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giovedì 8 marzo 2012

Blood Of The Black Owl - "A Feral Spirit"

Bindrune Recordings, 2008
E’ l’imbrunire. Camminate solitari in un bosco. Vi fermate. Una fitta ma fievole intelaiatura di cinguettii riempie il silenzio attorno a voi. Un sinistro ululato, poi un latrato sgangherato. Tremate. L’improvviso gracchiare di un corvo rompe di nuovo il silenzio. Poi un tuono lontano vi avverte dell’imminente sopraggiungere della pioggia scrosciante. Neanche il tempo di cercare un riparo che i primi deboli rumori delle gocce che colpiscono la vegetazione catturano la vostra attenzione. Siete soli, tremanti e bagnati.

Tutto ciò arreca timore, e immedesimarsi in una simile situazione mette a disagio. Cosa potrebbe esserci di più adatto di una ruvida e greve chitarra Black Metal per descriverlo? La risposta ce la danno gli americani Blood Of The Black Owl che con A Feral Spirit giungono al loro secondo full-length. Oltre a racchiudere le sensazioni di cui sopra nella lunga introduzione Spell Of The Elk e ad usare la ruvida e greve chitarra Black Metal, aggiungono tutta una serie di accorgimenti personali che danno vita a qualcosa di unico. Immaginatevi una sorta di Pagan Black Metal molto atmosferico e marcatamente tribale, tutto adorno di strumentazioni folk quali ocarine, corni e gong, e suonato con ritmi Doom; questo vi dà un’idea approssimativa dell’arte della band. Ma per dar forma effettiva a questa idea approssimativa è necessario chinare il capo e immergersi con tutti sé stessi nell’incantesimo tribale e nei sordidi gorgheggi che traspirano da questo disco levandosi come antichi spiriti. In tal modo non camminerete più soli nella foresta, e nemmeno starete in piedi immobili terrorizzati dai rumori attorno a voi, bensì vi sembrerà di sedervi in cerchio a gambe incrociate intorno ad un crepitante focolare, in compagnia di uomini sconosciuti bardati con rudi pellicce d’orso e nodosi bastoni variopinti, mentre il fuoco illumina i solchi scolpiti dal tempo sui loro visi. In A Feral Spirit rivive tutta la magia animista della quale la natura era impregnata presso le tribù dei nostri antenati. Il resto lo fanno un po’ le diffuse atmosfere selvagge e ferali - in effetti non potrebbe esserci termine più adeguato -, un po’ gli sporchi riff di chitarra, dotati di un sound particolare e deliziosamente impastato. Ma A Feral Spirit non si limita a cogliere il lato oscuro e tremebondo della foresta, bensì esplora anche quello più squisitamente poetico. I Blood Of The Black Owl sono infatti una band che sa essere anche molto dolce, come dimostra ad esempio la melodia finale di Forest Of Decrepitude: strumentazione folk da brivido alla quale si aggiungono una sorta di confortevoli maracas che evocano forse l’arrivo di una delicata pioggia primaverile; è uno sposalizio con la natura, un tenero ritorno alle origini avvolto da un senso viscerale di nostalgia. E non è il solo episodio ad essere carico di questa intima regressione alle radici: potrei citare anche la splendida The Melancholy Article, per non parlare della conclusiva Journey Of The Plague Year, un modo perfetto di chiudere un simile disco. Alla luce di questi cambi repentini del mood del disco mi domando: vi è davvero un tale incolmabile abisso tra il lato crudo della foresta, e più in generale della natura, e il suo lato poetico? Vi è davvero una tale antitetica contrapposizione tra i due? O forse non si tratta altro che di due facce di una stessa medaglia, due aspetti coerenti di una singola unitaria entità resi aspramente contrastanti dalla percezione sensoriale e dalla limitatezza della concezione umana?

La parte più bella di quest’opera è proprio il suo dualismo, il suo avere due facce dall’espressione contrastante e mostrarle entrambe, passando da oscure introversioni sciamaniche a sentieri melodici da crepacuore. Questo fa di A Feral Spirit un disco semplicemente irresistibile, da ascoltare più e più volte mentre la pelle d’oca irrigidisce la vostra cute e aggiunge quel senso unico di perversa ebbrezza necessario per vivere al meglio questo arcaico viaggio nelle profondità sciamaniche e animiste dell’uomo che fu.

01 - Spell Of The Elk (09:38)
02 - Crippling Of Age (05:38)
03 - He Who Walked Away From The Fire & Laughed As He Bled (06:40)
04 - Void (09:33)
05 - The Melancholy Article (05:50)
06 - Unattainable Vistas Of Our Remembrances (07:34)
07 - Forest Of Decrepitude (09:23)
08 - Inter-Weaving The Beyond (08:50)
09 - Journey Of The Plague Year (10:10)