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venerdì 7 dicembre 2012

Ne Obliviscaris - "Portal Of I"

Code666 Records, 2012
Questa atipica band australiana si era fatta notare moltissimo nell'underground con un mini album intitolato "The Aurora Veil", dove suonavano praticamente di tutto. L'inarrestabile irruenza del black metal si fondeva con raffinate orchestrazioni, le intricate strutture progressive si intrecciavano a vocals estreme e a momenti di panico strumentale puro, melodie di violino tzigano si accoppiavano con chitarre acustiche e assoli melodici di stampo sentimentale: cosa pensare di un album così poliedrico e in apparenza sconclusionato, adesso che è uscita la sua versione definitiva, vale a dire questo "Portal Of I" ? Le impressioni per forza di cose sono contrastanti, ma ciò non rappresenta un problema. I Ne Obliviscaris basano la loro musica sui contrasti e sul sincretismo più libero, lasciando all'ascoltatore l'onere di apprezzarlo oppure di detestarlo, in quanto le vie di mezzo sono piuttosto difficili.

"Portal Of I" contiene sette tracce, tre delle quali sono le stesse che comparivano sul demo, registrate nuovamente e con una produzione indubbiamente migliore. Il problema più grosso, per chi si approccia a questo album, è scovare un filo conduttore: l'emozionante e tumultuosa introduzione di "Tapestry Of The Starless Abstract" fa subito pensare ad un album di black metal melodico, di stampo pagano e naturalistico: i riff ombrosi e l'alternanza tra growl e voce pulita sembrano indirizzarci subito verso un certo tipo di atmosfere, fino a quando non parte un'accelerazione di stampo prog, che ci disorienta come le fughe strumentali dei Dream Theater e compagnia. Il brano poi si perde in un lungo intermezzo acustico d'atmosfera, che ricorda quasi le interminabili esibizioni di chitarra classica in quei concerti ai quali non va mai nessuno. Ma non è finita qui: al settimo minuto riprende un ritmo stoppato, con intrecci di violini giocosi e un assolo di chitarra vorticoso, su una ritmica in doppia cassa che si mantiene costante per minuti. La voce pulita nel finale sembra quella di un gruppo emocore, spiccatamente melodica e ruffiana, mentre il termine ultimo sembra la chiusura di una ballad sentimentale. Un brano del genere, dalla durata di dodici minuti, lascia spiazzato anche il più navigato degli ascoltatori. Questo nuovo filone musicale del "mischiare tutto" si sta affermando, in tempi recenti, grazie a band come Between The Buried And Me, As Light Dies, Unexpect; è evidente la volontà dei Ne Obliviscaris di dare il loro personale contributo a questa corrente musicale così ostica ma allo stesso tempo così affascinante.

Il disco prosegue nella sua frastorante opera regalandoci brani di livello notevole come "Forget Not" e soprattutto "And Plague Flowers The Kaleidoscope". La prima è un lungo e progressivo viaggio attraverso campi di grano assolati, con una chitarra acustica prepotente e un violino protagonista assoluto, che per minuti e minuti preparano il terreno crescendo sempre più fino ad un'esplosione di chitarra e batteria memorabile. Con il secondo brano, introdotto da superbi ghirigori violinistici, si vanno ad esplorare territori più malinconici, grazie a cavalcate di chitarre ruggenti e a ritmiche pompate, quasi parossistiche in certi tratti. Il violino folk non smette mai di accompagnare il brano, talvolta assumendo un ruolo importante, talvolta ritirandosi nelle retrovie lasciando che siano la voce e il riffing ad impattare sulle orecchie dello sballottato ascoltatore. Basterebbero questi due brani per farsi un'idea sufficiente dell'assoluta perizia tecnica e compositiva di questa band, ma perchè non citare anche i rimanenti brani? Ognuno ha qualcosa di diverso da comunicare, come la speranzosa "As Icicles Fall", che dopo averci ammaliato con una partenza bucolica, esplora un riffing che ricorda molto da vicino il melodic death svedese (alcune produzioni dei Dark Tranquillity, specialmente le più datate), e si perde successivamente in un oceano di tensioni e suoni stridenti di violino e chitarra elettrica, entrambi tesi ad una catarsi che non arriva mai, con il risultato di calamitare l'attenzione e di moltiplicare il trasporto emotivo. Sprazzi di tremenda tristezza emergono tra le sincopi ritmiche, mentre un assolo drammatico conclude il pezzo e ci porta al brano conclusivo, "Of Petrichor Weaves Black Noise": un arpeggio lacrimevole e delicatissimo, un gigantesco sfoggio di tecnica melodica e armonica nel mezzo, e un finale corale assolutamente meraviglioso, che ricorda quasi l'elegiaca pace evocata dai contemporanei artisti new age. Arrivare ad ascoltare di fila tutti i settanta minuti di questa release non è impresa facile, perché si rischia di perdere la bussola e di impazzire, se non debitamente preparati ad una tale poliedricità sonora e stilistica.

Contrasti, ho detto inizialmente. Questo album è un continuo contrasto: tra velocità e lentezza, tra emozione allo stato puro e piacere intellettuale, tra virtuosismo e attacchi frontali, tra violenza e ragione. Tecnica sopraffina, estrema varietà compositiva e sonora, organicità, impatto, fantasia e inventiva: che altro manca a questo disco e a questa band così inclassificabile e affascinante? A qualcuno potrà forse apparire un po' freddo e cervellotico, ma concedendo più tempo e attenzione all'ascolto si noterà come ogni nota di "Portal Of I" è perfetta, non c'è veramente nulla che si possa eccepire ad un lavoro camaleontico e ricchissimo come questo. Forse il suo unico difetto sta proprio nell'eccessiva perfezione formale, se di difetto si può parlare. Procuratevelo a scatola chiusa se amate la musica complessa ma che al contempo non sia una mera trasposizione di una jam session in studio.
Vorrei essere in grado di consigliarlo ad una fascia specifica di ascoltatori, ma mai come nel caso dei Ne Obliviscaris mi trovo in difficoltà: a questo punto, la classica scappatoia del "un ascolto comunque non guasta" è quanto mai appropriata. Secondo me è un capolavoro di proporzioni epiche, ma non posso garantirvi che penserete la stessa cosa, dipende tutto da voi, dai vostri gusti e dalla vostra sensibilità artistica.

01 - Tapestry Of The Starless Abstract (12:00)
02 - Xenoflux (9:58)
03 - Of The Leper Butterflies (5:53)
04 - Forget Not (12:00)
05 - And Plague Flowers The Kaleidoscope (11:32)
06 - As Icicles Fall (9:24)
07 - Of Petrichor Weaves Black Noise (10:42)