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lunedì 4 febbraio 2013

The Ocean - "Heliocentric"

Metal Blade Records, 2010
Come tutte le cose che sovvertono un ordine precostituito e dogmatico, l'eliocentrismo non ebbe vita facile nel momento in cui venne teorizzato per la prima volta da Aristarco di Samo, nel II secolo dopo Cristo. L'ormai vetusto sistema tolemaico, cioè geocentrico, ai tempi era creduto così infallibile che ci vollero quasi tre secoli prima che l'errata convinzione fosse soppiantata dalla dimostrazione operata da Niccolò Copernico. Come tutte le teorie rivoluzionarie, essa ebbe un impatto certamente sconvolgente, ma incredibilmente affascinante per quei pochi che non si lasciavano irretire da una mentalità ottusa e incapace di aprirsi alle infinite possibilità offerte dal metodo scientifico; potrei dire che, in misura molto minore, anche questo "Heliocentric" del supergruppo tedesco The Ocean sia un disco candidato ad essere incompreso, ma solo da chi non ha il fegato di osare un po' più oltre della punta del suo naso. Non fatevi ingannare dal fatto che questo disco esce per la conosciutissima Metal Blade; stiamo parlando di tanta roba, veramente tanta roba, una vera e propria abbuffata di musica di qualità impressionante.

La custodia del disco è a forma di astrolabio, sulla parte superiore è fissato un disco rotante trasparente con incise le sagome dei pianeti, il booklet interno è una raffigurazione di tutte le costellazioni con i relativi nomi, i testi sono stampati in nove piccole immaginette cartonate che sembrano dei santini; basterebbe questo per capire che "Heliocentric" è un lavoro speciale, curato in ogni suo dettaglio con una precisione assoluta, e molto ambizioso e originale nei suoi intenti. Ambizioso, perchè la sua musica e soprattutto i suoi testi vogliono essere un viaggio alla scoperta di un intero mondo di evoluzione scientifica e di domande irrisolte; originale, perchè a livello musicale incorpora così tante influenze diverse da trascendere qualsiasi classificazione per generi. Sono lontanissimi i The Ocean che conoscevamo, sia quelli epici e rocciosi di "FluXion", sia quelli aggressivi e distruttori di "Aeolian", sia quelli raffinatamente progressivi (ma sempre e comunque estremi) del precedente capolavoro "Precambrian". Al contrario, "Heliocentric" sembra essere stato concepito come disco più leggero, più semplice, addirittura più orecchiabile: la voce pulita è molto più consistente che in passato e acquista un ruolo primario, il growl puntella i momenti più roboanti con saggezza ma senza esagerare nè in presenza nè in asprezza, la fragorosa cornice chitarristica si attenua in favore di brani spesso rilassati e delicati. Eppure, non potremmo trovarci di fronte ad un disco più intenso e verace di questo, nonostante il suo apparente ammorbidimento: "Heliocentric" è forse l'esempio più perfetto in assoluto per dimostrare come una musica dai canoni semplici possa essere trasformata in un qualcosa di eccezionale spessore, senza per contro scadere nel cervellotico.

La base è un progressive metal variegato e intelligente, che come dicevo prima, è assolutamente impossibile da racchiudere in un solo binario. In realtà, non basterebbero decine di binari per contare tutte le influenze che i The Ocean mettono in soli cinquanta minuti: basta ascoltare le pesanti chitarre post - sludge di "Firmament" accoppiarsi con la lenta ballad (!) "Ptolemy Was Wrong", talmente vicina agli ultimi Anathema da risultare letteralmente stucchevole per qualsiasi persona che abbia tremato sulle vulcaniche note di "FluXion" o "Aeolian". Oppure basta ascoltare "Metaphysics Of The Hangman", dal retrogusto di rock americano anni 60, e subito dopo "Catharsis Of A Heretic", quasi un pezzo da downtown vissuta in una serata di perdizione e gioco d'azzardo; se messe a confronto con l'intensa inquietudine dell'accoppiata finale "The Origin Of Species / The Origin Of God", il disorientamento è inevitabile. Ma i The Ocean, grazie alla loro ormai affermata esperienza e alla loro natura di gruppo "aperto", dove decine di musicisti contribuiscono liberamente al risultato finale, non hanno paura di muoversi sulle lunghe distanze, suonando una musica che ha come unico scopo quello dell'espressione, e che utilizza lo stile solo come mezzo, non come fine. Ecco la genialità di "Heliocentric": in esso convivono melodie irresistibili, ruggenti esplosioni di livore, fantastiche progressioni che lasciano con il fiato mozzo, orchestrazioni raffinatissime e sezioni di pura improvvisazione (basta ascoltare il traballante pianoforte poco oltre la metà di "The First Commandment Of The Luminaries", brano che se giudicato dopo i primi riff potrebbe sembrare niente più che thrash metal). Creatività assoluta che si sposa con un songwriting ispiratissimo, dinamico, dove i riff di chitarra sono i veri padroni e non dei meri accompagnamenti alla linea vocale; dove gli strumenti classici come tromboni, pianoforte e archi si incastrano con la ruvidezza delle chitarre come solo i The Ocean sanno fare.

Ma ancora qualcosa potrebbe non quadrare. Ci sono sì dei momenti meravigliosi, come il commovente break acustico di "Firmament" che viene poi seguito da un'esplosione vocale in pulito da brividi; ci sono brani irripetibili come "The Origin Of God", che con somma disperazione lancia nel vuoto la domanda che tiene in piedi tutto il disco:

"Who made your architect?
Who made your architect?
Where does he come from?
What is he made of?" 

Ma ancora qualcosa sfugge, non si capisce quale sia il senso di questo disco, non si capisce il perchè di tutte queste influenze diverse, così apparentemente slegate tra di loro. Cosa ci fanno i riff nervosi e sobillatori di "Swallowed By The Earth" e "The Origin Of Species" accanto a brani così spiccatamente sentimentali come la già citata "Ptolemy Was Wrong" o "Epiphany"? Cosa ci fanno le atmosfere da tavolo verde assieme agli atroci dubbi esistenziali dell'accoppiata finale delle due "The Origin Of ..." ? La risposta è nelle quattro righe che ho riportato sopra: bisogna leggere i testi. Bisogna mettersi lì, con calma, ascoltando la musica ad alto volume e leggendo contemporaneamente i nove santini, a mano a mano che i minuti scorrono: solo così si prenderà piena consapevolezza del perchè questo disco non segue apparentemente alcuna regola. Così come l'evoluzione, dalle prime ribollenti protostelle alle forme di vita più complesse e perfette, sembra essersi sviluppata senza un architetto che la progettasse, anche "Heliocentric" non si basa su nessuno schema preesistente. La sua perfezione strumentale, la sua carica emotiva devastante, la sua produzione perfetta e le sue geometrie raffinate creano un mondo meraviglioso, ma del quale non si conosce praticamente nulla, perchè non si può sapere da dove è venuto, nè la strana logica che pare averlo animato. Il pianeta Terra, per quanto meraviglioso e incredibile sia, rimane pur sempre un mistero: lo stesso mistero che si cela nei testi di "Heliocentric" e nella sua musica, il mistero di un mondo creato da un fantomatico Dio che per forza di cose doveva essere più complesso del mondo stesso, per riuscire a concepirlo. Ma allora chi ha creato quel Dio, se ogni struttura complessa necessita di un progettista? Una tale domanda a cosa potrà portare, se non al processo per eresia? Avremo fatto la cosa giusta a lasciare che il dubbio di un Dio cieco e casuale si insinuasse in noi?

"Heliocentric" rappresenta la vita nelle sue sfaccettature più minime, il meraviglioso ingranaggio dell'universo visto sotto tutti i punti di vista possibili. L'eccezionale profondità delle sue tematiche e la bellezza indiscutibile dei testi ne fanno un disco che non ha nessun senso se non viene ascoltato leggendo i medesimi. Sono consapevole di non riuscire ad esprimere al meglio ciò che vorrei dire su questo album, ma in questo caso non si può veramente far altro che ascoltare, capire e immedesimarsi, per poi uscirne con un nuovo sentimento nato dentro di noi, la devozione verso un album così completo e totalizzante. E mentre il tremendo finale orchestrale di "The Origin Of God" ci lascia completamente muti e attoniti, impotenti di fronte ad una tale dimostrazione di intensità, la lacerante domanda che risuona nei nostri cervelli è sempre la stessa...

"Who made your architect?
Who made your architect?
Where does he come from?
What is he made of?"


... accanto ad un atroce rivelazione che cresce come un cancro nella nostra mente:

"There is no alternative to the theory of evolution".

Semplicemente, un capolavoro.

01 - Shamayim (1:53)
02 - Firmament (7:29)
03 - The First Commandment Of The Luminaries (6:47)
04 - Ptolemy Was Wrong (6:28)
05 - Metaphysics Of The Hangman (5:41)
06 - Catharsis Of A Heretic (2:08)
07 - Swallowed By The Earth (4:59)
08 - Epiphany (3:21)
09 - The Origin Of Species (7:23)
10 - The Origin Of God (4:34)