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giovedì 31 gennaio 2013

Aidan - "The Relation Between Brain And Behaviour"

Red Sound Records, 2013
Apprezzo molto gli album strumentali. Innanzitutto sono album coraggiosi, in un mondo musicale dove spesso si dà un'importanza primaria al cantato, e solo secondariamente si considerano gli strumenti e le magnifiche trame che sono in grado di tessere anche da soli. Inoltre, la mancanza del cantato fa sì che l'ascoltatore si concentri unicamente sulle trame strumentali, che devono essere ben costruite e interessanti, per sostituire egregiamente le parti vocali e non rendere l'ascolto noioso. Non è un compito facile, ma ci sono band che ci riescono molto bene: mi fa piacere includervi gli esordienti padovani Aidan.

Cito testualmente le parole contenute nel file di accompagnamento al disco: "Attitudine strumentale, deliri post metal, accelerazioni stoner, fangosissime paludi sludge. Sono questi gli ingredienti che fanno di "The Relation Between Brain And Behaviour" uno degli esordi da tenere d'occhio in questo primo scorcio di 2013". Sono assolutamente d'accordo, specialmente sulla parte che sollecita l'interesse verso questa band, in quanto il debutto degli Aidan è uno di quei dischi che in qualche modo ti catturano, ti inchiodano l'attenzione e ti costringono ad ascoltare, non solo a sentire. La corrente strumentale gode di un'ottima produzione ad opera del già conosciuto James Plotkin, folle elemento che ha curato la resa sonora di band altrettanto folli come i Khanate; aggiungiamoci un songwriting degno di nota, e il quadro è completo. Il disco è zeppo di riferimenti all'affascinante caso clinico di Phineas Gage, uomo probo e timorato di Dio, che dopo aver subito una lesione alla testa causata da una sbarra di ferro che gli attraversò il cranio da parte a parte, non solo sopravvisse contro ogni previsione, ma diventò ladro, bestemmiatore, bugiardo. La sbarra, passando, asportò infatti con precisione chirurgica la parte di cervello che controlla i comportamenti morali, causando una trasformazione radicale della personalità dell'uomo. La trasposizione musicale di questo stupefacente evento si esplica con sonorità grevi, sporche, nauseabonde ma nonostante tutto capaci di momenti riflessivi e perfino melodici, a patto di saperli cogliere tra i solchi, in quanto non si rivelano subito. Ipnotismo, distorsioni fluenti e ricche di effetti, melodie enigmatiche e sulfuree, tastiere che acquistano sapori perfino drammatici: tutto descrive molto bene l'odissea di Gage, la sua personalità frammentata e distrutta, la sua dolorosa metamorfosi in qualcosa che nessuno, nemmeno lui stesso, riuscì più a riconoscere. Si tratta di una trasposizione pesante da digerire, questo è sicuro: non aspettatevi che la musica degli Aidan sia di facile ascolto, né tantomeno aspettatevi di poterla memorizzare nel giro di qualche ascolto distratto. Nonostante il minutaggio non elevato, il disco richiede una certa pazienza e un certo impegno per essere compreso e assimilato, vista anche la sua omogeneità che però non significa affatto che i brani siano tutti uguali. Semplicemente, ognuno di essi costituisce un tassello dell'insieme, una parte del viaggio mentale evocato dal disco nella sua interezza. Non sentirete la mancanza del growl raschiato e graffiante tipico del post - sludge: non perchè non ci starebbe bene, ma perché la completezza della musica fa sì che non sia strettamente necessario ai fini del risultato.

Chi volesse farsi un'idea di come suonano gli Aidan, può ascoltare "No Longer Gage", il brano che ritengo il più intenso e coinvolgente del lotto. La sporcizia malata della chitarra sludge si sposa alla perfezione con suggestioni malinconiche e soffuse che fanno correre i brividi lungo la schiena: una dimostrazione di acume e di personalità che fa molto piacere trovare in una band esordiente. Ma ascoltate il disco tutto assieme, e fatevi rapire dai suoi stati patologici, dal suo male di essere, dalle sue martellanti sonorità; scoprirete che un intero mondo si cela dietro a questi riffoni, e che nomi come Isis, Yob e Cult Of Luna rappresentano solo un eco, e non una presenza ingombrante che si fa sentire troppo spesso. "The Relation Between Brain And Behaviour" è un disco dedicato ad un pubblico di appassionati, ma al contempo è un disco che sa il fatto suo e che può presentarsi senza troppe remore anche di fianco ai maestri del genere. In ogni caso, merita la vostra attenzione.

01 - Lebanon, 1823 (2:44)
02 - No Longer Gage (6:31)
03 - Left Frontal Lobe (3:54)
04 - Dr. John Martyn Harlow (3:18)
05 - Pulse 60, And Regular (5:50)
06 - Ptosis (5:51)
07 - Lone Mountain (8:26)