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venerdì 18 febbraio 2011

Anathema - "Eternity"

Peaceville Records, 1996
"Eternity" è l'album di transizione degli inglesi Anathema, e uno dei capisaldi della loro discografia: per la prima volta il gruppo mette da parte le pesanti atmosfere doom metal che avevano caratterizzato i primi tre album, i pesantissimi "Serenades", "Pentecost III" e soprattutto "The Silent Enigma", vero capolavoro del genere ed indimenticata perla della discografia della band. Ma dopo la pubblicazione del succitato masterpiece, era ora di evolversi: i nostri ci sono riusciti in maniera mirabile pubblicando questo "Eternity", album più dolce, soffuso, ricco di atmosfera e povero di chitarre distorte, anche se talvolta le medesime fanno capolino con una violenza tale da far ritornare immediatamente nel passato della band. Ma si tratta di momenti circoscritti: in "Eternity" domina il romanticismo, la commozione, l'atmosfera celestiale e "angelica", come recita il brano d'apertura, immediatamente seguente alla bellissima introduzione pianistica "Sentient". Il cantato growl è completamente scomparso: ci troviamo di fronte ora unicamente ad una voce sofferta, triste ed espressiva, a volte tremolante e incerta, che sposa perfettamente sezioni tastieristiche e chitarre acustiche in brani dalla fortissima carica sentimentale. Ma come a voler spezzare questo alone magico, arrivano vere e proprie mazzate come "The Beloved", disperatamente veloce, ed "Eternity pt. I", dal cantato stavolta molto aggressivo (memorabile la rabbia di Vincent Cavanagh nel gridare "Do you think we're forever?"). Ma ecco che tornano i brani sospesi nella nebbia cosmica, come "Eternity pt. II", "Hope" (cover di Dave Gilmour, e si capisce perchè abbiano deciso di includerla, data l'importante influenza della psichedelia pinkfloydiana in questo album), e "Suicide Veil", dominata da un basso liquido e da sintetizzatori dal sapore ancora una volta "cosmico", e capace di passare in un istante ad un'esplosione di rabbia ed epico furore quasi battagliero.

Con l'avanzare delle tracce troviamo episodi sempre più sorprendenti, come l'oscura "Radiance", la mesta e lamentosa "Far Away" e la terza parte di "Eternity", forse il brano più debitore a "The Silent Enigma", altamente drammatico e dai suoni stavolta devastanti, brano che non mancherà di emozionare. Dopo la tristissima nenia "Cries In The Wind", chiude l'album la strumentale "Ascension", che non avrebbe potuto stare nel posto migliore: un barlume di positività e serenità in un album completamente triste, depresso e sconsolato, ma non di una tristezza o di una depressione fini a sè stesse, bensì di un sentimento che chiama vita, che non si ribella alla passività. Unica nota negativa dell'album è la produzione: un mixaggio più accurato avrebbe sicuramente valorizzato le splendide atmosfere create dagli inglese, ma forse è anche questa precarietà sonora che rende il disco ancora più interessante e "vissuto". In definitiva, se non un capolavoro, poco ci manca: di sicuro uno dei dischi più emozionalmente intensi della discografia degli Anathema, e forse di tutto il doom metal. Da avere!

01 - Sentient (3:02)
02 - Angelica (5:52)
03 - The Beloved (4:46)
04 - Eternity pt. I (5:37)
05 - Eternity pt. II (3:13)
06 - Hope (Dave Gilmour cover) (5:57)
07 - Suicide Veil (5:12)
08 - Radiance (5:54)
09 - Far Away (5:32)
10 - Eternity pt. III (4:45)
11 - Cries In The Wind (5:03)
12 - Ascension (3:22)