mai un vero e proprio screaming, ma un interessante ibrido tra quest'ultimo e una voce pulita. La struttura dell'album è molto eterogenea e per nulla prevedibile: lunghe cavalcate metallico - acustiche si alternano frequentemente ad episodi rilassanti e privi di distorsioni, brani aggressivi e potenti si esauriscono dopo tre minuti, altri si spingono oltre i dieci...con il risultato che non mancano mai le sorprese. L'album stupisce per la pulizia delle linee melodiche, come nella lunga "The Last March Of The White Wolves", nella quale, dopo un'introduzione marziale e trascinante, le chitarre acustiche iniziano a darsi battaglia con cascate di note passionali e dolci, dal timbro avvolgente e caldo, mentre un sottile sussurro di fondo ci fa sembrare di essere in un bosco, attorniati dalle voci degli gnomi che lavorano alacremente per preservare la natura. L'estasi acustica dura minuti e minuti, e si ripete con insistenza, senza mai annoiare: solo nel finale le chitarre riprendono vigore, affiancate da una batteria veloce e incessante. Una sottile malinconia di fondo è palpabile, unita allo spirito "contemplativo" e silvestre che anima ogni singola nota di questo full - length. Spettacolare è l'elegiaca parentesi ambient di "Elderpath", pura pace per i sensi, che fa volare con la mente fino a luoghi dove la mano dell'uomo non è ancora giunta per lordare, e dove acque limpide scorrono da millenni indisturbate. Si prosegue con episodi brevi ma incisivi, come "Forged In The Fires Of Alba", che sposa black metal con possenti linee corali, poi ancora un episodio di pura atmosfera come "Destiny", dunque un brano acustico intriso di densa malinconia e di lacrime come "Sorrow Of The Sun", fino ad arrivare ad altri due brani epocali, che rispondono al nome di "Legion Of Wotan" e "Whispers In The Breeze" (separati dalla piacevole e folkeggiante strumentale "Field Of Thistles & Ancient Echoes"): qui il gruppo ricomincia a fare sul serio, alzando il volume delle chitarre e ritornando di nuovo su ritmi elevati, con riff ora rocciosi ora tremuli, voci ora appena accennate, ora ululanti come per imitare i lupi, delicati stacchi acustici e lunghe cavalcate di pura melodia, di quella che arriva diritto al cuore e che cresce di tono in tono fino ad elevarsi a vette altissime. Chiude il cerchio la potente strumentale "Eternity", che riesce ad essere maestosa anche se gli archi e i flauti sono evidentemente campionati; se dovessi trovare un difetto a questo disco, lo troverei proprio nella scelta dei suoni, che a volte sono un po' troppo artefatti e puliti, quasi innaturali. Avrei preferito una produzione più "sporca" e meno patinata, che avrebbe valorizzato molto meglio la musica; sfortunatamente, gli Askival non sono durati abbastanza per poter porre rimedio a questo limite.

Dunque, per quale motivo bisognerebbe comprare questo album? Semplicemente perchè è un disco che pesca dai migliori aspetti di ciascuna band "maestra" e li fa propri in maniera personale e convincente, senza far gridare al capolavoro ma facendosi comunque ricordare come un prodotto pregno di qualità. "Eternity" è l'album perfetto da ascoltare camminando in mezzo alla natura (anche se so di essermi già espresso su questo tema, citando decine di altri dischi!), lasciandosi trasportare dalle sue melodie cristalline e dalle atmosfere pregne di odor di sottobosco: peccato solo per quei suoni così artificiali e artificiosi, altrimenti sarei qui a parlare di capolavoro.

01 - Gathering The Clans (1:26)
02 - The Last March Of The White Wolves (15:31)
03 - Elderpath (5:46)
04 - Forged In The Fires Of Alba (3:31)
05 - Destiny (3:00)
06 - Sorrow Of The Sun (4:53)
07 - Legions Of Wotan (10:09)
08 - Field Of Thistles & Ancient Echoes (3:20)
09 - Whispers In The Breeze (10:04)
10 - Eternity (5:05)