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mercoledì 14 dicembre 2011

Akercocke - "Rape Of The Bastard Nazarene"

Goat Of Mendes, 1999
Nel mirabolante mondo del Metal ci sono band che esordiscono con un capolavoro, e che poi vengono ricordate e osannate principalmente per quel disco d’esordio; vi sono poi altre band che invece iniziano in modo un po’ claudicante e migliorano col tempo, arrivando a toccare vette impensabili e producendo dischi di grande spessore. Per fare qualche esempio eccellente di band che appartengono a questo secondo gruppo vi cito i Nile, i Cephalic Carnage, i Deathspell Omega e i Negura Bunget. Per aggiungerne una quinta ecco a voi gli Akercocke, che esordirono nel 1999 col loro Rape Of The Bastard Nazarene al grido di “Hereupon I defy God and his Christ, the angels of heaven, rejecting all that lives in God’s name!”.

Gli Akercocke sono una band britannica sorta sulle ceneri dei Salem Orchid di Jason Mendonca e David Grey, i quali pur esistendo fin dai primi anni ’90 non erano andati oltre qualche demo. Nuovo monicker, nuovi musicisti che si uniscono al duo Mendonca-Gray, ed ecco che con loro arriva un mediocre ma interessante debutto discografico. Perché dico “mediocre ma interessante”?
Mediocre, perché si tratta sostanzialmente di 35 minuti di sfuriate, riffing feroce, urla e blastbeats senza controllo e apparentemente privi di un senso preciso, che nel più delle occasioni sembrano non portare da nessuna parte, spegnendosi prima di riuscire a cogliere nel segno. Per di più la produzione è orrenda, non tanto nel senso che il sound è povero e sporco - il che in generale non è una pecca - quanto nel senso che è piatto.
Ma interessante, in quanto non si tratta di classico Death, Black o Blackened Death come lo fanno tutti, carino ma scontato e già visto; si tratta invece di un Blackened Death strano, singolare, farcito di elementi difficili da inquadrare che in qualche modo creano atmosfere da cerimoniale tra il sinistro e il grottesco. Il problema è semplicemente che, a differenza di quanto avverrà dal successivo The Goat Of Mendes (2001) in poi, in Rape Of The Bastard Nazarene tutto ciò rimane vago, appena accennato, seppellito in fondo all’oceano di sregolatezza e indefinitezza di cui parlavo sopra. In altre parole, Rape Of The Bastard Nazarene ci mostra l’embrione degli Akercocke, una band viva e vegeta ma ancora in fase di bozza. Gli unici pezzi che vivono di vita propria e che mi pare corretto menzionare al di sopra degli altri sono Marguerite And Gretchen e Il Giardino Di Monte Oliveto Maggiore, brano singolare quest’ultimo dal titolo in italiano che fa riferimento ad un’abbazia in Toscana.

Facendo un overview di questo esordio discografico risulta evidente che lo stile degli Akercocke è stato fin da subito originale, unico e riconoscibile, tant’è che io ad oggi ancora non conosco una sola band che gli somigli, anche soltanto vagamente. L’impressione è che gli Akercocke le idee valide ce le avessero già, ma che purtroppo non siano riusciti a concretizzarle come si deve...ma non temete, perché già dall’album successivo la storia cambierà. Eccome se cambierà.

01 - Hell (04:20)
02 - Nadja (02:57)
03 - The Goat (02:30)
04 - Marguerite And Gretchen (06:59)
05 - Sephiroth Rising (01:11)
06 - Zuleika (04:13)
07 - Conjuration (01:57)
08 - Il Giardino Di Monte Oliveto Maggiore (04:01)
09 - Justine (05:09)