Pagine utili del blog

giovedì 15 dicembre 2011

Sigh - "Scenes From Hell"

The End Records, 2010
Sembra che negli ultimi anni la figura dei Sigh si sia messa a ruotare con forza attorno all’eccentrica Dr. Mikannibal, la seducente giapponesina dottoressa in fisica e sassofonista che si veste in modo provocante e canta in growl. Il suo avvento nella band, avvenuto a partire dallo scorso Hangman’s Hymn (2007), è stato determinante non solo dal punto di vista musicale, ma anche da quello di immagine: ora nei booklet compaiono solo lei e Mirai anziché, come di consueto, tutto il resto della band, e nel web di discute con interesse su alcuni dei suoi costumi come mangiare insetti, girare nuda per casa e le tre ferree regole da seguire durante la registrazione della voce:
Regola numero uno: registrare sempre nuda.
Regola numero due: prima della registrazione bere sangue di mucca.
Regola numero tre: non masturbarsi prima della registrazione.
Lei dice di non farlo per motivi di immagine, ma solo per spontaneità caratteriale...sta di fatto che, spontaneità o no, la Dr. Mikannibal ha dato una vera scossa ai Sigh dal punto di vista di immagine e fama.

Ma, non prima di aver contemplato la strepitosa cover-art che annuncia la nuova uscita discografica della band, veniamo a parlare di ciò che conta davvero: la musica. Sembra che per la prima volta dopo tanti anni i Sigh siano riusciti ad assestarsi su una precisa proposta musicale: dopo Imaginary Sonicscape (2001), Gallows Gallery (2005) e Hangman’s Hymn (2007), tre album che in buona sostanza prendevano il materiale del disco che li precedeva e lo rinnegavano brutalmente, i Sigh non reinventano sé sessi ma prendono le mosse dall’ultimo Hangman’s Hymn, il quale aveva colpito per la sua ferocia, per la sua velocità e per i numerosi inserti in sax. Ma non provate nemmeno lontanamente ad usare la parola “ripetersi” quando parlate dei Sigh: che l’approccio musicale sia il medesimo è vero, ma ciò non significa che la band abbia copiato sé stessa. Se infatti ogni singolo brano di Hangman’s Hymn risultava particolarmente diretto e semplice nella sua struttura, in Scenes From Hell si trova di tutto: brani feroci come Prelude To The Oracle, Vanitas e Scenes From Hell, l’apoteosi del sax come in L'Art De Mourir e The Soul Grave, e una specie di suite più ponderata che consta del trittico The Red Funeral, The Summer Funeral e Musica In Tempora Belli. Un disco vario insomma che riesce a mantenere tutti i pregi del suo predecessore aggiungendovi qualità novelle quali maggiori rallentamenti, brani più lunghi e articolati, e momenti strumentali più elaborati in cui esce di nuovo tutta l’abilità compositiva di Mirai. In particolare si passa da sofisticate sollecitazioni del pianoforte a violente zaffate in sax, da esibizioni strumentali quasi circensi alla furia ereditata dal Black, da effimere nicchie funeree a possenti cavalcate in stile montagne russe, il tutto con la pantagruelica varietà sonora e la sconcertante naturalezza che da sempre contraddistinguono lo stile di Mirai Kawashima. Pieno, in carne e rubicondo: non saprei come altrimenti descrivere il sostanzioso lavoro che i Sigh hanno compiuto nella stesura e realizzazione di Scenes From Hell, sicura testimonianza di una band in salute.

L’immediatezza delle melodie e la spigliatezza dei riff da un lato, la pomposità sonora e compositiva dall’altro: questa curiosa dualità da vita ad un album molto piacevole che sa coniugare una proposta musicale unica nel suo genere ad uno stile catchy, molto diretto. A ben due decenni di distanza dagli esordi e all’alba dell’ottavo full-length i Sigh sembrano vivere ancora nel pieno delle loro giovinezza e vitalità creativa. Grandiosi!

01 - Prelude To The Oracle (04:12)
02 - L'Art De Mourir (04:57)
03 - The Soul Grave (04:01)
04 - The Red Funeral (06:56)
05 - The Summer Funeral (07:08)
06 - Musica In Tempora Belli (06:01)
07 - Vanitas (06:26)
08 - Scenes From Hell (03:35)